Cratere di Gela ritrovato e restituito
OPERAZIONE ANDROMEDA
E RIENTRO DEL CRATERE A GELA
C'erano seri pericoli che il cratere rimanesse al museo Salinas di Palermo per una serie di prese di posizione di alcuni dirigenti e funzionari abituati a fare e disfare come se fossero al servizio di se stessi; addirittura nella presentazione di sabato 18 settembre al Salinas di Palermo hanno dato ai visitatori un misero cartoncino su cui erano scritti i reperti rientrati e le loro destinazioni: per il cratere di Gela era stato messo un punto interrogativo. |
La manifestazione al Salinas di Palermo "Notte preziosa al Salinas" dalle 19,00 alle 24,00 ha avuto un discreto successo con l'unico neo di avere esposto i reperti in una stanza angusta con una illuminazione non adeguata. Comunque, lasciamo perdere, l'importante è che il cratere sia rientrato a Gela e da qui nessuno lo porterà più via. Ma andiamo alla manifestazione al museo di Gela di venerdì 24 settembre u.s. che ha avuto un mediocre successo di pubblico, anche perchè una manifestazione di mattina lascia il tempo che trova; praticamente se non ci fossero stati presenti i soci dell'Archeoclub sarebbero rimaste molte sedie vuote. Alla manifestazione hanno preso posto sul tavolo della presidenza l'assessore Armao, il sindaco Fasulo, il nuovo soprintendente ai BB.CC.AA. di Caltanissetta Scognamiglio, il direttore del museo Gueli (oggi direttore del Parco Archeologico e Ambientale) e il sottoscritto. Assente il presidente della provincia Federico che era stato invitato, pure assenti gli onorevoli Speziale, Donegani e il presidente del consiglio comunale Fava che non si riesce a capire se siano stati invitati o meno. A livello di mass-media c'erano presenti tutti, si fa per dire, persino RAI 3 coinvolta non per l'importanza dell'evento ma per la solita raccomandazione; e lo dico perchè il sottoscritto, qualche giorno dopo il riconoscimentio del cratere proveniente da Gela, telefonò alla redazione di RAI 3 il cui interlocutore telefonico dopo il racconto del fatto rispose seraficamente "...e allora?": e allora vaffanculo pensai di rispondergli ma non l'ho fatto, l'ho ringraziato e ho chiuso. Chi sono io che volevo portare qui la RAI per un evento particolare? Sono nessuno! Ma metti il caso che al posto di questo evento del cratere avrei telefonato alla RAI per un fatto di cronaca nera accaduto a Gela, sicuramente si sarebbero interessati, eccome si sarebbero interessati, e precipitati qui per dare la notizia certamente anche a livello nazionale nel TG1. TG2 e TG3, perchè in definitiva lo sanno i redattori che Gela produce solo fatti di cronaca nera e se uno dice loro di un avvenimento culturale importante rispondono "...e allora? E sissignore, a Gela siamo tutti porci e mafiosi e che cosa può dare questa città: se non porcate e cronaca nera. Spesso mi chiedo ma è importante che la stampa pubblichi notizie di macchine bruciate? Sinceramente una delusione dedicarsi al bene collettivo di Gela, verrebbe la voglia di farsi i cazzi propri e mandare "affanculo" tutti. Quante volte l'ho detto Dio solo lo sa, eppure è più forte di me, non ci riesco. Nell'intervento dell'assessore c'è stato un ringraziamento all'opera svolta dalla Sovrintendenza di Caltanissetta, non so a che cosa si riferisse però, col cratere rientrato questa istituzione nissena non ha niente a che vedere per il semplice fatto che mai la Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Caltanissetta con la Panvini ha partecipato alla richiesta di rientro di reperti archeologici a Gela, anzi la stessa Panvini ha contribuito a depauperare il nostro patrimonio museale con il trasferimento a Caltanissetta di 930 cassette con centinaia e centinaia di reperti nel 1999, 2000 e 2001 nonostante che già il museo archeologico di Gela avesse avuto l'autonomia sin dal 1° ottobre 1999 e quindi tali reperti non potevano essere trasferiti perchè necessitavano del parere del Consiglio Regionale dei Beni Culturali e perchè non si è ottemperato al decreto del direttore generale, in quanto schedati nei registri d'inventario al museo di Gela. A tal proposito la querelle non è ancora conclusa perchè chiederemo come Archeoclub ancora con forza il rientro di questi nostri reperti. In chiusura riporto qui di seguito la relazione letta dal sottoscritto durante la manifestazione.
MUSEO ARCHEOLOGICO DI GELA VENERDI’ 24 SETTEMBRE 2010
Nell’apprendere del rientro in Sicilia di diversi reperti del sequestro Andromeda, si prova contentezza e soddisfazione prima come siciliano e gelese e poi come colui che ha contribuito assieme a Giuseppe Brugioni al rientro del cratere laconico; e per questo desidero ringraziare l'On.le assessore Gaetano Armao e il suo staff, in particolare la Dott.ssa Enza Cilia, per aver reso possibile questo importante evento e per essere stato pronto a recepire le istanze di una città, Gela, e di una regione che oggi hanno tanto bisogno di questi eventi culturali per ribaltare forse una nomea negativa. Questo evento del rientro del cratere, che io voglio definire come “un miracolo”, è da ricordare! Perché in assoluto è la prima volta che ciò succede, abituati come siamo stati fino a pochi anni addietro, a veder uscire con spregiudicatezza da questo museo centinaia di reperti archeologici, destinati ad altre strutture museali vicine, trasferimenti che hanno depauperato abbondantemente il nostro patrimonio archeologico. Ringrazio ancora come rappresentante dell’Archeoclub e come cittadino gelese il Sindaco Avv. Angelo Fasulo, il Presidente della Provincia Dott. Pino Federico e l’Arch. Salvatore Gueli, per aver contribuito sinergicamente al rientro di questa importante opera dell’antichità; allo stesso Gueli esprimo gli auguri per la nuova nomina di direttore del Parco Archeologico Ambientale, recentemente istituito dalla Regione. Questo miracolo deve ripetersi ancora per una, dieci, cento, volte; e subito per altri reperti come la coppetta del VII secolo a.C., con l’immagine più antica della Trinacria, reperto che fino agli anni Settanta faceva parte del repertorio di questo museo e da tempo, purtroppo, esposto nelle vetrine del Museo agrigentino. Ma anhe per quei reperti che sono stati bloccati nel Museo di Siracusa, con il cui dirigente si era addivenuto ad un accordo di restituzione. Un doveroso e lodevole ringraziamento in questo specifico rientro, va all'Arma dei Carabinieri, in particolar modo al Comando per la Tutela dei Beni Culturali, che svolge fin dal 1969 in tutt’Italia un compito importantissimo contrastando, assieme alle altre Forze dell’Ordine, il traffico illecito del bene culturale e agendo contro tombaroli e collezionisti spregiudicati; ringrazio anche detto Comando, assieme alla Soprintendenza Archeologica di Roma, nell’aver certificato a chi vi parla la provenienza di Gela del cratere. La Sicilia possiede un patrimonio archeologico ed artistico di notevole importanza che spesso viene sottovalutato, purtroppo i dati dell'osservatorio regionale turistico non sono confortanti; al di là di isole felici come quelle della Valle dei Templi di Agrigento e del Teatro greco-romano di Taormina, in tutte le altre città dell'Isola c'è un trend negativo di turismo che bisogna arrestare e invertire. La provincia di Caltanissetta dal punto di vista del turismo risulta all’ultimo posto con dati vicini allo zero. In Sicilia vi sono 1770 custodi (*) che costano ogni anno 67 milioni di €, a fronte di incassi da biglietti che arrivano a 12 milioni di €, appena un sesto; ad esempio nel 2008 nel Museo Archeologico di Caltanissetta c'è stata una spesa di 557 mila € per 14 custodi, a fronte di 63 € di incasso, con 34 visitatori. Ed ancora nella Zona archeologica di Monte Saraceno a Ravanusa, c'è stata una spesa di 340 mila € per manutenzione e per 10 custodi, a fronte di zero € di incasso. In nostro bene culturale non è sfruttato per come dovrebbe essere, troppe risorse economiche della collettività non hanno ritorni utili. E a uesto punto, a mio modo di vedere, fa bene l'assessore regionale Armao nell'aver annunciato la pubblicazione di bandi per la privatizzazione di ben 87 musei e siti archeologici. In un momento in cui grava un consistente deficit occupazionale ed economico, sarebbe ora che la politica si inventi altri modi di gestire il nostro patrimonio archeologico, monumentale e artistico, ai fini di un rilancio del turismo, e non solo di quello archeologico: una vocazione di cui spesso ci si dimentica di avere. I beni recuperati, oltre a rappresentare, ognuno per le proprie caratteristiche, pregevolissime espressioni storico-artistiche, assumono particolare valenza per le future generazioni, quali testimonianza del proprio passato e dell’identità culturale della propria città. (*) dati riportati da Antonio Faschilla su Repubblica, giovedì, 18 Marzo 2010, con l'articolo dal titolo: "Sicilia più custodi che visitatori” |
Giuseppe Brugioni e Nuccio Mulè |
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DA QUI IN POI TUTTI I PARTICOLARI DELLA FIGURAZIONE DEL VASO, COMPRESA LA VISIONE DEGLI STESSI IN NEGATIVO |
SCHEDA DEL CRATERE
Il cratere ritrovato
Frutto di un’operazione di sequestro dei Carabinieri per la Tutela del
Patrimonio Cultura-le in collaborazione con la magistratura italiana ed elvetica
e le polizie di Ginevra e Basilea, il cratere laconico a figure nere rientra a
Gela dopo un peregrinare di diversi decenni tra trafficanti, asta londinese di
Sotheby’s e mercato di Basilea. In origine il cratere faceva parte di una
collezione privata gelese che poi, in un periodo imprecisato, fu venduto ad un
trafficante per conto di tali Giacomo Medici e Robin Symes (quest’ultimo
curatore della vendita della Venere di Morgantina al Getty Museum di Malibù),
persone senza scrupoli che tra gli anni ’70 e ’80 erano considerate come punti
di riferimento europeo dei ricettatori di reperti archeologici clandestini,
tant’è che nel 1981, sicuramente attraverso lo smista-mento nel Porto Franco di
Ginevra, si trovò nel mercato svizzero di Basilea. Il cratere, assieme ad altre
centinaia di reperti, è stato sequestrato nel caveau di una villa di un
commercialista svizzero, tale S. Bodishops di Basilea, che fungeva da spalla al
commerciante giapponese Noryioshi Horiuchi, quest’ultimo già entrato in passato
nelle vicende dei traffici internazionali di opere d’arte e grande collettore di
antichità archeologiche a suo tempo per il museo giapponese Miho a Shigaraki.
Esposizione al Colosseo dei 337 reperti sequestrati in Svizzera dai Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma e individuazione del cratere laconico proveniente da Gela.
lato A lato B Cratere laconico del VII sec. a.C. proveniente da Gela
TRA I REPERTI SEQUESTRATI RECENTEMENTE IN SVIZZERA UN RARO ED IMPORTANTE CRATERE PROVENIENTE DA GELA INDIVIDUATO DA NUCCIO MULE' E GIUSEPPE BRUGIONI Poteva essere
che nell’ultimo sequestro di materiale archeologico, avvenuto in Svizzera lo
scorso 15 giugno, non fosse presente un reperto proveniente da Gela? Era
scontato che ci doveva essere dal momento che la nostra città è stata (e lo è
tuttora) una delle maggiori sedi archeologiche in Italia ad aver subito una
colossale rapina di reperti archeologici che sono sparsi in tutto il mondo tra
collezioni museali e private. COSA SCRIVE LA STAMPA NAZIONALE
Quest’oggi presentiamo, nel prestigioso e
spettacolare scenario della piattaforma dell’arena del Colosseo,
trecentotrentasette eccezionali reperti archeologici, provenienti da Lazio,
Puglia, Sardegna e Magna Grecia, di epoca compresa tra VIII secolo a.C. e IV
se-colo d.C., che i Carabinieri del Reparto Operativo Tutela Patrimonio
Culturale hanno rimpatriato da Ginevra (Svizzera), il 25 giugno 2010.
pronti per il mercato illegale Recuperate
ROMA - Andromeda, col suo mito, brilla sotto il sole che invade la cavea del Colosseo. La kylix preziosissima che è istoriata con la sua storia paradigmatica della bellezza oltraggiata è al centro dell’eccezionale mostra di reperti archeologici recuperati dai carabinieri del Nucleo Tutela Culturale guidati dal generale Francesco Nistri. Trecentotrentasette opere di altissimo valore riportate in Italia dalla Svizzera, dove erano custodite negli hangar del Porto franco di Ginevra dal signor Norioshi Oriuchi, un commerciante giapponese già entrato in passato nelle vicende dei traffici internazionali di opere d’arte e grande collettore di antichità archeologiche a suo tempo per il museo Miho di Shigaraki, il gioiello costruito da Ming Pei e per il cui allestimento sono stati spesi 750 milioni di dollari. Un recupero e un’indagine che puntano ora a Oriente. DUE ANNI DI INDAGINI - Operazione Andromeda, due anni di intense attività che prendono le mosse ancora una volta dalla rete Medici e Symes, la scoperta di un impressionante archivio di faldoni e di documentazione in una villa di Basilea in Svizzera detenuti in una stanza blindata, la restituzione all’Italia delle 337 opere di sicura provenienza clandestina concordata alla fine col commerciante giapponese. Lui e la sua spalla, il signor S. Bodishops di Basilea, sono deferiti all’autorità giudiziaria per ricettazione. L’attività coordinata dal Procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal Pm Francesco Ciardi è ancora in corso. Nel porto franco di Ginevra il materiale recuperato giaceva insieme ad altre ventImila opere d’arte di varia provenienza. I capolavori ritrovati provengono da scavi clandestini di Lazio, Puglia, Sicilia e Sardegna. Vanno dall’VIII secolo – un bellissimo vaso grigio proto-laziale – all’età imperiale. CANDELABRI ETRUSCHI - Crateri canosini e apuli, bronzetti nuragici come un bellissimo arciere o una navicella ferri chirurgici, una serie di affreschi (otto) strappati all’area pompeiana, kylix attiche di grandi artisti noti come il pittore di Baltimora, il pittore di Dario, Brigos e il pittore di Pentesilea. E ancora un cratere “laconico” già pubblicato e oggetto di studi negli anni ’90 proveniente dalla Sicilia, candelabri etruschi. L’indagine ha preso le mosse dai movimenti di Robin Symes, il brasseur d’affari artistici londinese già entrato nel processo Getty a Marion True. Lui il curatore della vendita della Venere di Morgantina al Getty Museum di Malibu, opera che rientrerà nel gennaio prossimo dalla California. E’ dai suoi contatti che si è risaliti a questa nuova rete che fa capo al signor Oriuchi e che ha consentito l’eccezionale recupero delle 337 opere d’arte, che ora come è stato ricordato dal sovrintendente archeologico di Roma Giuseppe Proietti e dal sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro torneranno nei luoghi di origine per arricchire le nostre raccolte museali. ANTICHITA' E INTERCETTAZIONI - «Uno dei più importanti recuperi, sono opere di qualità unusuale» ha ricordato oggi Proietti, prima di avviare una serie di precisazioni polemiche. A raffica infatti sono state esposte, nel corso della presentazione delle opere recuperate, alcune note dolenti del panorama dentro il quale avvengono questi faticosi recuperi. Proietti ha infatti chiesto al governo di mobilitarsi contro un progetto di legge sulla «titolarità del bene di antichità all’atto della scoperta», una legge di revisione della misure del 1909 proposta da un gruppo di parlamentari del Pdl guidati da Gioacchino Alfano. Francesco Giro che subito gli ha garantito appoggio da parte del governo ha speso poi parole dure contro il degrado delle antichità a Roma, citando il caso Villa Borghese ma anche del Verano e annunciando un intervento del Comune. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo da parte sua ha ricordato che operazioni come questa di Andromeda sono possibili grazie alle intercettazioni, un’attività che polemicamente ha definito “essenziale”. Paolo Brogi 16 luglio 2010 Il Giornale
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