Beni culturali di Gela a cura di Nuccio Mulè
N.B. Alle due lettere aperte che seguono, le istituzioni, a cui sono state spedite con pec, fino ad oggi non hanno avuto nemmeno la faccia di rispondere. Signori, stiamo parlando di istituzioni che manteniamo con le nostre tasse
Lettera aperta
al Presidente Musumeci
Gela 22
gennaio 2020
Alla cortese attenzione
del Presidente della Regione Siciliana
Nello Musumeci
(segreteria.presidente@regione.sicilia.it)
e
p.c.
alla Soprintendenza ai BB.CC.AA. di
Caltanissetta alla Direzione del Parco Archeologico di Gela
(museoarcheologico.gela@pec.regione.sicilia.it)
ai mass-media
Oggetto: il “Castelluccio” di Gela, un monumento
medievale abbandonato, disastrato e dimenticato.
Il “Castelluccio” e il territorio
circostante hanno anche un’importanza primaria
nell’itinerario di archeologia militare
regionale perché sono stati sedi di capisaldi di
bunker e anche perché sono stati i luoghi della
“Battaglia di Gela” nel 1943, un’ultima vana e
tragica resistenza all’avanzamento degli Alleati
messa in atto dalla Divisione “Livorno” che
perse allora settemila suoi soldati.
Nel 1993 il Castelluccio fu aperto alla
pubblica fruizione e subito ebbe una
significativa quantità di presenze; però, dopo
quasi sei anni fu chiuso con la motivazione che
non c’erano più finanziamenti né per pagare i
custodi, né per il video controllo remoto. Da
2000 in poi, gradatamente l’edificio è stato
vandalizzato ferocemente, in particolare con
l’asportazione di suppellettili dagli uffici e
recentemente di un cancello in ferro massiccio
di accesso ad una delle due torri. Inoltre, tale
vandalismo ha riguardato anche lo scardinamento
dell’impianto di illuminazione con relativa
sottrazione dei fili di rame e lo sfondamento
delle vetrate al piano superiore della
struttura.
Pertanto, prima che comincino anche a
sottrarre parti della struttura in ferro
all’interno del “Castelluccio”, sarebbe
auspicabile un Suo interessamento risolutore
alla tutela, al recupero e alla fruizione di
questo bene medievale di Gela.
Voglia gradire distinti saluti.
Nuccio Mulè
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LETTERA
APERTA AL SINDACO
del Sig. Sindaco
Avv.
Lucio Greco
del Presidente del
Consiglio Comunale
Salvatore Sammito
e p.c. ai
mass-media Oggetto: istituzione del
Palazzo della Cultura
Con la presente
desidero coinvolgere le SS.VV. nell’idea di
rendere possibile la realizzazione del tanto
agognato
Palazzo della Cultura
a Gela, di cui si è parlato in tante occasioni
nel corso degli ultimi decenni, ma che mai ha
avuto una seria collocazione nella
programmazione da parte dell’ente locale.
Nella sede
dell’attuale biblioteca comunale oltre ai libri
sono depositati anche una parte dei carteggi
dell’archivio storico del Comune, i libri del
fondo antico, provenienti dalle biblioteche dei
conventi, e una notevole quantità di giornali;
la maggior parte di questo materiale cartaceo,
però, è raggruppato in uno stanzone a piano
terra dove la indisponibilità di spazio rende
difficoltoso anche muoversi. E tale mancanza di
spazio è stato anche di impedimento al recupero
di una ragguardevole sezione di archivio storico
che si trova depositato disordinatamente e senza
un inventario nei locali a piano terra della
torre del Municipio in Via Mediterraneo; la
perdita di questa sezione di archivio sarebbe un
danno incalcolabile per la città e per il suo
patrimonio storico.
Il palazzo della
cultura prospettato potrebbe così disporre dei
locali stessi della biblioteca e di quelli ai
piani superiori, questi ultimi fino a qualche
lustro fa sedi di assessorati; ambedue locali
che essendo separati fisicamente, con una
semplice apertura potrebbero essere messi in
comunicazione in modo tale da realizzare un
unico complesso in cui potrebbero ripartirsi in
modo funzionale quattro tipi di fruizione quali
la biblioteca, la consultazione dell’archivio
storico, la consultazione libri del fondo antico
e l’emeroteca. La razionalizzazione degli spazi
al primo piano darebbe così corso al ricavo di
una sala multiuso, oltre a quella di lettura,
mentre i locali del secondo piano potrebbero
essere adibiti ad uffici e ad ulteriore
fruizione pubblica. Se poi si vuole guardare più
in avanti nel tempo, non si dimentichi che sul
lato est del palazzo esiste il colombaio
cimiteriale, comunicante tramite una cripta con
la chiesetta di S. Nicola di Tolentino di
proprietà della curia, che opportunamente
riattato potrebbe far ampliare i locali del
Palazzo della Cultura negli anni a venire.
Infine, al di là di
tutto ciò, sarebbe opportuno che l’attuale
biblioteca disponesse di un fondo economico per
un adeguato acquisto di libri, per riattivare i
computer e dotare la sede di Wi-Fi per Internet
e per migliorare in genere la sua fruizione
cittadina. Non fosse altro per continuare un
servizio che nel bene e nel male dura dal 1875
(ben 137 anni) anno di istituzione della
Biblioteca comunale a Gela. Nuccio Mulè Biblioteca Comunale
La biblioteca
comunale di Gela, istituita nel 1875, nonostante
il suo depauperamento e una serie di
vicissitudini nel corso degli ultimi decenni,
possiede più di 32.000 libri riferiti alle più
diverse tematiche di cui un copioso numero di
volumi di notevole pregio artistico ed
editoriale; oltre al servizio di prestito e
consultazione dei libri vi sono diverse
postazioni di collegamento ad Internet che da
tempo non sono funzionanti. La biblioteca
dispone anche di libri parlati e in Braille per
non vedenti. La consultazione della biblioteca e
dell’archivio storico, con appositi software,
potrebbe essere fruita da casa tramite internet.
Il fondo antico è
costituito da 2.400 volumi, in buono stato di
conservazione, che coprono un lasso di tempo di
quattro secoli, dal 1500 al 1900, con la
trattazione di diverse tematiche, dalla teologia
all’architettura, dalla storia alla letteratura,
dalla giurisprudenza alla metafisica,
dall’agricoltura ai sermoni, ecc. Interessanti,
tra essi, una
Bibbia
in sei volumi del 1634, una
Sicilia Sacra
di Rocco Pirro del 1733, una raccolta di
commedie del 1827 e una serie di importanti
dizionari di vario indirizzo.
L’Archivio Storico
del Comune di Gela, tuttora in fase di
ampliamento, comprende fino ad oggi quasi un
migliaio di faldoni, una serie di riveli e dei
carteggi del 1500, documentazioni tutte dove è
possibile leggere fatti, avvenimenti e
personaggi più importanti della storia della
città degli ultimi due secoli, oltre a manifesti
e giornali d’epoca. Emeroteca
Il servizio di
emeroteca comprende la lettura e consultazione
di quotidiani, settimanali e mensili. Dei
giornali, fino a qualche lustro fa, si potevano
consultare quotidiani regionali e nazionali
oltre ad una serie di settimanali. La biblioteca
inoltre dispone di un visore per la
consultazione microfilmata di giornali. Videoteca e
Ludoteca
I locali della
biblioteca dispongono anche di una videoteca e
di una ludoteca.
Nei locali della
biblioteca esistono due mostre permanenti, una
riguardante una moltitudine di antichi manifesti
incorniciati, di due secoli di attività
amministrativa del Comune, l’altra relativa ad
una serie di fotografie e cartoline d’epoca,
riprodotte in diversi formati. Nulla vieterebbe
anche di itinerare tali mostre.
Gela 8 gennaio 2020.
SALVARE,
DOVE ANCORA E’ POSSIBILE, L’ANTICA
PAVIMENTAZIONE DI GELA
Il rifacimento di via Mallia, dal Corso a
via Rossini, promette bene per il ripristino,
laddove è possibile, delle antiche
pavimentazioni del centro storico di Gela; quasi
tutte le basolette calcaree di questo breve
tratto di strada sono riaffiorate dal bitume che
le aveva occultate per decenni e quindi, con
qualche piccola aggiunta, la stradina potrà
essere ripristinata come in antico. Purtroppo
gli antichi basolati di Gela, tra gli anni
Sessanta e Ottanta, sono stati quasi tutti
smantellati e sostituiti vuoi dall’asfalto, vuoi
da mattonelle autobloccanti, ma anche da nuovi
basolati di pietra calcarea del Ragusano che
hanno sostituito quelli antichi ancora in buono
stato di conservazione, scelta quest’ultima
inspiegabile; per fare un esempio delle vie che
hanno subito questa sorte si citano via Pisa,
via Morello e via Cairoli con i loro
caratteristici cortili. Addirittura via Cairoli,
oltre ad un’estetica discutibile e alla perdita
della sua identità storica, ha subito il danno
maggiore in quanto qui è avvenuta una
sostituzione totale del suo lastricato
originario di grosse basole laviche.
Che brutta storia quella dell’antica
pavimentazione urbana di Gela, lasciata da
decenni al triste destino di essere smantellata
senza che l'istituzione si sia mai preso la
briga di evitarla. E così tanti lavori per la
posa di condutture di acqua, gas ed altro,
spesso negli anni passati, sono stati lasciati
senza controllo, peraltro con l’eclatante
indifferenza della Soprintendenza ai BB.CC.AA.,
e senza che le ditte appaltatrici dei lavori
avessero ripristinato lo stato dei luoghi.
Addirittura, a parte i lavori di metanizzazione
responsabili del maggiore scempio, nel 1987 i
basolati di pietra calcarea dei marciapiedi, che
partivano da Molino a Vento e arrivavano al
Cimitero monumentale, sono stati azzerati dai
“Cantieri Scuola”, qualcosa come quattro
chilometri (due chilometri a marciapiede) di
grosse basole calcaree che hanno reso
gratuitamente lieti i proprietari di ville del
circondario a parte quelle che sono state, si
dice, impunemente vendute. Si auspica che in
nessun prossimo intervento le poche e uniche
grosse basole calcaree rimaste a largo Madrice,
a sud della chiesa Madre, non vengano sostituite
così come sempre si è fatto in altre analoghe
situazioni. Speriamo che sia roba di altri tempi
e che non si possa ripetere più l’abbandono
istituzionale degli antichi basolati, un bene
culturale che fino agli anni Sessanta dava una
connotazione urbana di grande valore alla nostra
città oltre all’interesse storico ed artistico
non comuni.
Oltre via Mallia, oggi sono in corso di
rifacimento anche le vie Aretusa e Picceri,
pertanto, si chiede ai nostri amministratori un
comportamento analogo di salvaguardia nella
restituzione alla città degli antichi basolati.
Tale comportamento, a prescindere da qualsiasi
giudizio, per gli amministratori di Gela ha
rappresentato e rappresenta una cartina di
tornasole nei riguardi del bene culturale, una
cartina di tornasole che spesso, purtroppo, ha
virato il proprio “colore” verso quello
dell’indifferenza.
Si spera vivamente che gli errori
delle passate amministrazioni servano a questa
di oggi per evitare di infierire ancora sui
nostri beni culturali.
Non si dice nulla di eccezionale
nell’affermare che piazze, strade e cortili di
Gela non sono di proprietà degli amministratori,
né degli architetti, né della gente che ci
abita, ma sono di tutta la comunità gelese.
Infine, ci si chiede se le decine e
decine di denunzie mediatiche, nel corso degli
ultimi quarant’anni, abbiano sortito qualche
effetto positivo sulla salvaguardia dell’antica
pavimentazione di Gela. Forse, probabilmente un
po’.
Gela novembre 2019 Nuccio Mulè
IL 25 APRILE A GELA ANCHE PER RICORDARE I PARTIGIANI GELESI, TRA CUI DUE DONNE, PARTECIPI DELLA LIBERAZIONE NAZIONALE
La ricorrenza del 25 aprile a Gela. Per ricordare una parte della storia di più di 70 anni fa quando le formazioni partigiane del CNL (Comitato Nazionale di Liberazione), a partire dall’armistizio, diedero inizio dal Nord alla liberazione dell’Italia dalla dittatura e dal nazi-fascismo, al prezzo del sacrificio della vita di coloro che fecero la scelta di combattere la barbarie per un’Italia democratica e antifascista. Comunemente si crede a Gela che la festa nazionale, con il ricordo di tale avvenimento, si riferisca ad un evento geografico lontano che ha interessato solo uomini e donne delle città del Nord; una credenza errata questa, nel momento in cui si ignora che nelle formazioni partigiane del Nord-Italia vi erano dei gelesi e tra essi anche due donne; ma, si sconosce anche che diversi combattenti gelesi partigiani fecero parte della Divisione "Garibaldi", a fianco dell'Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo. Una mia recente ricerca sui circa 3.200 gelesi caduti e reduci (sui carteggi dell’archivio dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci della sezione di Gela) che parteciparono all’ultima guerra, mi ha permesso di ritrovare una sessantina di nominativi di militari che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 non aderirono alla Repubblica Sociale dei repubblichini e che fecero addirittura la scelta, assieme a tanti altri italiani, di combatterla anche col sprezzo del pericolo, finito per diversi col sacrificio della vita. Una buona parte di questi combattenti gelesi per la libertà fu catturata dai tedeschi e, come avvenne per moltissimi altri soldati, deportata nei campi di concentramento e in quelli da lavoro in Germania. Gelesi di tutte le estrazioni sociali, molti di essi contadini e commercianti, che lasciarono la loro attività che, incredibilmente anche a Gela, fu supplita subito dopo dalle mogli e dai figli.
Da agosto 2019 chiusa al traffico la via Giacomo Navarra Bresmes
Come ripristinare la viabilità di via Giacomo Navarra Bresmes nell’attesa dell’imminente completamento dello scavo archeologico
Negli anni Sessanta , e qualche decennio dopo, si è posto il problema di non chiudere o restringere la carreggiata di Corso Vittorio Emanuele in concomitanza della costruzione di due palazzi prospicienti lo stesso Corso, prima quello del Banco di Sicilia e poi l’altro di fronte via Morso, stradina attigua alla piazzetta della palma. Nei due casi ricordo bene che il marciapiede opposto fu trasformato in carreggiata e ancora, di tale provvido intervento, rimangono i segni. Ovviamente a costruzioni terminate fu ripristinato lo stato dei luoghi originario. Adesso senza avere nessuna pretesa e senza offendere nessuno mi si permetta di proporre un’idea per ripristinare il traffico in via Giacomo Navarra Bresmes, già da più di due mesi chiusa al traffico veicolare, quella di realizzare la stessa identica cosa fatta per i due palazzi con un intervento a mio parere possibile da parte dell’Amministrazione comunale senza che la stessa "vada in fallimento". Vediamo come. Parto dal presupposto che tra il lampione di piazza Umberto I e Ia via in oggetto, ci sono circa sei metri di spazio su cui, allo stesso modo di quando furono costruiti i due palazzi di cui sopra, poter ricavare provvisoriamente una carreggiata a senso unico nord-sud, ovviamente con l’asportazione provvisoria sia di una mezza dozzina di paletti di segnaletica sia della tabella dove è riportata la piantina della città. Intanto, sulla stessa via Giacomo Navarra Bresmes, spostando e accumulando razionalmente la terra di qualche metro verso lo scavo, si può ripristinare debitamente un’altra corsia, anche questa a senso unico in direzione sud-nord, quindi inversa rispetto alla prima. Alla fine, volere è potere sempre a mio parere, sarebbe una soluzione semplice e tale da ricostituire il traffico veicolare nonostante la presenza dell’area sottoposta allo scavo archeologico su cui si dovrebbe essere celeri a terminarlo. Sinceramente non so se è possibile che questo intervento possa esser realizzato, però, almeno chi di dovere ci può riflettere sopra.
GELA LA CAPORETTO DELL'ARCHEOLOGIA DEL MEDITERRANEO DOSSIER
Acropoli di Molino a Vento: area di più di dodici ettari, attigua al Museo, dove i coloni rodio-cretesi costruirono a partire dal VII sec. a. C. i templi e i santuari della nuova città e dove sotto il piano greco arcaico esiste un ricco strato protostorico contenente ceramica dell’Età del Rame e del Bronzo con tombe a fossa circolare oltre alle vestigia di un villaggio capannicolo dell’Età del Bronzo. Area spesso ad alterna fruizione sia per la continua crescita di erbacce, sia per la presenza di cani randagi (sic).
Fortificazioni Timoleontee: area di circa ventuno ettari dove insiste una cinta muraria, di più di 300 m., un unicum del IV sec. a.C. nel mondo occidentale, che oggi versa in uno stato deprecabile con diverse lesioni oltre agli scavi attigui di un abitato nel più completo abbandono; anche qui, presenza di erbacce e di diversi cani randagi (sic).
Bagni greci:
una struttura risalente al IV sec. a.C. fruibile
anche se spesso sottoposta a pulizia da
associazioni private.
Bitalemi:
una
superficie di ben nove ettari con la presenza di
reperti appartenenti a tre epoche diverse,
greca, romana e medievale, mai portata alla
pubblica fruizione dopo la sua scoperta negli
anni Sessanta. Peraltro con una recinzione in
ferro, più di un chilometro, della stessa area
che è stata completamente divelta e rubata.
Scalo
ferroviario: una superficie di quasi
un ettaro con un abitato del IV sec. a.C. su cui
doveva nascere una considerevole struttura
museale chiusa di quasi 200 X 20 m. con le
vetrine espositive attigue allo scavo
archeologico. La struttura, totalmente
abbandonata nei decenni, oggi rappresenta uno
degli esempi più unici che rari al mondo di
degrado e di vandalismo in tempo di pace.
Piano
Camera: con tracce di insediamenti
geloi di epoca classica e vestigia
tardo-imperiali del V sec. da tempo scomparsa
alla vista per la persistente presenza di
erbacce.
Necropoli protostoriche
Tre
necropoli in contrada Manfria:
due
protostoriche, (una di epoca “castellucciana” di
circa 2.200 anni a.C.) e una paleocristiana del
III sec. totalmente abbandonate
dall’istituzione. In quell’area della necropoli
di Manfria di epoca castellucciana di contrada
I Lotti,
sottoposta a vincolo archeologico così come
tutte le altre, il proprietario del terreno
addirittura l’ha recintata e sottratta
impunemente alla pubblica fruizione. Lo poteva
fare?
Nave
greca di Gela: scrivere sulla nave
greca rinnova i dolori di una ferita ancora
sanguinante dal momento che non si vede una
soluzione per far fruire tale reperto unico al
mondo, oggi purtroppo ancora incassettato al
Museo di Gela, dopo la sua scoperta nel 1988 e
il suo costoso restauro in Inghilterra; che si
sappia, in media tra la scoperta, il recupero e
la fruizione di un relitto di una nave antica
passano mediamente dieci anni, per quello di
Gela già ne sono passati ben trentuno. E quando
poi si viene a sapere che il museo della nave,
in attesa di nuovi finanziamenti, sarà costruito
solo come contenitore senza suppellettili,
vetrine e strutture di accoglienza del reperto,
cadono le braccia. Quando altro tempo dovrà
passare allora?!!
Monumenti
Castelluccio: importanti resti di un
castello di epoca federiciana sul cui restauro
sono stati investiti una notevole quantità di
soldi pubblici; la sua fruizione è avvenuta
felicemente per qualche anno, però, poi in
mancanza di altri soldi per la tutela è stato
abbandonato in preda al degrado e al più becero
vandalismo. Oggi una pena dolorosa nel
visitarlo. Recentemente di tale struttura, dal
sindaco dimesso Domenico Messinese, si è venuti
a conoscenza che è proprietà privata (sic).
Chiesette di San Biagio e San Nicola di
Tolentino: una chiesetta di epoca
arabo-normanna e una di fine Ottocento con un colombaio cimiteriale e una considerevole
cripta; la prima chiesetta da qualche lustro
pericolante, la seconda saccheggiata e profanata
da spietati tombaroli. A queste due chiese si
aggiunga pure l’altra delle Suore Benedettine di
clausura, chiusa al culto da chissà quanto tempo
e ancora in attesa (lunga) di essere restaurata.
Basolati
di strade e vicoli: nel corso degli
ultimi decenni l’impianto medievale del centro
storico di Gela è stato penalizzato dalla scelta
ignorante e inusitata delle varie
amministrazioni comunali con la eliminazione
degli originari lastricati.
Archeologia militare
Il 10 luglio del 1943 Gela, oltre a Pachino, fu
scelta come punto di sbarco degli Alleati
nell’Operazione Husky. Questo lontano
avvenimento, assieme alle strutture di difesa
sparsi in città e nelle campagne, non è stato
mai sfruttato a livello regionale per realizzare
un’attrazione di archeologia militare così come
si fa in diverse cittadine della Normandia come
ad esempio a Bénouville il cui sindaco
recentemente è venuto a visitare i bunker di
Gela, proponendo tra l’altro un gemellaggio
soprattutto come punto di riferimento
d’interesse turistico.
Prof. Nuccio Mulè
Dopo il recente ritrovamento degli archeologi di una necropoli del IV sec. a.C. durante lo scavo per la posa della nuova rete idrica in via Genova, come tanti altri molto incuriosito, ho ritenuto di fare una visita per capire meglio, al di là delle notizie divulgate dai mass-media, di cosa si trattasse. Sono rimasto sorpreso e sbalordito alla vista di una superficie di scavo di diverse decine di metri quadri dove compariva una parte di una necropoli con qualche decina di tombe alcune delle quali si interrompevano a ridosso della strada e della recinzione in muratura delle case attigue. Un’antica necropoli che subito s’intuiva estendersi al di là di quello che si vede nello stesso scavo. L’archeologo che scavava dentro le tombe con una piccola cazzuola sembrava stesse effettuando un intervento chirurgico tanta era la cura che aveva nel maneggiare l’attrezzo per togliere il terriccio da cui fuoriuscivano frammenti di vasi e di tombe cappuccine, risultato di una lontana e clandestina profanazione. Inevitabilmente ci si fa sempre una domanda: che fine farà questa “città dei morti” quando lo scavo archeologico e i soldi termineranno? Il risultato, viste le precedenti esperienze simili, è sempre lo stesso, finita la posa della tubazione si ricopre il tutto e della necropoli rimane solo il ricordo. E invece non dovrebbe essere così! A modesto parere dello scrivente, stavolta sarebbe ora di cambiare registro. E quindi prospettare una condizione affinché l’Amministrazione comunale o chi per essa, in concorso con le competenti istituzioni, diventasse promotrice della scelta di coprire parte dello scavo con lastre di plexiglass o di vetro spessi e resistenti per renderlo visibile alla fruizione pubblica. Nel caso specifico di via Genova si potrebbe allargare lo scavo archeologico della necropoli a tutta la sua estensione con una sua conseguenziale chiusura al traffico veicolare, traffico che potrebbe essere dirottato nelle vicine vie di questo complesso abitativo dell’INA-CASA. Se si fosse intervenuti con la copertura delle suddette lastre a tutti gli altri scavi archeologici effettuati nel corso dei passati decenni, sicuramente il nostro centro storico oggi sarebbe costellato da numerose isole di un “arcipelago archeologico”, che opportunamente avrebbe rappresentato una risorsa per il turismo archeologico e per la sua rinascita a cui ormai, visti i risultati, credono in pochi anche perché le competenti istituzioni non si sono mai mosse veramente in tal senso. Comunque vada, infine, non sarebbe un’idea malvagia quella che i dirigenti e i docenti della scuola di ogni ordine e grado coinvolgessero i loro alunni a visitare gli attuali scavi archeologici di via Genova e di via Giacomo Navarra Bresmes prima della loro chiusura, sarebbe importante sia dal punto di vista didattico, sia nel favorire agli alunni il senso di appartenenza al territorio ed ai beni culturali che in esso ricadono. Nuccio Mulè
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Louterion marmoreo (VI sec. a.C.)
Vasi acromi e frammento di anfora del VI sec. a.C.
Ritrovati nel mare di Bulala a Gela i resti di diversi mezzi bellici dello sbarco americano del 1943, tra cui quelli di un carro armato americano Sherman. Se si vogliono avere più dettagli copiare il seguente link: https://www.archeomedia.net/gela-cl-il-museo-dello-sbarco-a-gela-si-se-si-vuole-sara-possibile/
Il Museo Archeologico di Gela da oggi si
arricchisce di nuovi, importanti e inestimabili
reperti archeologici; infatti stamattina sono
arrivati dalla Soprintendenza del Mare di
Palermo i reperti archeologici individuati nel
2017 nei fondali del mare di Bulala grazie a
Franco Cassarino. Si tratta essenzialmente di
due elmi corinzi e di una quarantina di
oricalchi che si aggiungono a quelli ritrovati
nel 2014 sempre negli stessi fondali. In
particolare, la scoperta e il recupero,
effettuato dalla Guardia di Finanza e dalla
Guardia Costiera di Gela, di questi oricalchi di
ottone del VI sec. a.C., nei fondali del mare di
Bulala, rappresenta un avvenimento di enorme
rilevanza scientifica nel campo dell’archeologia
a livello mondiale tant’è che lo scorso 10
marzo, il Prof. Nishiyama dell’Università
giapponese di Nara, si è fatto diecimila
chilometri per venire qui a Gela e vederli da
vicino.
L’avvenimento di oggi, però, non ci deve
far dimenticare che la nostra città si trova in
una situazione economica e occupazionale molto
precaria per la dismissione del petrolchimico,
pertanto, è necessario reinventarsi come
rilanciare l’economia di Gela: il turismo
archeologico è una via da seguire e quindi le
forze politiche degli enti locali e quelle
imprenditoriali di Gela sono chiamate in prima
persona a dare il loro contributo sia a livello
di idee sia anche e soprattutto a livello
economico. In particolare, in quest’ottica è
necessario e imprescindibile realizzare anche il
tanto agognato museo della nave, cui già è stato
assegnato il finanziamento.
L’archeologia di Gela, purtroppo fino a
oggi considerata un evento sporadico e sottotono
in ambito nazionale, deve diventare oggetto di
interesse strutturale sia per i tour operator,
che sono quelli che portano i turisti, sia per
la Regione siciliana cui spetta il compito di
reinserire con tutti i titoli che le spettano la
nostra città negli itinerari turistici isolani e
di ciò specificamente si sollecita l’intervento
della Regione Sicilia, affinchè si faccia carico
di dotare la nostra città e gli enti preposti,
la Soprintendenza del Mare in particolare, di
strumenti e risorse necessari.
UN NUBIFRAGIO DEVASTANTE NEL TERRITORIO
DI GELA NEL 1953 (a cura di Nuccio Mulè) |
FESTA DELLA PATRONA NEL 1898
E' uscito il nuovo libro di Nuccio Mulè
"Dell'antico centro storico di Gela"
E' uscito il libro del maresciallo Domenico Resciniti
"Io mi racconto, una vita dedicata all'Arma"
Beni culturali news
Il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri
commemora tre carabinieri trucidati dagli americani
a Gela in contrada Passo di Piazza il 10 luglio 1943
Il sito archeologico di Bosco Littorio è chiuso da più di un anno
Siamo allo scatafascio più completo
Un gruppo di cittadini impegnati invia una lettera aperta
alle istituzioni per denunciare lo stato di abbandono
del complesso monumentale di S. Nicola di Tolentino
al cimitero monumentale. Clicca qui per saperne di più
Antenna Sicilia a Gela per riprese sulla città
Sabato 13 maggio alle ore 18,00
al Museo conferenza sulla "via francigena a Gela"
con Salvina Fiorilla e Simone Morgana
Domenica 14 maggio Nunzio Psaila,
presidente dell'associazione "Scuderia Valvole Pistoni",
alle ore 10,30 organizza un percorso per la visita della chiesa
di S. Francesco, della chiesa Madre e del quartiere Sperone.
RAI STORIA
Servizio su Gela
Gela. Ovvero la città degli
sbarchi. Le vicende di questo centro della costa
meridionale della Sicilia si possono leggere
nella storia delle navi che qui sono sbarcate.
Un luogo raccontato nel nuovo appuntamento con
“Mare Nostrum”, di Eugenio Farioli Vecchioli,
regia Federico Cataldi, andato in onda
lunedì 8 maggio
alle 21.10 su Rai Storia. Sulle
sue spiagge è spesso passata la Storia. Quella
dei coloni di Rodi e di Creti che nel VII secolo
a.C. hanno scelto questo posto per fondare una
delle più influenti e ricche città della
Sicilia. Quella delle truppe alleate, che
proprio dalle spiagge gelesi hanno iniziato,
nell’estate del 1943, la liberazione dell’Europa
dal nazifascismo. Fino alle grandi piattaforme
petrolifere che alle fine degli anni ’50 hanno
fatto la loro comparsa nel mare di Gela,
trasformando un centro agricolo e turistico in
una grande città industriale. “Mare Nostrum”
disegna il ritratto di questa estrema periferia
del sud Italia, apparentemente marginale, ma
centrale per comprendere molto delle vicende
antiche e recenti del nostro paese. AGLI AMICI CHE NON HANNO AVUTO OCCASIONE DI VEDERE IL SERVIZIO SU GELA DI RAISTORIA: https://m.youtube.com/ IL SERVIZIO E' ANCHE RIPROPOSTO DA RAI STORIA SUL SITO DELLA RAI. |