con gli acquerelli di Antonio Occhipinti
Il libro è stato presentato nei locali
della Biblioteca Regionale Siciliana
a Palermo il 31
giugno 2022
Mi è doveroso ringraziare i presenti e le
autorità per la partecipazione a questa
consesso; altresì ringrazio il Presidente della
Regione Siciliana Nello Musumeci e il Presidente
dell'Assemblea Regionale Siciliana Gianfranco
Miccichè. Un doveroso ringraziamento va all’on.
Michele Catanzaro, componente della Commissione
di Vigilanza sulla Biblioteca e al
Consigliere Parlamentare e Direttore
della Biblioteca Giorgio Martorana, per lo
spazio concesso in questa prestigiosa sede per
un’iniziativa culturale che fa onore a chi l’ha
organizzata e a chi ne ha reso possibile
l’espletamento dando merito peraltro all’On.le
Ketti Damante e al suo collaboratore Fabio Leo,
di cui doverosamente vanno sottolineati
l’impegno e il contributo dati per la riuscita.
La pubblicazione di storia patria, di cui
si omaggia una copia ai presenti, relativa a
questa mostra pittorica si riferisce ad una
narrazione epica di 22 acquerelli di Antonio
Occhipinti, importante pittore gelese di arte
realista, definito “…uno dei migliori
acquerellisti d’Italia” dal famoso Pietro
Annigoni, pittore ragguardevole affermato in
tutto il mondo con ben sette copertine della
rivista “Time”, artista a cui la città di
Firenze nel 2008 gli dedicò un intero museo.
L’idea di realizzare questa serie di
acquerelli della storia secolare di Gela nacque
qualche lustro fa ad Antonino Granvillano, oggi
qui non presente per motivi familiari, un
dipendente del Petrolchimico allora inserito
nella protezione civile e nel volontariato come
presidente dell’ADAS (Associazione Donatori
Autonoma di Sangue di Gela). Pertanto, la
precipua motivazione nel realizzare gli
acquerelli e la stampa del presente lavoro,
hanno rappresentato e rappresentano
un’operazione culturale di didattica pedagogica
nelle scuole di Gela, corroborata da una scelta
fatta nel 2015 dall’amministrazione comunale,
con la realizzazione di uno spazio dove
accogliere i dipinti, appunto una pinacoteca. Ma
oltre a ciò, si è avuta la possibilità di
allargare l’iniziativa e coinvolgere il mondo
dell’imprenditoria locale, in particolare con
l’adesione della Società ECOPLAST, affermata
azienda
di Gela dei Sigg. Totò e Angelo Gatto,
quest’ultimo oggi qui presente, che ne sono
stati convinti assertori e peraltro
sponsorizzatori della stampa di diverse migliaia
di copie del libro.
Quindi un intervento pedagogico mirato a
potenziare l’inserimento della storia locale
nella Scuola, ovvero un’operazione culturale
rivolta a coinvolgere le future generazioni.
E probabilmente si tratta di un modo
forse inedito e sicuramente nuovo, quello di
leggere la storia di una città attraverso un
percorso storico-iconografico rivolto appunto
agli alunni delle scuole e non solo ad essi. E’
probabile che la lettura della storia millenaria
di una città come Gela, attraverso le immagini
proposte e il libro, sia da considerare come un
modo originale presentato al visitatore-lettore.
Nella pinacoteca di Gela così come in
questa pubblicazione omaggiata,
sono presentati ventidue acquerelli, corredati
da altrettante schede esplicative in italiano e
inglese, e qui si coglie l’occasione di
ringraziare la Prof.ssa Tiziana Finocchiaro,
oggi qui presente, che ne ha curato la
traduzione con la dovuta competenza. Dicevo 22
acquerelli, di cui qui si espone una piccola
parte, che si riferiscono ad un sintetico
percorso storico-figurativo della storia
millenaria di Gela (ed in parte di quella della
Sicilia), su cui si sono cimentati con passione
il maestro Antonio Occhipinti, per la parte
figurativa, e chi vi parla per quella storica.
Bisogna anche dire che, oltre al testo che
commenta e chiosa i dipinti, è stata aggiunta
anche una composizione poetica di due gelesi
sulla storia antica della città, una “ciliegina
sulla torta” della Prof.ssa Gianna Dragonetto in
collaborazione col Dott. Rocco Di Paola. E non
solo. Nell’appendice di questa pubblicazione è
stata inserita una sintesi di beni culturali e
di tradizioni di Gela con l’aggiunta di una
serie di cartoline illustrate della città.
Il lavoro del maestro Occhipinti nella
realizzazione degli acquerelli si è svolto
nell’arco di tre anni ed è stato intervallato da
una serie di riunioni tra lo stesso, chi vi
parla e Antonino Granvillano; lo scopo è stato
quello via via di scegliere tematiche, fatti e
personaggi della storia di Gela (e non solo di
Gela) da inserire nel contesto delle
rappresentazioni. E tutto ciò, come si può
capire, non è stato un compito facile;
personaggi, avvenimenti, luoghi, battaglie,
monumenti, vestiario, armi, mezzi e quant’altro
compare negli acquerelli, sono stati frutto di
una continua ricerca affinché ogni cosa
corrispondesse all’epoca e al contesto storico
trattati di cui adesso molto brevemente si dà un
cenno.
La prima epoca, di circa quattro secoli,
inizia con la fondazione rodio-cretese di Gela
del 688 a.C., continua con l’epopea della città
che diventa militarmente padrona di mezza
Sicilia e chiude con la sua prima distruzione
nel 405 ad opera dei Cartaginesi e la successiva
ricostruzione timoleontea del 339 a.C.
La seconda riguarda un tempo più lungo,
dalla distruzione dell’antica città greca al
Medioevo e dai moti risorgimentali del 1848
all’Unità d’Italia di cui Gela è stata partecipe
con diverse centinaia di suoi figli garibaldini.
La terza, infine, quella cioè della
storia più recente, inizia dalla Prima Guerra
Mondiale dove Gela, nel lontano Nord-Est
d’Italia, diede un tributo non indifferente con
centinaia vite umane che la pone tra le prime
città dell’Isola; storia recente che arriva ai
nostri giorni passando attraverso lo sbarco
Alleato del 1943, contrastato in particolare dai
contrattacchi italo-tedeschi nella cruenta
battaglia sulla Piana del Gela e nel Simeto sul
ponte Primosole; continua nel dopoguerra con
l’economia della città di cui sono stati messi
in rilievo l’agricoltura, la marineria, il
turismo e l’industrializzazione. In quest’ultima
terza parte di storia si è dato spazio anche ad
un gruppo di personaggi che si sono distinti nei
diversi campi del sociale, tra essi Enrico
Mattei e Salvatore Aldisio, quest’ultimo uno
degli artefici della ricostruzione italiana nel
dopoguerra e uno dei padri fondatori
dell’Autonomia Regionale Siciliana del cui
statuto nel maggio scorso è ricorso il 76°
anniversario.
L’idea di raccontare la storia secolare
della città di Gela attraverso le immagini degli
acquerelli di Antonio Occhipinti, ha comportato
per la sua riuscita il coinvolgimento di diverse
persone che hanno contribuito sia economicamente
che gratuitamente.
Adesso mi sembra corretto e doveroso in
questo importante contesto di oggi citare l’ing.
Angelo Castronovo, ex dirigente ENI, e la
società Ecorigen srl di Gela che hanno sostenuto
le spese sia per la produzione degli acquerelli
sia per la relativa collocazione ed esposizione
nella pinacoteca comunale gelese; da
sottolineare che i 22 acquerelli successivamente
sono stati donati al Comune di Gela dagli stessi
Castronovo ed Ecorigen. Si vogliono citare anche
il Cav. Angelo Russello e la Ditta Mobili
Alessi, finanziatori diversi lustri fa della
produzione di alcune migliaia di piatti in
ceramica e cartoline con diverse raffigurazioni
tratte da alcuni precedenti acquerelli di
Occhipinti sulla storia di Gela. Ed ancora il
compianto Dott. Ernesto Fasulo, ex presidente
della Provincia Regionale di Caltanissetta, che
ha sostenuto le spese sia del materiale
occorrente sia di quelle organizzative per la
riuscita dell’iniziativa di accogliere i dipinti
nella pinacoteca per la loro fruizione.
Chiudo il mio intervento con l’auspicio
che il libro e questa mostra, possano fornire un
contributo, ma anche un piccolo suggerimento,
alle dinamiche culturali poste in essere dalla
Regione Siciliana in modo particolare
nell’ambito della Scuola. E che tutto ciò possa
rappresentare inoltre un modesto contributo per
continuare a valorizzare la nostra Isola come
punto di riferimento culturale per tutto il
Mediterraneo.
Oggi, come se fossimo custodi senza
tempo, questo importante compito ce lo impone la
Storia e la cultura millenaria della nostra
Sicilia.
Chiudo questo mio intervento con la
citazione di una frase dell’astronauta paternese
Luca Parmitano sulla Sicilia: “la più bella luna
nel più luminoso dei cieli stellati”. Così
dall’orbita della navicella spaziale
l’astronauta, incredulo e sorpreso, davanti
all’immagine mozzafiato della Sicilia.
Anche da lassù, a centinaia di chilometri
di distanza, persa in mezzo al mare, la maggiore
isola del Mediterraneo si staglia sull’azzurro
delle acque del “Mare nostrum”, come una pietra
preziosa tra due continenti, non per dividere ma
per unire.
Vi ringrazio per la cortese attenzione. Prof. Nuccio Mulè |
16 APRILE 2015
INAUGURAZIONE PINACOTECA NELL'AULA UDIENZE DELL'EX TRIBUNALE
CON LA MOSTRA PERMANENTE IN SAECULA SECULORUM...
CON GLI ACQUERELLI DI ANTONIO OCCHIPINTI
NELL'AULA UDIENZE DELL'EX TRIBUNALE
CON LA MOSTRA PERMANENTE IN SAECULA SECULORUM...
CON GLI ACQUERELLI DI ANTONIO OCCHIPINTI
FINANZIATORI: ANGELO CASTRONOVO - ECORIGEN S.R.L. DI GELA
ACQUERELLI: ANTONIO OCCHIPINTI
DESCRIZIONE STORICA: NUCCIO MULE’
TRADUZIONE SCHEDE: TIZIANA FINOCCHIARO
CARD TRANSLATION: TIZIANA FINOCCHIARO
LOGISTICA E SALA ESPOSIZIONE: PATRIZIA ZANONE
IDEA E ORGANIZZAZIONE: ANTONIO GRANVILLANO
Il Sindaco e l’Assessore alla P.I. ringraziano quanti hanno collaborato alla realizzazione del percorso storico-figurativo e in particolare i finanziatori dell’opera, che hanno deciso di donare al Comune di Gela questo patrimonio iconografico per contribuire a valorizzare la storia della città nella posterità.
L’assessore alla P.I. Giovanna Cassarà
Il sindaco Angelo Fasulo
------------------------
Con i tipi della Tipografia di Franco Gulizzi
Nuccio Mulè
AVVENIMENTI
E
PERSONAGGI
DELLA STORIA DI GELA
con gli acquerelli
di Antonio Occhipinti
2021
“Avvenimenti e personaggi della storia di Gela”, con gli acquerelli di Antonio
Occhípinti e a cura di Nuccio Mulé, é un testo che va concepito come “un libro
di servizio”.
Sintetizzare in poche pagine la storia di Gela, a partire dal VII secolo a.C. e
fino ai tempi recenti, è un'operazione sicuramente difficile, e ad esserne
consapevoli sono gli stessi autori. E', comunque, un'opera meritoria quella di
fornire ai nostri concittadini il tracciato delle grandi vicende che hanno fatto
la storia della nostra città. Nonostante si caratterizzi come una specie di
“sommario”, non si tratta di una modesta impresa, sia per la ricchezza dei
contenuti e la ricostruzione storica che per la parte artistica a firma del
pittore Antonio Occhipinti, che ha saputo interpretare e cogliere mirabilmente
l’essenza degli avvenimenti.
Sono felice, pertanto, di poter concedere il patrocinio gratuito alla
pubblicazione di questo lavoro che, sono sicuro, permetterà agli studenti della
nostra città di renderli cittadini consapevoli e partecipi della storia di tutti
noi.
Il
Sindaco
Avv. Cristoforo Greco
Summarizing in a few pages the history of Gela, from the seventh century BC
until recent times, it is definitely a difficult task, and the authors
themselves are aware of this. It is, however, a meritorious work to provide our
fellow citizens with the outline of the great events that have made the history
of our city. Although it is characterized as a kind of "summary", it is not a
modest undertaking, both for the richness of its contents and historical
reconstruction and for its artistic part signed by the painter Antonio
Occhipinti, who has been able to interpret and admirably grasp the essence of
events.
I am happy, therefore, to be able to grant free patronage
to the publication of this work which, I
am
sure, will
allow the students of our city to become aware and
active citizens in the history of all of us.
Gela, 1st March 2021
Cristoforo Greco -
Mayor (of Gela)
Preservare, custodire e tramandare.
Lasciamo che questi verbi guidino le nostre azioni e
facciano di noi cittadini fieri, consapevoli e attenti al passato, al presente e
al futuro di questa città.
ECOPLAST
Proud to be Sicilian, for thirty years Ecoplast has believed in the territory,
cradle of archeology, culture and art. Gela has a precious and important
historical heritage, a treasure that deserves to be told, shown and handed down
from generation to generation. Our company has always had a deep sense of
belonging to the city, which is why we decided, thirty years ago, to stay and
create jobs here, not elsewhere. This strong bond has already led us, in the
past, to support and promote social, cultural and artistic initiatives with the
aim of raising awareness among the community and especially young people to
respect and love for their land.
Preserve, guard and pass on.
Let these verbs guide our actions and make us citizens proud, aware and
attentive to the past, present and future of this city.
ECOPLAST
PREMESSA L’idea di raccontare la storia secolare della città di Gela attraverso le immagini di acquerelli, fatti realizzare appositamente al maestro Antonio Occhipinti ed esposti oggi nella locale pinacoteca, è nata nel 1990 e si è conclusa nel 2015; per mettere in opera e concorrere alla realizzazione di tale idea, sono state coinvolte diverse persone alcune delle quali hanno contribuito economicamente, altre hanno collaborato gratuitamente per la riuscita.
Si citano, pertanto, il Cav. Angelo Russello e la Ditta
Mobili Alessi che hanno finanziato la produzione di piatti in ceramica e di
cartoline con diverse raffigurazioni tratte dai suddetti acquerelli. Così come
Angelo Castronovo, dirigente ENI, e la società ECORIGEN srl di Gela,
finanziatori del progetto che è consistito nella produzione di 22 acquerelli e
della loro relativa adeguata collocazione nella sala espositiva della suddetta
pinacoteca. Ed ancora il Dott. Ernesto Fasulo che ha sostenuto le spese del
materiale occorrente e di quelle organizzative. Inoltre, sono stati anche
realizzati dei pannelli con testi esplicativi che accompagnano ogni singolo
acquerello, testi che sono stati proposti (e qui riportati) anche in lingua
inglese grazie alla Prof.ssa Tiziana Finocchiaro che ne ha curato la traduzione.
L’accordo per la donazione degli acquerelli al patrimonio
del Comune e la relativa sistemazione nella pinacoteca sono stati seguiti dalla
Dott.ssa Nuccia Cannadoro, dall’Ing. Enzo Viglianti, dalla Dott.ssa Patrizia
Zanone, dall’Avv. Giovanna Cassarà e da Angelo Fasulo, questi ultimi due allora
rispettivamente assessore e sindaco dell’Amministrazione comunale.
Il patrocinio del Comune di Gela alla stampa della
presente pubblicazione è stato rilasciato gratuitamente dagli attuali Sindaco
Cristoroforo Greco e Ass.re Cristian Malluzzo.
Infine, è doveroso un ringraziamento alla ECOPLAST di Gela
che ha sponsorizzato questa pubblicazione.
Antonino Granvillano
Therefore, we mention Mr Angelo Russello and the Alessi
Furniture Company who financed the production of ceramic plates and postcards
with different representations taken from the aforementioned watercolours. We
also mention Mr Angelo Castronovo, ENI manager, as well as the ECORIGEN Company
Srl of Gela, who financed the project which consisted in the production of 22
watercolours and their relative adequate placement in the exhibition hall of the
art gallery mentioned above.
And we also mention Mr Ernesto Fasulo who bore the costs of the necessary
material as well as the organizational ones.
Besides, panels have been created with explanatory texts
that accompany each watercolour, texts that have been proposed (and here
reported) also in English thanks to Ms Tiziana Finocchiaro who edited the
translation.
The agreement for the donation of the watercolours to the
heritage of the City and their related accommodation in the local art gallery
were taken care of by Ms Nuccia Cannadoro, Mr Enzo Viglianti, Ms Patrizia Zanone,
Ms Giovanna Cassarà and Mr Angelo Fasulo, the latter two then respectively
councillor and mayor of the municipal administration.
The patronage of the Municipality of Gela to the printing
of this publication was released free of charge by the current Mayor Cristoforo
Greco and Councillor Cristian Malluzzo.
Finally, thanks are due to the ECOPLAST Company of Gela
which sponsored this publication.
Antonino Granvillano
In questa pubblicazione sono presentati ventidue
acquerelli, con altrettante schede esplicative in italiano e inglese, che si
riferiscono ad un sintetico percorso storico-figurativo della storia millenaria
di Gela, su cui si sono cimentati con passione il maestro Antonio Occhipinti,
per la parte figurativa, e lo scrivente per quella storica; oltre al testo
riferito ai dipinti è stata aggiunta anche una composizione poetica, di 22
strofe con 10 versi a rima baciata per ciascuna strofa, della Prof.ssa Gianna
Dragonetto in collaborazione col Dott. Rocco Di Paola, mentre
in appendice si sono inseriti una sintesi di beni culturali e tradizioni di
Gela e una serie di cartoline illustrate della città.
La realizzazione di questo percorso è frutto di un’idea di
Antonio Granvillano, che già, come presidente dell’ADAS di Gela (Associazione
Donatori Autonoma Sangue), nel 1991 ne produsse una prima parte, sempre con lo
stesso Occhipinti e con il contributo storico della compianta Prof.ssa Rosetta
Maganuco.
Il lavoro di Occhipinti si è svolto nell’arco di quasi tre
anni ed è stato intervallato da una serie di riunioni tra lo stesso, lo
scrivente e il suddetto Granvillano allo scopo via via di scegliere tematiche,
fatti e personaggi della storia di Gela da inserire nel contesto delle
rappresentazioni. E tutto ciò non è stato un compito facile; personaggi,
avvenimenti, luoghi, battaglie, monumenti, vestiario, armi, mezzi e quant’altro
compare negli acquerelli, sono stati frutto di una continua ricerca affinché
ogni cosa corrispondesse al contesto storico trattato.
Le scene proposte negli acquerelli sono divise in tre
periodi, il primo, di circa quattro secoli, inizia con lo sbarco dei
rodio-cretesi e con la fondazione di Gela del 688 a.C., continua con lo sviluppo
economico e militare dei suoi Tiranni, in particolare Ippocrate e Gelone, e
termina con la distruzione del 282 a.C. Nel contesto di questa prima fase
storica sono presi in considerazione anche importanti personaggi e avvenimenti
quali la fondazione geloa di Akràgas, la battaglia di Imera, la venuta di
Eschilo a Gela, il “Congresso della Pace” con Ermocrate, la prima distruzione
della città del 405 e la successiva ricostruzione timoleontea del 339 a.C.
Il secondo periodo riguarda un tempo più lungo, dalla
distruzione dell’antica città greca al Medioevo e dal Risorgimento all’Unità
d’Italia di cui Gela è stata partecipe; quasi 2000 anni di storia, in cui si fa
riferimento alle diverse dominazioni della Sicilia, dalla romana a quella sveva,
dalla fondazione federiciana di Heraclea-Terranova alle incursioni dei pirati e
all’ampliamento settecentesco della città federiciana fuori le mura di cinta.
Il terzo periodo, quello cioè della storia più recente, si
riferisce alla Prima Guerra Mondiale (dove Gela, nel lontano Nord-Est d’Italia,
ha dato un tributo non indifferente di vite umane), allo sbarco americano nel
1943 con la Battaglia di Gela e al
dopoguerra con l’economia della città di cui sono stati messi in rilievo
l’agricoltura, la marineria e il turismo. In quest’ultima parte di storia si è
dato spazio anche a un gruppo di personaggi che si sono distinti nei diversi
campi del sociale, tra essi Salvatore Aldisio ed Enrico Mattei, il primo
artefice della ricostruzione nel dopoguerra, il secondo promotore di un’economia
industriale basata sullo sfruttamento del petrolio, scoperto qui nel 1956.
Le schede dello scrivente a corredo della mostra, così
come la relativa traduzione delle stesse in lingua inglese della Prof.ssa
Tiziana Finocchiaro, sono state prodotte a titolo gratuito.
Gli acquerelli di Antonio Occhipinti sono stati donati da
Angelo Castronovo e dall’Ecorigen al Comune di Gela, in particolare, per la
fruizione degli alunni delle scuole. Quindi, un patrimonio iconografico per le
future generazioni per contribuire a valorizzare la storia millenaria di Gela.
Nuccio Mulè
Conoscere la storia di Gela, raccontata dal Prof. Nuccio
Mulè con gli acquerelli del maestro Antonio Occhipinti, è un’esperienza di forte
impatto sensoriale ed emotivo. Tradurla a futura memoria è un grande privilegio.
Tiziana
Finocchiaro
INTRODUCTION
The overall work is the result of an idea of Antonio
Granvillano, who, as the past President of ADAS Gela (Autonomous Blood Donors
Association), had the first part of the project accomplished in 1991, with the
artistic contribution of Antonio Occhipinti and the historical assistance of
late Rosetta Maganuco. The project consisted then of six watercolours, and had a
remarkable response also because the paintings were reproduced on a set of cards
and on six ceramic plates.
The present work has been carried out by Antonio
Occhipinti over three years and has been interspersed by a series of meetings
with the present writer and Antonio Granvillano himself, with the purpose of
choosing themes, events and characters of the history of Gela which would be
added to the context of the representation. It was not an easy task, especially
for the painter: characters, events, places, battles, monuments, clothing,
weapons, vehicles and anything else which appears in the watercolours is the
result of continuous research so that every detail corresponds to the historical
context dealt with.
The scenes presented in the watercolours are essentially divided into three
historical periods.
The first, which includes about four centuries, begins
with the landing of the Rhodium-Cretans and the foundation of Gela in 688 BC,
then continues with the economic and military development of the city by the
work of its tyrants, especially Hippocrates and Gelon, and ends with the
destruction of Gela in 282 BC. In this first phase important personalities are
also taken into account, together with events, such as, for example, the
foundation of Akragas by the Geloi, the battle of Himera, the arrival of
Aeschylus in Gela, the "Peace Congress" with Hermocrates, the first destruction
of the city in 405 and its reconstruction by Timoleon in 339 BC
The second period covers a longer time, going from the
destruction of the ancient city to the Middle Ages, and from the Risorgimento to
the Unification of Italy in which Gela had an active role: nearly 2000 years of
history, in which reference is made to the various dominations in Sicily, from
the Roman to the Swabian, from the foundation of Heraclea-Terranova by Frederick
II to the pirate raids, and the eighteenth century expansion of the city outside
its walls.
The third and final period, covering more recent history, refers to the First
World War (during which Gela gave to the North-East of Italy a considerable toll
of human lives), to the American landing in 1943 with the Battle of Gela and to
the post-war years with reference to the economy of the city, where agriculture,
seafaring and tourism were highlighted. In this section space is given to a
group of characters who are generally acknowledged in the social field: among
them, Salvatore Aldisio and Enrico Mattei: the former is behind the post-war
reconstruction, the latter is the promoter of an industrial economy based on the
exploitation of oil which was discovered in the area of Gela in 1957.
The pages elaborated by the writer, meant to accompany the exhibition, as well
as their translation by Ms. Tiziana Finocchiaro, were made free of charge.
All twenty-two watercolours by Antonio Occhipinti were donated by Angelo
Castronovo and by the Ecorigen srl company to the Municipality of Gela so that
its mayor Angelo Fasulo could make them available to the city and, above all,
students. It’s an iconographic heritage, then, which has been left to future
generations to help enhance the history of Gela in posterity.
Nuccio Mulè
Reading the history of Gela, as it is told by Nuccio Mulé and illustrated by
Antonio Occhipinti, is an experience which gives a strong sensory and emotional
impact. Translating it for future memory is a great privilege.
Tiziana Finocchiaro
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1 |
1 - SBARCO DEI RODIO-CRETESI La colonizzazione, assieme alla nascita della “polis”, fu un fenomeno grandioso che segnò l’età greca arcaica. I coloni, una volta sbarcati nel luogo prescelto, vi trasferivano il focolare della città madre, le loro leggi, le istituzioni e la loro religione; la nuova “polis” fondata, manteneva spesso stretti rapporti politici e commerciali con la madrepatria anche se costituiva una città-stato, completamente autonoma e del tutto indipendente. Dalla narrazione storiografica sulla guerra del Peloponneso, descritta dallo storico ateniese Tucidide, si apprende che intorno al primo decennio del VII sec. a.C. un gruppo di coloni greci, provenienti dalle isole egee di Rodi e Creta, guidati rispettivamente da Antifemo e Entimo, sbarcarono sul litorale sud-occidentale della Sicilia, nei pressi del fiume Gela. Antonio Occhipinti, con i suoi acquerelli, inizia un percorso storico-figurativo su Gela, partendo proprio dallo sbarco dei coloni greci sulla sua costa. Attraverso una spontaneità che nasce non solo da un lavoro paziente, ma soprattutto dalla sintesi di forme che provengono da visioni intime, l’autore, dipingendo a modo suo, con una visione e un’interpretazione molto personale oltre a una scelta di colori sobri, sintetizza la scena dello sbarco facendoci immaginare una moltitudine di coloni sul litorale di Gela, le loro navi alla fonda in rada, una necropoli protostorica con tombe a colombaia e, sullo sfondo, un villaggio capannicolo riferibile a una popolazione sicula, da diversi secoli attestata in questa parte della Sicilia. Antifemo e Entimo con i loro uomini incontrarono diverse ostilità da parte degli indigeni, ma essi ebbero facile ragione su quella gente primitiva e male armata, peraltro dedita alla pastorizia e all’agricoltura da dove traevano il loro sostentamento. Le popolazioni protostoriche del territorio di Gela attestate in un primo tempo nelle immediate vicinanze del mare, con l’insediarsi di nuovi colonizzatori furono spinte nell’entroterra, a nord verso le montagne dove costituirono dei capisaldi rupestri.
1 - THE RHODIUM-CRETANS LANDING
The birth of the polis as well
as its colonization marked the Greek archaic era. The settlers landed in
the chosen location and, after, they moved there their “home”, including
their laws, institutions, and their religion. The new
polis was an independent and
autonomous city-state, but it often kept political and commercial
relations with the motherland. The history about the Peloponnesian War,
described by the Athenian Thucydides, tells that around the first decade
of the 7th century B.C. a group of Greek settlers from the Aegean
islands of Rhodes and Crete, led by Antifemo and Entimo, landed on the
south-western coast of Sicily, near the river Gela.
The Athenian historian Thucydides tells that around the first decade of
the seventh century B.C. a group of Greek settlers coming from the
Aegean islands of Rhodes and Crete, led respectively by Antifemo and
Entimo, landed on the south-west coast of Sicily, near the river Gela.
Anthonio Occhipinti begins here an historical and figurative journey
about Gela, starting from the landing of the Greek settlers on its
coast. The artist represents
the landing scene giving us the impression to see a multitude of
settlers on the coast of Gela, their ships at anchor in the harbor, a
protohistoric necropolis with a columbarium and, in the background, a
village of huts, which seems to refer to a population living in this
area of Sicily.
The Greek settlers could easily overcome the hostile natives, who were
farmers not used to war and thus poorly armed. The protohistoric
populations of Gela, who had settled in the immediate vicinity of the
sea, were pushed inland by the new settlers, to the north towards the
mountains where they built fortifications.
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2 |
2 - EDIFICAZIONE DI GELA In questo tondo il maestro Occhipinti immagina l’edificazione di Gela del 688 a.C. con gli elementi caratteristici che possono contraddistinguere l’edificazione in antico di una città. Pertanto, presenta in primo piano le figure degli ecisti Antifemo e Entimo che interloquiscono con dei progettisti probabilmente sul futuro assetto urbanistico della città. Seguono una serie di figurazioni di templi in cui predomina l’architettura dorica che s’identifica con l’echino circolare e l’abaco quadrato delle colonne, con il timpano triangolare e con le decorazioni a metope e triglifi della trabeazione. Le figurazioni sono completate con quelle di uno scultore, di un vasaio, di un’anfora, di una trireme e di un cimiero accanto al quale si osservano uno scudo e una lancia, quasi a presagire la futura potenza militare di Gela. Nella scena, inoltre, è raffigurato un capitello di colonna in stile ionico, una scelta questa legata a due motivi; il primo è quello che capitelli di tale stile sono stati ritrovati negli scavi archeologici di Gela, il secondo motivo è legato alla presenza di colonne di ordine ionico nella parte superiore della facciata neoclassica della Chiesa Madre; se il terranovese Arch. Giuseppe Di Bartolo, autore del prospetto nel 1844, li ha inserite, una motivazione deve averla avuta, pertanto, si può supporre che la civiltà ionica, in genere aperta verso l'esterno e portata agli scambi culturali, si sia integrata in quella dorica geloa; come e quando ciò sia avvenuto, ammesso che sia stato così, spetta agli studiosi definirlo.
2 - EDIFICATION OF GELA In this painting, the artist imagines the construction of Gela in 688 BC. In the foreground, Antifemo and Entimo discussing with the city planners, most likely about the future urban plan of the city. Then, a series of temples in which the Doric style is identified with the circular echinus, the square column abacus, a triangular pediment, the metope and the triglyphs decorations of the entablature. The artist adds the elements of a sculptor, a potter, an amphora, a trireme and a crest, with a shield and a spear nearby, which seem to be a prediction of the future military power of Gela. The scene also shows the capital of an Ionic column, which the artist has inserted into the scene for two reasons. First, Ionic capitals have been found during archaeological excavations in Gela. Then, there are Ionic columns at the top of the neoclassical facade of the Cathedral Church, added by the Architect Giuseppe Di Bartolo in 1844 most likely with the intent of witnessing an integration between the Ionic and the Doric Geloan civilizations.
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3 - GELA CITTA’ FIORENTE Gela, una delle maggiori città siceliote, salì a un così alto grado di civiltà e potenza economica e commerciale da dare origine a un nuovo fervore di vita artistica, economica e industriale e ciò grazie anche alla ricchezza della sua florida agricoltura. Tali condizioni racchiudevano in sé il bisogno di cercare nuovi sbocchi e un più vasto campo d’azione alla propria attività; da qui l’imperioso bisogno d’espansione e di predominio in Sicilia cui s’ispirò per primo il geloo Ippocrate e, dopo di lui, i suoi successori. Occhipinti in questo dipinto fa predominare, con tratti incisivi e colori caldi, la figura di un ideale narratore che tiene in mano un improbabile libro, una trasposizione delle tavolette di legno e dei fogli di papiro usati dai greci e dai latini, per raccontare la storia della città. Nel centro della scena si osservano le teste di due figure femminili di alta simbologia, quelle di Demetra e della figlia Kore. A Demetra, che vuol dire la “madre terra”, si attribuiva una sovranità assoluta su tutto ciò che concerne l’agricoltura; Kore era vista nel duplice aspetto di fanciulla, che risorge ogni anno a nuova vita, e di tenebrosa e inesorabile regina degli Inferi. I Geloi, oltre a dedicare parte del loro tempo alle feste religiose, professavano diversi culti, in particolare quello dei “misteri”, una forma di religione con rituali segreti rivolti alle anime dei morti e alle divinità infernali. A Gela erano famosi i “misteri eleusini”, legati al mito di Demetra e Kore. La parte superiore del dipinto è riservata alla raffigurazione di un avvenimento del periodo repubblicano di Gela, narrato dallo storico greco Erodoto, che si riferisce a Teline, sacerdote degli dei infernali, che convinse parte della popolazione geloa, cacciata in precedenza dai Nobili, a lasciare Maktorion per rientrare in città con l’impegno di non subire più angherie e dispotismo. A completamento della scena, sono stati introdotti diversi simboli legati a Gela fiorente, con le figure dei templi dell’acropoli, di una cetra, di una prua di trireme, di un frantoio con gli addetti alla produzione dell’olio e di un altare sacrificale, con dei fiori e un porcellino, dedicato a “Demetra Thesmophoros” cui i geloi dedicarono un santuario; infine, alle figurazioni sono state aggiunte quelle del diritto (una biga con auriga e Nike alata) e del rovescio (la testa di un toro a sembianze umane) di una moneta della zecca di Gela.
3 - GELA, A PROSPEROUS CITY Gela was one of the most important Siceliot cities: it had developed high economic and commercial power, and fostered a new artistic and economic fervor so that the need to expand its territory became almost natural for Hippocrates and for his successors. In this painting, an ideal narrator holds an unlikely book, a transposition of the wooden tablets and papyrus sheets used by the Greek and Latin people, to tell the story of the city. The heads of two symbolic female figures, Demeter and her daughter Kore, stand in the centre of the scene: Demeter, which means "mother earth", was given absolute sovereignty over all matters relating to agriculture; Kore was seen both as a girl who rises each year to a new life, and as the dark and relentless queen of the Underworld. Gela was famous for the "Eleusinian mysteries", linked to the myth of Demeter and Kore, a form of religion with secret rituals addressed to the souls of the dead and to the gods of the Underworld. The upper part of the painting represents an event from the Republican period in the history of Gela, when the priest Telin convinced part of the Geloi, previously expelled by the nobles, to leave Maktorion and to return to the city, with the intent to fight oppression and despotism in the future. Several symbols related to a flourishing Gela decorate the scene, such as the temples of the Acropolis, a lyre, the bow of a trireme, a mill with people involved in the production of oil, as well as a sacrificial altar adorned with flowers and a pig, dedicated to "Demeter Thesmophoros". Among the symbols, the right (a chariot with charioteer and a winged figure of Nike) and the reverse (the head of a bull with human features) of a coin minted in Gela.
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4 - FONDAZIONE DI AKRAGAS E BATTAGLIA DI IMERA Questo tondo contiene due scene con un complesso figurativo che ci riporta a due importanti avvenimenti della storia antica di Gela: la fondazione geloa di Akragas del 581 a.C. e la battaglia di Imera del 480 a.C. tra sicelioti e cartaginesi, vinta dai primi al comando di Gelone che fu tiranno di Gela e, dal 485 a.C in poi, di Siracusa. Occhipinti, con la sua tecnica prospettica efficacemente collaudata, ci fa immaginare delle maestranze che, su indicazione degli ecisti geloi Pistilo e Aistonoo, procedono all’edificazione della “polis” di Akragas, l’odierna Agrigento, di cui Gela diventerà madrepatria. Alla figurazione, inoltre, aggiunge un elemento di connotazione, una pietra di forma circolare con l’emblema di un granchio, simbolo della città e caratteristica di tutta l’antica produzione monetaria agrigentina. La seconda scena presenta in primo piano la figura di Gelone, con cimiero e spada, nelle vesti e nell’atteggiamento di condottiero che, in vicinanza del fiume Imera, incalza le truppe siceliote alla battaglia contro i cartaginesi comandati da Amilcare. Anche in questa scena è raffigurato un elemento di connotazione, il rovescio di un tetradramma siracusano con la testa della ninfa Aretusa circondata da quattro delfini. La scelta dell’autore di proporre in questo dipinto il tema della battaglia di Imera, vuole enfatizzare l’importanza dell’avvenimento perché parallelo a quello della battaglia di Salamina tra Greci e Persiani che avvenne anch’essa nel 480 a.C. Infatti, la tradizione antica portò a immaginare che l’attacco cartaginese nella battaglia di Imera fosse stato concordato con i persiani in modo tale che dai greci della madrepatria, impegnati a Salamina, non sarebbe potuto arrivare nessun soccorso.
4 - FOUNDATION OF AKRAGAS AND BATTLE OF HIMERA This painting two scenes represents two important events in the history of Gela: the foundation of Akragas in 581 BC, and the Battle of Himera, won by the Siceliots led by Gelon against the Carthaginians in 480 BC. In the first scene Occhipinti, with his effective technical perspective, suggests the image of workers who, instructed by the Geloi Pistilo and Aistonoo, proceed to the construction of the polis of Akragas, today called Agrigento. The artist also adds an element of connotation: a circular stone with the emblem of a crab, symbol of the city and feature of the old monetary production of Agrigento. The second scene shows Gelon, with crest and sword, in the role of leader who, in proximity of the river Himera, urges the Siceliot troops to the battle against the Carthaginians led by Hamilcar. The reverse of a tetradrachm from Syracuse with the head of the nymph Arethusa surrounded by four dolphins can be considered as an element of connotation The choice of the artist to propose the theme of the battle of Himera was motivated by his purpose to emphasize the importance of the event as parallel to the battle of Salamis between an alliance of Greek city-states and the Persians Empire in 480 BC. It seems that the Carthaginians had agreed with the Persians to attack Gela while Greece, involved in the battle of Salamis, could not provide support to the Siceliot city.
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5 - ESCHILO Antonio Occhipinti dedica questo tondo all’eleusino Eschilo, padre della tragedia greca, il quale, contrariato dagli sviluppi politici determinati in Grecia dopo le vittorie contro i Persiani, si trasferì a Gela dove morì nel 456 a.C. Le opere tragiche di Eschilo si fanno interpreti del mondo spirituale dei suoi contemporanei le cui problematiche s’intrecciano in un rapporto tra uomo, cosciente e responsabile, e divinità, intesa come fato e intervento decisivo degli dei; a volte l’uomo sembra essere libero nelle sue azioni, a volte sembra essere una pedina nelle mani degli dei cui Eschilo, nella sua religiosità, assegna il compito di far trionfare la giustizia del mondo. Le opere di Eschilo spingono l’uomo a meditare sul proprio destino oltre a fargli maturare un alto senso del divino. Delle novanta tragedie di Eschilo solo sette, non tutte complete, sono arrivate ai giorni nostri. L’autore, utilizzando tratti incisivi e colori tenui, crea efficacemente un quadro che raccoglie in un tutt’uno sia la figura del trageda con chitone e mantello, seduto su un muretto fuori le mura di Gela, sia le scene di contorno riferite a tre delle sue opere più conosciute: a destra “I Sette contro Tebe” e il “Prometeo incatenato”, a sinistra l’”Orestea” (Agamennone, Coefore e Eumenidi), l’unica trilogia di Eschilo che permette di seguire il pensiero eschileo e dove il trageda greco raggiunse il più alto livello artistico. Infine, rifacendosi alla leggenda alquanto singolare sulla morte di Eschilo, l’autore accenna alla scena del volatile che gli lascia cadere una tartaruga, ingannata dalla luce riflessa dalla sua testa calva scambiata per una pietra.
5 - AESCHYLUS This painting is dedicated to Aeschylus, the father of Greek tragedy, who, annoyed by certain political events occurred in Greece after the victory against the Persians, moved to Gela, where he died in 456 BC. The artist, using incisive strokes and soft colors, represents, in the same painting, both the tragedian, sitting on a low wall outside the walls of Gela, and the scenes related to three of his best-known works: on the right-hand "Seven against Thebes" and "Prometheus Bound", on the left-hand “Oresteia" (Agamemnon, Coefore and Eumenides), the only trilogy in Greek drama which survives from antiquity and which best translates Aeschylus’s philosophy. Finally, with regards to the legend about the death of Aeschylus, the artist refers to the episode of the bird that, mistaking his bald head for a stone, drops a turtle on it. |
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6 - CONGRESSO DELLA PACE Tra la primavera e l’estate del 424 a.C. Gela, per la sua posizione cruciale nel Mar Mediterraneo e per la sua importanza politica, militare, economica e culturale, ospitò un’adunanza, il “Congresso della Pace”, che vide la partecipazione dei rappresentanti di tutte le città greche dell’Isola e che sancì l'indipendenza delle colonie dalla madrepatria. Al congresso partecipò il politico e generale siracusano Ermocrate il quale, grazie alla sua eloquenza e alle sue doti di negoziatore, convinse le città siceliote a non continuare una guerra fratricida che faceva solamente l’interesse dello straniero ateniese. Il maestro Occhipinti immagina il luogo del congresso in un teatro greco e raffigura in primo piano, in un’interlocuzione animata, diversi rappresentanti delle città siceliote su cui predomina la figura di Ermocrate, con chitone e himation, che in piedi sopra il podio rivolge il suo discorso all’uditorio. Sulla parte superiore del tondo, una serie di figurazioni vogliono dare (e danno) più forza, ma anche completezza mitologica e storica, alla scena del congresso. Infatti, al centro vi è la figura di Atena con peplo lungo, simile a quella scolpita dal grande scultore greco Fidia nella cella del Partenone di Atene, con l’elmo attico aulopide adorno sul davanti da una sfinge e sui lati da due grifoni in altorilievo, e con la mano sinistra che tiene una Nike alata; la raffigurazione di Atena, tra l’altro dea della ragione e dell’intelligenza, diventa così motivo ispiratore del discorso di Ermocrate. Si aggiungono alla scena diverse figure di monete, quelle delle città partecipanti al congresso, e il simbolo antico della Sicilia rappresentato dalla figura della triscele, la stessa che compare su una coppetta del VII sec. a. C., ritrovata a Gela negli anni Sessanta, tuttora esposta nelle vetrine del museo di Agrigento, sordo alle reiterate richieste di restituzione.
6 - PEACE CONGRESS In 424 B.C. Gela, which had increased its political, military, economic and cultural importance, and kept a crucial position in the Mediterranean sea, hosted the Peace congress. This meeting saw the participation of the representatives of all the Greek cities of the Island and fostered the independence of the colonies from the motherland. Hermocrates took part to the congress and delivered a speech which persuaded the Siceliot cities to stop a war which served the interests of the Athenians. Occhipinti imagines the congress site as a Greek theater and shows several representatives of the Siceliot cities involved in an debate: among them, Hermocrates stands out on a podium while he delivers his famous speech. On top, a series of figures complete the scene: Athena in a long tunic, similar to the one carved by the Greek sculptor Phidias in the cell of the Parthenon in Athens, wearing her Attic helmet adorned with a sphinx on the front and two griffins on the sides, holding a winged Nike with her left hand. Athena is goddess of reason and intelligence and stands for the source of inspiration for Hermocrates. The scene is decorated with the image of the coins belonging to those cities who were represented in the conference, as well as the ancient symbol of Sicily, the Triskelion, the same image represented on a cup dating back to the seventh century B.C., found in Gela but kept in the Museum of Agrigento.
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7 - PRIMA DISTRUZIONE DI GELA Nella plurisecolare storia di Gela sono accaduti due eventi singolari che, pur a distanza di duemila anni tra loro, hanno avuto un’unica denominazione: “La Battaglia di Gela”; la prima nel 405 a.C., la seconda in epoca recente (10-11 luglio del 1943). Battaglie cruente che hanno lasciato il segno nella memoria storica della città. La scena della “Battaglia di Gela”, che è qui rappresentata con un effetto d’insieme dinamico, si riferisce al periodo classico, quando l’esercito cartaginese al comando di Imilcone, uno dei più grandi condottieri punici, espugnò e distrusse Gela nonostante l’intervento di Dionigi, tiranno di Siracusa di cui Gela e Agrigento erano confederate. Occhipinti circoscrive diverse scene d’immediatezza espressiva che, nella loro significazione, vogliono fornire l’idea non solo di una cruenta lotta tutta all’arma bianca tra cartaginesi e geloi ma anche di come gli stessi cartaginesi si siano accampati a ridosso della città e del suo fiume prima di dar corso alla battaglia. Nel riquadro superiore s’immagina la città di Gela messa a ferro e fuoco dai vincitori poiché dalla sommità dei suoi edifici s’intravvedono lingue di fuoco divoratrici e foriere di morte e distruzione. La scena principale, mirabilmente rappresentata nel centro della contesa e efficacemente stagliata grazie ad una maggiore tonalità di colori rispetto a quelli attenuati delle figure dello sfondo, fa vedere in primo piano il comandante cartaginese Imilcone davanti le mura della città, la cui porta d’ingresso sta per essere scardinata dall’azione di un ariete, mentre fiero e ormai sicuro avanza col suo cavallo tra ruderi di edifici e guerrieri in lotta; qui un oplita geloo barcollante, infilzato già dalla spada di un guerriero cartaginese, sta per cadere vicino a un suo compagno d’armi disteso a terra, già privo di vita. Infine, nella parte sinistra mediana, all’interno debordante di un ridotto ovale, è raffigurato il volto del tiranno siracusano Dionigi con uno sguardo enigmatico e compassato come a voler presagire, dopo l’imminente sconfitta, a quel patto di non belligeranza sancito dopo con gli stessi cartaginesi vincitori.
7 - FIRST DESTRUCTION OF GELA Two main events occurred in different times in the history of Gela, in 405 B.C and on July 10, 1943, have both the name of Battle of Gela. The scene of the Battle of Gela, which is here represented with a dynamic effect, refers to the classical period, when the Carthaginian army under the command of Imilcon conquered and destroyed Gela despite the support of Dionysius, tyrant of Syracuse. Occhipinti evokes the idea of the bloody fight between the Geloi and the Carthaginians camped next to the city and its river before starting the fight. On the upper part of the painting, Gela is burnt by the victors while tongues of fire appear from the top of its buildings. The main scene is enhanced through shades of color, and shows the Carthaginian commander Imilcon advancing on horseback among ruins and warriors, standing in front of the city walls; the city door is about to be unhinged by a ram. Nearby, a staggering hoplite, already pierced by the sword of a Carthaginian warrior, is about to fall near a dead comrade-in-arms lying on the ground. On the left, the tyrant Dionysius with an enigmatic and serious gaze, seems to foresee, after the oncoming defeat, the non-belligerence pact signed with the victors, the Carthaginians.
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8 - RICOSTRUZIONE TIMOLEONTEA Nella seconda metà del IV sec. a.C. la signoria di Siracusa passò nelle mani di Timoleonte, uomo politico e generale corinzio, che liberò quasi completamente la Sicilia dalla tirannide e dallo straniero. Infatti, dopo aver riunito le forze di tutti i greci dell’Isola, inflisse una sonora sconfitta ai cartaginesi presso il fiume Crimiso nel 341 a.C. Inoltre, si deve alla sua politica democratica di pace la riedificazione intorno al 339 a.C. di Gela e Agrigento oltre alla ripresa e allo sviluppo dei centri greco-siculi. Dovunque fiorì l’artigianato soprattutto per quanto concerne la produzione di terrecotte figurate e di vasi dipinti. La città di Gela, che in seguito alle distruzioni del 405 a.C. si era vista ridurre anche la popolazione, fu dunque riedificata; parte dell’area dell’acropoli fu sostituita da botteghe e abitazioni, mentre l’espansione urbana si prolungò verso occidente fino a Capo Soprano, in particolare nelle contrade di Piano Notaro e di Scavone, estreme propaggini della collina di Gela. La scena, che ci presenta Antonio Occhipinti, s’impernia su due figure poste in primo piano, con colori tendenzialmente caldi, che raffigurano il generale corinzio Timoleonte, con lo sguardo sereno rivolto lontano, e un coroplasta nell’atto di modellare e dipingere un vaso fittile vicino ad altre produzioni rappresentative dell’arte greca e di quella autoctona. Timoleonte, inoltre, è ancora raffigurato, in dimensioni minori, sullo sfondo a sinistra, nell’atto di colloquiare con un milite; una semplice rappresentazione che è utilizzata come metafora della nascita di una nuova civiltà fondata sulla pace e sul benessere, risultato di un dialogo tra politica e militarismo, con la riedificazione delle città con edifici, templi e mura di cinta, rappresentati qui, in maniera riconoscibile, dalle fortificazioni greche di Capo Soprano di Gela e dal tempio della Concordia di Agrigento. Infine, sullo sfondo in basso, con una profondità pittorica tridimensionale, è proposta la parte sud-occidentale di Gela, cinta di mura timoleontee con una postierla ad arco a sesto acuto sul fronte delle stesse.
8 - TIMOLEON AND THE RECONSTRUCTION OF GELA In the second half of the fourth century B.C. Timoleon, the Corinthian general and politician, rescued Sicily from foreign tyranny almost completely. He succeeded in joining all the Greek forces on the island and defeated the Carthaginians in 341 B.C. The reconstruction of Gela and Agrigento around 339 BC is due to Timoleon himself, who also fostered handicraft especially with regard to the production of painted terracottas and vases. In Gela, part of the acropolis was replaced by shops and houses, while the urban expansion continued westwards to Capo Soprano, particularly in the districts of Piano Notaro and Scavone, the furthest end of the hill of Gela. In the foreground Antonio Occhipinti portrays the Corinthian general Timoleon looking away with a serene gaze, and a coroplast in the act of modeling and painting a terracotta pot; he is sitting close to other Greek productions, which are representative of the native population. Timoleon is also shown in smaller size, in the left background, while conversing with a soldier: a simple representation that is meant as a metaphor for the birth of a new civilization based on peace and well-being, the result of a dialogue between politics and militarism. The re-edification of the cities is represented here through the Greek fortifications of Capo Soprano in Gela and the temple of Concordia in Agrigento. Finally, at the bottom background, with a three-dimensional pictorial depth, the artist represents the south-western are of Gela surrounded by Timoleon’s Walls.
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9 - DISTRUZIONE DEFINITIVA DI GELA Il 282 a.C. rappresenta una data esiziale per i popoli del Mar Mediterraneo e del mondo greco siceliota poiché cessa l’esistenza dell’”immanisque” Gela, dopo quattro secoli di civiltà e grandezza assieme alla fama di molti suoi illustri figli. -Ippocrate: con lui Gela iniziò una fase espansionistica alla conquista di tutta la Sicilia sud-orientale per costruire un grande stato con Gela capitale, sotto il suo governo, la città diventò la più fiorente e potente tra le colonie greche in Sicilia; -Gelone: “Signore di Gela” e uomo di grande talento politico, vincitore nel 480 a.C. della battaglia di Imera tra sicelioti e cartaginesi; -Eschilo: trageda ateniese che passò qui gli ultimi anni della sua feconda vita; Pausania: filosofo e medico; -Archestrato: celebre erudito nell’oratoria e nell’arte poetica; -Timagora: famoso sofista; -Apollodoro: importante poeta della “Nuova Commedia”. A questi si aggiunge anche Euclide, il più grande matematico dell’antichità, probabilmente anche lui di origini geloe. La scena, rappresentata da Occhipinti con un equilibrato valore prospettico e compositivo, si riferisce alla fase finale della vita della città, rasa al suolo dal tiranno agrigentino Phintia, mentre tra i ruderi si vede la popolazione geloa che, al comando dei guerrieri vincitori, è trasferita, secondo le antiche usanze riservate ai popoli sconfitti, alla foce dell’odierno fiume Salso, per la fondazione della città di Phintiade, l’odierna Licata. Il tiranno Phintia è ritratto su una quadriga con un lungo chitone bianco, con lo scettro emblema del potere e con la fascia rossa sulla testa quale simbolo di regalità, mentre l’auriga sembra tirare le redini per rallentare la corsa dei cavalli. I colori, magistralmente dosati sulla scena principale, fanno risaltare straordinariamente i personaggi e i quattro cavalli della quadriga sul cui bordo è visibile il disegno del meandro, elemento comune decorativo nell’arte greca. L’”immanisque” città, cioè la grandissima Gela nominata da Virgilio nel terzo libro dell’Eneide, così scompare dalla scena della civiltà greca del Mediterraneo, sulle sue rovine ormai incombe una lunga notte di silenzio che durerà più di un millennio fino alla sua rinascita medievale con la denominazione di Heraclea-Terranova.
9 - FINAL DESTRUCTION OF GELA The scene represents Gela destroyed by Phintias, tyrant of Akragas. Among the ruins, the defeated Geloi are deported to the area of the river today called Salso and founded the city of Phintiade, what is known today as Licata. Phintias is portrayed on a chariot clothed in a long white tunic, holding a scepter as emblem of power, and wearing a red band on his head as a symbol of royalty, while the charioteer seems to pull on the reins to slow the horse race. The colors, masterfully dosed on the main stage, make the characters and the four horses stand out strikingly. The image of the meander, common ornamental element in Greek art, decorates the edge of the quadriga. The immanisque city, that is the great Gela appointed by Virgil in the third book of the Aeneid, disappears from the scene of the Greek civilization of the Mediterranean. On its ruins, a long night of silence that will last more than a millennium until its medieval revival under the name of Heraclea-Terranova.
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10 - DOMINAZIONI A GELA Dopo la distruzione definitiva di Gela del 282 a.C., per opera di Phintia, sulle sue rovine incombette una lunga notte di silenzio che, però, lasciò spazio a una certa continuità di vita sulla collina e nelle zone circostanti. Intorno alla metà del V sec. d.C. la Sicilia subì l’incursione dei Vandali che nel 468 d.C. riuscirono ad impadronirsi di tutta l’Isola. Nel 491, la Sicilia fu conquistata dai Goti al comando di Teodorico. Tra il V e il VI secolo, si ebbe una certa rivitalizzazione di tutta la pianura di Gela, pur senza arrivare ancora a insediamenti urbani, con la ricomparsa di piccoli approdi e centri abitati come quello di Manfria. Tra il 535 e l’878, anni d’inizio e fine della dominazione dell’Impero Romano d’Oriente nell’Isola, nel territorio di Gela vissero popolazioni bizantine cui seguirono gli Arabi, i Normanni (dal 1061), e gli Svevi. I greci di Gela, pur nella frammentarietà della loro “polis”, successiva alla sua distruzione, tramandarono alle popolazioni del territorio molte pratiche nel campo dell’agricoltura, in particolare le migliorie delle coltivazioni del grano, dell’orzo e delle fave e l’introduzione delle coltivazioni della vite e dell’olivo. Occhipinti divide essenzialmente la scena in due parti; nella prima, riferita a quella romana del tardo impero, fa predominare la figura di Calvisio, un patrizio destinato al governo della provincia romana in Sicilia; nella seconda, riferita alla dominazione araba, fa primeggiare l’immagine di un emiro. La scena riferita a Calvisio s’incentra sull’agricoltura, in particolare sulla coltivazione del grano, sintetizzata dalla raffigurazione di due contadini; uno che conduce l’aratro tirato dai buoi nei pressi di una fattoria romana, l’altro che con una falce taglia rigogliose spighe di grano dorato sui feraci campi geloi di virgiliana memoria. In basso, a riempimento del contorno, si trasgredisce all’ordine della scena sinottica, rappresentando a parte la città di Roma e ciò per l'importante segno lasciato nella storia dell'umanità; si raffigurano quindi l’aquila, simbolo della legione romana, le iniziali di “Senatus PopulusQue Romanus”, senato e popolo fondamento dello Stato romano, e i suoi edifici. La seconda scena riferita alla dominazione araba in Sicilia (a cavallo dei secoli IX e XI), oltre all’architettura rappresentativa, felicemente evidenziata con le cupole emisferiche della chiesa di “S. Giovanni degli Eremiti” di Palermo, mette in risalto la coltivazione del cotone nella Piana di Gela, un tipo di coltura portata qui per la prima volta dai musulmani che persisterà per ben più di un millennio fino al recente abbandono di fine anni Cinquanta. La vetusta chiesetta di S. Biagio, posta in piccolo tra le due figure prominenti di Calvisio e dell’emiro, di architettura arabo-normanna con abside basso e col campanile a vela, completa la rappresentazione storica preludendo alla prossima dominazione sveva della Sicilia di Federico II.
10 - DOMINATIONS IN GELA After the final destruction of the Gela 282 BC, through the work of Phintia, on its ruins loomed a long night of silence. Around the middle of the fifth century. A.D. Sicily suffered the attack from the Vandals, who in 468 AD managed to get hold of the whole island. In 491 Sicily was conquered by the Goths under the command of Theodoric. Between the fifth and sixth centuries the whole plain of Gela was revitalized by small harbors and towns such as Manfria. Between 535 and 878, years which mark the beginning and end of the Roman Empire domination on the island, the territory of Gela was inhabited by the Byzantines, followed by the Arabs, the Normans ( from 1061), and the Swabians. The Greeks had handed down to Gela many agricultural practices with regard to the introduction of grapes and olives, and the improvement of wheat, barley and beans crops. The painting consists of a main scene organized in two main sections: in the first section, referring to the late Roman Empire, Calvisio, a patrician in charge for the government of the Roman province in Sicily, represents the main element; in the second section, clearly referring to the Arab domination, the image of an emir stands out. The first section focuses on agriculture, particularly on the cultivation of wheat, evoked by the presence of two peasants. At the bottom, the artist represents the city of Rome an its buildings to convey the idea of its influence in the history of humanity. He also represents an eagle, symbol of the Roman legion, and the abbreviation for Senatus PopulusQue Romanus. The second section refers to the Arab domination in Sicily (in the ninth through eleventh centuries). It includes the hemispherical domes of the church of San Giovanni degli Eremiti in Palermo and emphasizes cotton farming in the Plain of Gela, brought about by Muslims. The church of San Biagio, an example of Arab-Norman architecture, is placed in small between the two figures of Calvisio and the Emir, and is an anticipation of the forthcoming Swabian domination of Sicily by Frederick II.
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11 - FONDAZIONE MEDIEVALE DI HERACLEA-TERRANOVA Fu durante la dominazione sveva della dinastia tedesca degli Hohenstaufen che Federico II, perseguendo una politica di potenziamento economico dell’agricoltura e di realizzazione di opere militari in zone economiche scoperte, fece edificare nel 1233, nella zona orientale di Gela, un castello, un “castrum federicianum”, che chiamò Heraclea, denominazione derivante forse dalla leggenda che attribuì al mitico Ercole l’edificazione di una città sulla collina. La denominazione, nei secoli successivi, fu abbandonata a favore di quella di Terranova. La fondazione di Heraclea-Terranova fu sicuramente un fatto epocale, un avvenimento di portata eccezionale per l’area geografica su cui sorse la città, interessata da una ripresa di nuovi raggruppamenti latino-cristiani dopo lo spopolamento dei precedenti insediamenti musulmani. Terranova, presidiata e difesa da fortificazioni e dotata di lì a poco di un approdo, il “Reale Caricatoio”, per il commercio di derrate e di merci, dopo pochi decenni divenne uno dei centri più popolosi di tutta la Sicilia. Heraclea-Terranova faceva parte del Val di Noto, uno dei tre compartimenti (Val di Noto, Val di Mazara e Val Demone) in cui l’Isola fu divisa in epoca normanna e che durò sino al 1812. Il maestro Occhipinti vuole rappresentare sinteticamente la storia di Heraclea-Terranova in epoca medievale con la raffigurazione di due importanti personaggi e di un gruppo di monumenti, ancora oggi in parte visibili. Infatti, disegna come vista dal mare la città con le mura di cinta, provviste di torri e bastioni, e con il “castrum” sul lato orientale. Continua con la raffigurazione in grigio chiaro del quartiere S. Agostino con la piazza omonima, i suoi edifici e le chiese di cui si riconoscono quelle di S. Agostino con l’attiguo convento, di S. Nicola di Bari e di Santa Lucia, queste ultime due da tempo inesistenti. Infine, nella porzione superiore della scena, sono raffigurati il “Castelluccio”, che si erge maestoso su uno sperone di roccia, e la cittadina di Butera, un tempo roccaforte normanna della Piana di Gela contro i musulmani. I due personaggi raffigurati, con colori a tinta calda, si riferiscono all’Imperatore e al Duca di Terranova. Il primo, Federico II di Svevia, è posto al centro su un trono, con la corona d’oro imperiale, lo scettro in una mano e il mondo con la croce nell’altra, simboli del potere da antico imperatore romano. Il secondo personaggio Don Diego Pignatelli Cortes d’Aragona, è posto all’interno di un ovale soprastante un complesso decorativo, in cui è raffigurato lo stemma della città-ducato di Terranova con la scritta riferita a Heraclea come città antichissima.
11 - MEDIEVAL RESETTLEMENT OF HERACLEA-TERRANOVA In 1233 the Swabian Hohenstaufen Frederick II built a federicianum castrum east of Gela. The place was called Heraclea, a name perhaps derived from the legend that attributed to the mythical Hercules the building of the city on a hill. The name was later changed into Terranova. The city was defended by fortifications and provided by a pier, the Reale Caricatoio, and became one of the most populous of Sicily. Heraclea-Terranova was part of the Val di Noto, one of the three compartments (Val di Noto, Val Demone and Val di Mazara) in which the island was divided during the Norman period until 1812. The artist represents synthetically the history of Heraclea-Terranova in medieval times. The city, with its walls, towers and bastions, is seen as looking at it from the sea. The castrum lays on the eastern side of the city. He uses light gray to reproduce the area of Sant’Agostino, with its square, buildings and the churches of Sant’Agostino, with its convent, and San Nicola di Bari and Santa Lucia which don’t exist anymore. In the upper section of the scene Occhipinti represents the Castelluccio, standing on a rock, and the town of Butera, settled as a Norman fortification to defend the Plain of Gela from the Muslim attacks. The two characters represented here are the Emperor and the Duke of Terranova. The first, Frederick II of Swabia, is sitting on a throne at the center of the scene; he is wearing a golden crown and is holding the imperial scepter with one hand and the world with the cross with the other, all symbols of power of the ancient Roman emperors. The second character, Don Diego Pignatelli Cortes of Aragon, is placed inside an oval above a decorative complex, which depicts the coat of arms of Terranova with the inscription referred to Heraclea as “a very ancient city”.
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12 - INCURSIONI DEI PIRATI IN SICILIA Per diversi secoli la Sicilia fu molestata dai pirati saraceni, che, partendo dalla “Barberia”, con base nelle città costiere di Algeri, Tunisi e Tripoli, arrivavano lungo le sue coste non solo per saccheggiarne villaggi e campagne, ma anche per farne prigionieri per il mercato di schiavi, seminando morte e distruzione. Pertanto, in Sicilia ma anche nei paesi costieri del sud della Penisola, si rese necessario pensare a un sistema di difesa, che garantisse i territori e l’incolumità della gente. In merito a questa impellente esigenza di tutela, tra il XV e XVI secolo, furono edificate delle torri costiere di difesa e di avvistamento che, poste in corrispondenza visiva l’una con l’altra, una volta avvistate le navi dei pirati, davano agli isolani ampia e rapida diffusione della notizia dell’imminente pericolo che giungeva dal mare. In ogni torre si faceva la guardia soprattutto da aprile a ottobre, poiché era il periodo delle scorrerie dei pirati che approfittavano della bella stagione e della gente che, occupata nelle attività agricole, si stabiliva nelle campagne. Nelle torri, in genere, prestavano servizio d’armi i “torrari” con caporali, artiglieri e soldati, che si avvicendavano nella guardia giorno e notte. Occhipinti ci propone una serie di riquadri che si riferiscono tutti al soggetto dei pirati saraceni nei mari di Sicilia. In particolare, in alto quasi al centro, è raffigurata la Torre di Manfria sulla cui sommità compaiono i “torrari” che si avvicendano a segnalare con fumo e fuoco l’imminente pericolo della scorreria corsara proveniente dal mare ad altre torri del circondario. Sulla parte sinistra del tondo sono raffigurati due personaggi intenti a discutere, mentre esaminano dei progetti per approntare la migliore difesa delle città e per costruire delle torri per la protezione delle coste; l’autore si riferisce a due importanti architetti, esperti in ingegneria militare, lo spagnolo Tiburzio Spannocchi e il fiorentino Camillo Camilliani, chiamati nella seconda metà del 1500 dalla Deputazione del Regno di Sicilia.
12 - PIRATE RAIDS IN SICILY For several centuries Sicily was harassed by Saracen pirates leaving from Algeri, Tunis and Tripoli so, between the fifteenth and sixteenth centuries, watch towers were built along the coasts and placed in correspondence with each other. The pirate raids occurred especially from April to October because of the season, when people involved in agriculture spent their time in the countryside. Occhipinti offers us a series of panels all related to the subject of the Saracen pirates in the seas of Sicily. He highlights the Tower of Manfria on top of which "torrari" (sentinels) take turns to report through smoke and fire the imminent threat of a pirate raid. On the left side of the painting Occhpinti depicts two characters studying projects in order to plan the best defense of the city and the location of the watchtowers. They represent the Spanish Tiburcio Spannocchi and the Florentine Camillo Camilliani, two important architects, experts in military engineering, in charge for the Reign of Sicily Deputation since the second half of the sixteenth century.
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13 - AMPLIAMENTO DELLA CITTA’ A OVEST Se si escludono insediamenti limitati sparsi nella campagna, si afferma che, fino alla seconda metà del Settecento, la città di Gela (Heraclea-Terranova) rimase all'interno della propria cinta muraria. La prima zona sulla quale dal 1766 in poi cominciarono a comparire veri e propri insediamenti abitativi, è quella a ovest delle mura federiciane, cioè la zona del Borgo. Essa fu divisa in due fasce; a sud il piccolo borgo "‘u Rabateddu", a nord il Borgo vero e proprio "'u Buvuru". Per rendere abitabile tale zona a ovest delle mura, si ricorse a una necessaria trasformazione dei luoghi poiché la zona, oggi a nord-est della villa comunale, era interessata da un avvallamento a forma di “V”, creatosi nel tempo e dovuto alla lenta erosione causata dello scorrimento delle acque piovane che si riversavano verso il mare e di cui il cosiddetto “Orto di Pasqualello” ne era il declivio naturale. In origine dunque si deve immaginare una trazzera che percorre tale zona scoscesa che scende per diversi metri per poi risalire gradualmente verso ovest, all’altezza dell’attuale Convitto Pignatelli, con un percorso accidentato e per niente proponibile nei periodi di pioggia. Pertanto, è presumibile che, prima o in seguito alla realizzazione dell’area urbana del Borgo, si sia iniziato a costruire l’attuale ponte ripieno per livellare la zona a nord del suddetto “orto” e quindi congiungere il centro murato, mediante una carrozzabile, con l’area a nord-ovest dell’attuale villa comunale dove nasceranno i quartieri S. Giacomo, S. Ippolito e Cimitero. Occhipinti realizza la rappresentazione prospettica di una Terranova, vista dal lato occidentale, con torri, bastioni e porte prospicienti la “Strada del Bastione”, oggi Via Matteotti; continua con la strada principale del Corso che, tramite Porta Licata, si collega a quella del Borgo denominata allora “Strada Borgo” che, negli anni a venire, prenderà le denominazioni di Via XX Settembre, Corso Vittorio Emanuele e, più recentemente, Corso Salvatore Aldisio. Alla radice della “Strada del Borgo” l’autore ci fa intravvedere, così come la immagina, la depressione dell’”Orto Pasqualello” con il ponte ripieno su cui disegna “’u cunnuttu”, cioè una condotta, che realmente è esistito fino a diversi decenni fa e che serviva a far defluire le acque piovane verso il mare. Inoltre, ai lati del ponte ripieno, a completamento del tondo, quattro contornati propongono le immagini più rappresentative dei quartieri a ovest della cinta muraria, quelli dei “Quattro Canti”, di “S. Giacomo” con l’antica Chiesa di “S. Jabechello”, del “Cimitero” con la vetusta chiesetta arabo-normanna di S. Biagio, e “do’ Cummittu” col convitto Pignatelli-Roviano. In alto, a centro della rappresentazione, infine, due stemmi sovrastano la tavola sinottica propostaci dall’autore, quello della famiglia Pignatelli, riconoscibile dalle tre piccole pignatte, una delle più antiche e potenti famiglie di Napoli proprietaria del “Feudo di Terranova”, e l’altro della città con l’emblema dell’aquila sveva.
13 - WESWARDS EXPANSION Until the second half of the eighteenth century, the city of Gela was limited to the area within its walls. The first settlements appeared around 1766 west of the Walls in the district called Borgo. It was divided in two areas: the southern, called Rabateddu, and the northern, called Buvuru. The area, which was affected by the slow erosion of the rain waters crossing the Orto Pasqualello and flowing to the sea, was gradually transformed into a urban space through the construction of a bank which allowed to join the western and the north-western areas of the city where the districts of San Giacomo, Sant’Ippolito and Cimitero will be built. Occhipinti represents Terranova as seen from the western side, with towers, gates and bastions overlooking the Strada del Bastione, today Via Matteotti. He continues with the main street, the Corso, which, through the Licata door, connects to the Strada del Borgo, and, in the years to come, will take the names of Via XX Settembre, Corso Vittorio Emanuele and, more recently, Corso Salvatore Aldisio. At the ending of the Strada del Borgo the author gives us a glimpse of the Orto Pasqualello with the bridge on which he draws “u cunnuttu," a water line existing until several decades ago, which was used to drain rainwater to the sea. At the sides of the bridge four frames propose the most iconic images of the districts located to the west of the city walls: Quattro Canti, San Giacomo with its ancient church of San Jabechello, Cemetery with the Arab-Norman church of San Biagio, and do' Cummittu with the boarding school Pignatelli-Roviano. On top, two coats of arms: the first, characterized by three small pots, belongs to the Pignatelli family, among the oldest and most powerful families of Naples and owner of the Feudo di Terranova; the other represents the city with the emblem of Swabian eagle.
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14 - RISORGIMENTO E UNITA’ D’ITALIA Nel marzo del 2011 Gela ha commemorato il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia e l’ha fatto a pieno titolo, con tutti i crismi della consapevolezza storica di una città che ha dato alla Patria un contributo importante di vite umane. Prima, durante il Risorgimento, la città mandò i suoi figli, con lo sprezzo della vita, a combattere lo straniero Borbone per la rinascita e la libertà della Sicilia, oppressa dalla tirannide; dopo, nell’epopea garibaldina e nelle battaglie dell’Esercito Nazionale del Regno d’Italia, i nostri concittadini diedero il loro contributo di sangue per l’Unità d’Italia e per la nascita della nazione. Sangue dei figli di Gela, inoltre, fu versato nella guerra di Libia e ancor maggiormente sui lontani confini dell’Italia di nord-est nella Grande Guerra contro lo straniero austriaco e le potenze imperiali. La celebrazione dell’Unità d’Italia a Gela è qui ricordata dal maestro Occhipinti attraverso la realizzazione di un acquerello in cui sono presentati dei personaggi che concorsero alla riunificazione di piccoli stati, spesso governati da stranieri, sotto la bandiera italiana. La scena è caratterizzata dalla presenza di una figura femminile, che rappresenta l’Italia, mentre sventola la bandiera tricolore con lo stemma sabaudo, con l’asta della stessa che lambisce le figure dei “Padri della Patria”: Vittorio Emanuele II, Giuseppe Mazzini, Camillo Benso di Cavour e Giuseppe Garibaldi. A essi si affiancano le figure di alcuni personaggi locali partecipi del Risorgimento e dell’Unità d’Italia; nella porzione superiore, a partire da sinistra per chi guarda, si vedono i garibaldini Calogero Barone, Giuseppe De Leito e Gaetano Antinori, mentre, più sotto a destra, compaiono i patrioti Giuseppe Navarra e Mario Aldisio Sammito. Nella parte centrale della scena, è rappresentato il Risorgimento siciliano con la bandiera italiana della Sicilia, riconoscibile dal simbolo della trinacria, che sovrasta e che addirittura con la sua asta infilza, in senso di sconfitta, la bandiera borbonica del Regno delle Due Sicilie. In basso al centro, la scena si chiude con la rappresentazione del logo ufficiale del 150º Anniversario dell'Unità d'Italia: tre bandiere tricolore sventolanti come raffigurazione dei tre giubilei del 1911, 1961, 2011, in un collegamento ideale tra le generazioni.
14 - RISORGIMENTO AND UNIFICATION OF ITALY In March 2011 Gela commemorated the one hundred and fiftieth anniversary of the Unification of Italy showing the historical consciousness of a city that has given the Country an important contribution of human lives. During the Risorgimento, the city had sent her sons to fight against the Bourbons for the freedom of Sicily; later, in the Garibaldi times and in occasion of the battles of the Kingdom of Italy National Army, our fellow citizens gave their contribution of blood for the unification of Italy and for the birth of the Nation. The sons of Gela gave their lives during the Libyan war, and also during the Great War. Occhipinti evokes the celebration for the Unification of Italy in Gela through this watercolor, in which he also presents the characters who contributed to the reunification of small states under the Italian flag. The scene is characterized by the presence of a female figure, representing Italy, while waving the tricolor flag with the royal coat of arms, whose pole is lapping the "Founding Fathers": Vittorio Emanuele II, Giuseppe Mazzini, Camillo Benso di Cavour and Giuseppe Garibaldi, together with some local characters who took part to the Risorgimento and the Unification of Italy. Top left, the Garibaldi’s volunteers Calogero Barone, Giuseppe De Leito and Gaetano Antinori; below right, the Patriots Giuseppe Navarra and Mario Aldisio Sammito. In the centre, the Sicilian Risorgimento is represented through the Italian flag of Sicily, characterized by its symbol, the Trinacria: its pole pierces the Bourbon flag, thus conveying the idea of the defeat of the Kingdom of the Two Sicilies. At the bottom, the scene includes a representation of the official logo for the 150th Anniversary of the Unification of Italy: three waving tricolor flags which represent the 1911, 1961 and 2011 jubilees as an ideal link between generations.
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15 - AGRICOLTURA E MARINERIA In questo acquerello, il maestro Occhipinti, con un‘efficacia notevole di sintesi storica e iconografica, ci propone un gruppo di scene che vogliono attestare alcuni principali aspetti dell’economia di Gela prima che, nella seconda metà degli anni Cinquanta, fosse stato scoperto il petrolio e quindi prima del successivo insediamento del petrolchimico. E sceglie l’agricoltura, riferendosi al cotone, e la marineria. In ambito agricolo, si ripercorre il processo produttivo legato al cotone, importato e coltivato qui originariamente dagli arabi, evidenziando prima un gruppo di contadini nell’atto della faticosa raccolta delle capsule dalle piante e poi della relativa lavorazione di sgranatura negli stabilimenti a vapore, di cui si vedono le ciminiere, per separarne la bambagia. La scena del processo produttivo si chiude con le immagini di alcune donne intente alla filatura. Dopo la sgranatura, con la separazione del cotone dalle piante, i fiocchi ottenuti erano stipati in sacchi di iuta, le cosiddette “balle”, che erano esportate in Italia e all’estero. In particolare, per mezzo di carretti, le balle di “malauggiu “, termine in vernacolo del cotone, erano trasferite nelle navi da carico attraccate al pontile sbarcatoio e, ancor prima della sua costruzione (avvenuta nel 1915), nel “Caricatore”, un riparo di scogli risalente al 1279 e funzionante fino ai primi decenni del Novecento nell’omonima contrada, nei pressi dell’attuale porto rifugio. Nella seconda parte della scena, l’autore, con la sua esperienza nella figurazione di diversi aspetti di tradizionali locali, raffigura un tratto del lungomare in cui s’intravvedono un ammasso di “scupazzu”, un derivato dalla palma nana, accatastato nei pressi di un magazzino e, in primo piano, due donne intente alla sua lavorazione. Infine, si propone l’argomento della marineria con le figure del pontile sbarcatoio, del palazzo della vecchia Dogana e dei bastimenti sulla spiaggia e ciò in relazione al fatto che Gela, fino al 1950, per la sua ubicazione costiera, rappresentava un importante centro commerciale della Sicilia sud-occidentale, infatti, per un raggio di quaranta chilometri, la sua rada era il naturale sbocco della produzione di tutto il circondario.
15 - AGRICULTURE AND NAVY Antonio Occhipinti depicts a series of scenes describing economy in Gela before the discovery of oil and the consequent installation of a refinery in the second half of the fifties. He privileges agriculture with particular attention to cotton growing, and the navy. As for agriculture, Occhipinti traces the cotton production process, whose plant had been imported by Arabs; he highlights a group of farmers in the act of collecting capsules from the plants, and processing them in steam factories, whose chimneys are visible. The scene also shows the images of some women working on the the spinning process. Cotton was then packed in jute bags, the so-called balle, which were exported to Italy and abroad. Balle of malauggiu, a vernacular term for cotton, were transferred to the cargo ships docked at the pier Sbarcatoio built in 1915, and to the Caricatore before, a shelter of rocks dating back to 1279 and running until the early decades of the twentieth century in the homonymous district. In the second part of the scene, the artist depicts a section of the seafront where two women are working a pile of scupazzu, derived from the dwarf palm, which is piled near a warehouse. Finally, Occhipinti proposes the topic of the navy with the images of the pier, the palace of the old Customs and the ships on the beach, thus conveying the message that until 1950 Gela was an important trade center for the south-western Sicily because of its location.
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16 - PRIMA GUERRA MONDIALE La Prima Guerra Mondiale, conosciuta anche come Grande Guerra o Guerra di Trincea, sconvolse il mondo tra il 1914 e il 1918 e vide impegnate ventotto nazioni. A contrapporsi in quello che divenne il primo conflitto mondiale furono due grandi schieramenti: Gran Bretagna, Francia, Russia, Italia e Stati Uniti che costituirono le Potenze Alleate da una parte, e Germania, Austria-Ungheria, Turchia e Bulgaria che costituirono gli Imperi Centrali dall’altra. La guerra durò quattro anni, tre mesi e quattordici giorni con più di trentasette milioni di vittime tra le forze di terra e quasi dieci milioni di morti tra la popolazione civile. Il 24 luglio del 1927 in contrada “Molino a Vento” si svolse una patriottica manifestazione in cui furono inaugurati il “Parco delle Rimembranze” e il monumento ai caduti terranovesi della Grande Guerra. Ogni albero piantato nel parco riportava delle targhe smaltate con i nominativi dei gelesi che combatterono contro lo straniero austriaco. Il monumento, opera dello scultore palermitano Pasquale Civiletti, è costituito da una stele in pietra calcarea, alta circa 5 metri con la scritta “Agli artefici della vittoria”, un fante di bronzo e, ad ornamento, quattro bombe cimeli di guerra. Occhipinti, riporta nella parte sinistra del tondo tale monumento, facendolo seguire dal busto di Giovanni Guccione, Medaglia d’Oro al valor militare, e da una figura centrale raffigurante la “Vittoria alata”. Nella parte centrale dell’acquerello sono raffigurati il busto di Gaetano Casciana, tenente del Regio Esercito Italiano caduto a Trieste nel 1920, e il monumento in Piazza S. Francesco dedicato ai due citati eroi, monumento realizzato nel 1937 e demolito nel 1953. Infine, nella parte superiore del tondo sono raffigurati la bandiera italiana con lo stemma sabaudo, il re Vittorio Emanuele III e la regina Elena, mentre in basso è abbozzata una scena di guerra con un carro armato e dei fanti italiani.
16 - WORLD WAR I On July 24, 1927 the Parco delle Rimembranze (Memorial Park) and the monument to the War dead were inaugurated with a patriotic ceremony in the district of Molino a Vento to remember the Great war. On the left Antonio Occhipinti depicts the War dead monument, together with the bust of Giovanni Guccione, gold medal for military valor, and a central image representing the Winged Victory. In the centre, the bust of Gaetano Casciana, Lieutenant of the Royal Italian Army who fell in Trieste in 1920, and the monument in Piazza S. Francesco dedicated to the two heroes, built in 1937 and demolished in 1953. On top, the Italian flag with the Savoy coat of arms, as well as King Vittorio Emanuele III and Queen Elena; below, a scene of war, with Italian tank and infantry.
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17 - SECONDA GUERRA MONDIALE – LA BATTAGLIA DI GELA Nell’acquerello il maestro Occhipinti ci propone l’evento dello sbarco americano a Gela del 10 luglio 1943 con una serie di riquadri su cui predomina la scena della “Battaglia di Gela” con soldati italiani e tedeschi da una parte e quelli americani dall’altra. Nella parte superiore del tondo sono raffigurati il “Castelluccio” e alcuni fortini, disposti a caposaldo, nella Piana di Gela; subito sotto compaiono due fanti italiani, con una mitragliatrice “Breda” nel mezzo di una battaglia, e il busto del Gen. Alfredo Guzzoni comandante della VI Armata italiana in Sicilia. Il riquadro è completato dalla figurazione di un carro armato “Tigre” della divisione tedesca “H. Goering”. Nella parte sinistra della scena, vicino il riquadro della facciata principale della Chiesa Madre, compare la figura del Gen. George Patton, comandante della VII Armata americana sbarcata nel Golfo di Gela; seguono, immediatamente sotto, la rappresentazione dello sbarco di soldati da una nave americana e le immagini di una battaglia aerea tra forze contrapposte. Al centro della scena si osserva il pontile sbarcatoio con l’immagine di un’esplosione che ne distrugge la parte centrale. Infine, un particolare, posto vicino la raffigurazione della Chiesa Madre, che merita risalto è quello del piccolo triangolo che racchiude un occhio; l’autore, condividendo una recente opinione di alcuni studiosi, ha raffigurato volutamente questo simbolo come emblema dell’iconografia massonica e ciò in relazione ad una probabile partecipazione della massoneria di Gela, qui di antica tradizione, al favorimento dello sbarco alleato in Sicilia in concorso coll’”intelligence” anglo-americana.
17 - WORLD WAR II – THE BATTLE OF GELA Occhipinti represents the American landing in Gela, occurred on July 10, 1943, with a series of panels; among them, the most outstanding depicts the Battle of Gela where Italian and German soldiers are facing the American troops. On top, the Castelluccio and some forts, organized in stronghold, on the Plain of Gela; just below, two Italian soldiers in a battle with a Breda machine gun, the bust of General Alfredo Guzzoni, commander of the Sixth Army in Sicily, and the tank Tiger belonging to the German division H. Goering. On the left, near the image of the Cathedral Church main facade, Occhipinti depicts General George Patton, commander of the U.S. Seventh Army which landed in the Gulf of Gela; below, the landing of the American troops and an aerial battle between conflicting forces. In the centre, the pier Sbarcatoio being partly destroyed by an explosion. Finally, attention goes on a small triangle enclosing an eye; the artist, sharing the recent opinion of some scholars, means this symbol as an emblem of the Masonic iconography which is used to suggest the possible support given by the local Freemasonry to the Allied forces who were able to beach their invasion forces at Gela.
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18 - ALDISIO E LA RICOSTRUZIONE DEL DOPOGUERRA Il tondo proposto da Antonio Occhipinti si riferisce alla figura di Salvatore Aldisio (1890-1964) e alla sua opera nei confronti di Gela nel dopoguerra. Aldisio ha rappresentato una figura chiave della storia siciliana al punto che si considera padre dell’autonomia regionale; è stato quindi un personaggio autorevole, ma lo è stato anche in ambito nazionale per il suo impegno allo sviluppo democratico del Paese. Deputato del Partito popolare nel 1921, fu uno dei maggiori organizzatori del movimento di Luigi Sturzo in Sicilia. Durante la sua militanza politica, diverse e importanti sono state le cariche cui fu chiamato dallo Stato: Prefetto di Caltanissetta, Alto Commissario per la Sicilia, Ministro dei Lavori Pubblici e della Marina Mercantile e, infine, Vicepresidente del Senato della Repubblica. In particolare, durante la carica di ministro nel dicastero dei LL.PP., Aldisio fu ispiratore di un notevole rinnovamento urbanistico di Gela con la realizzazione di opere importanti come il Villaggio Aldisio, il Lungomare, il Porto rifugio, il Municipio, il Museo Archeologico, le chiese di S. Giacomo e di S. Domenico Savio, la Diga Disueri sul fiume Gela, alcuni edifici scolastici, ecc. Alcune figure di tali opere sono riportate nel tondo. In occasione di questa rivisitazione della figura di Salvatore Aldisio, si vuole qui proporre un brano tratto da un opuscolo, edito dal politico negli anni Quaranta, dal titolo “Ricordi di una grande battaglia”, che così recita: “Gela sarà la pietra di paragone, il dato di riferimento, la zona pilota alla quale guarderanno con ansioso interesse gli studiosi dei problemi economici e quanti chiedono e sperano di vedere finalmente redento il Mezzogiorno d’Italia che, rinnovato, irrobustirà l’economia generale di tutto il Paese”. “Gela - ne sono sicuro - non verrà meno a questo alto mandato che la Nazione e la Regione le affidano”. Il brano continua con un augurio alla città; “Già, con gli occhi della fantasia, io precedo i tempi. Vedo finalmente il povero aggregato di case nel quale sono nato, e dove molto ho sofferto, faticato e lottato, insieme a tutti coloro che hanno cooperato per il suo rinnovamento, avviarsi a giorni veramente migliori; vedo il modesto comune della mia fanciullezza, con volto interamente rinnovato, avviarsi all’antico splendore della gloriosa città mediterranea, le cui “immanes ruinae” destarono una profonda emozione nell’animo di Cicerone. Vedo la nuova città, attiva e pròspera, specchiarsi su quel mare che, dopo l’ultimo crudele conflitto, torna a essere una pulsante arteria di traffici, e a ricordarsi, attraverso questa comunione di popolo nel lavoro, di essere stato “acua lustrale” alla Religione che ha dato al mondo il dono delle più alte idealità umane”. “Iddio illumini le nuove vie segnate alla città: coloro che sapranno percorrerle con passo deciso e con l’animo sgombro da ogni meschino egoismo, lo porteranno verso l’adempimento della giustizia sociale, che è nella legge di Dio e nell’ansia degli uomini”. Il brano, che si può considerare come testamento morale di Aldisio lasciato ai politici gelesi e alla città, purtroppo è rimasto misconosciuto e ampiamente disatteso.
18 - ALDISIO AND THE POST-WAR RECONSTRUCTION The painting refers to Salvatore Aldisio (1890-1964) enhancing his committment in improving the city of Gela after the war. Aldisio had a key role in the history of Sicily and he is considered as the father of regional autonomy, also being caught up in the democratic development of the country. Deputy for the People's Party in 1921, involved by Luigi Sturzo and his political movement, he was Prefect of Caltanissetta, High Commissioner for Sicily, Minister of Public Works and Merchant Marine and, finally, Vice-President of the Senate of the Republic. As the minister Public Works, Aldisio fostered a remarkable urban renewal of Gela with the construction of important works such as the Villaggio Aldisio, the Lungomare promenade, the Pier, the Town Hall, the Archaeological Museum, the churches of San Giacomo and San Domenico Savio, the Disueri Dam on the river Gela, as well as some school buildings.
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19 - TURISMO ARCHEOLOGICO E BALNEAZIONE Antonio Occhipinti ci presenta un tondo che intitola “Turismo archeologico e Balneazione” come a voler enfatizzare due importanti cardini su cui si sarebbe dovuta basare l’economia di Gela anziché su quella derivante dal petrolio che ha portato, sì il benessere, ma purtroppo assieme ad esso l’inquinamento e, cosa peggiore, un’involuzione culturale che mal ha inciso sulla civiltà della popolazione trasformando la città sotto certi aspetti in un luogo invivibile. E pensare che il vero “petrolio” per Gela era rappresentato (e lo è ancora) dai beni culturali e dall’ambiente: gli uni e l’altro invece sono stati violentati a discapito maggiormente delle prossime generazioni. L’autore sicuramente propone questo soggetto per ricordare ai governanti di controllare e tutelare l’ambiente oltre a riappropriarsi del patrimonio archeologico e monumentale, patrimonio spesso lasciato all’inesorabile usura del tempo e, peggio ancora, all’insipienza delle istituzioni. Le icone qui raffigurate, sono state disegnate tutte con colori densi per dar loro una maggiore incisività visiva; monumenti, reperti archeologici e museo da una parte, dall’altra il mare con le barche e lo stabilimento balneare “La Conchiglia”, oggi un relitto di cemento armato pieno di ricordi, un monumento alla modernità, usurato dal tempo e finito miseramente per l’incuria e la stoltezza di quanti avrebbero dovuto salvaguardarlo.
19 - ARCHAEOLOGICAL AND SEASIDE TOURISM Antonio Occhipinti means archaeology and seaside tourism as the original economic resources for Gela, which were later integrated by black gold. Vivid colours give images a higher strength: archaeology on one side, boats and the beach establishment La Conchiglia on the other. The artist seems to convey the message that it is important to control and protect the environment and to preserve the archaeological heritage from sinecure and time corruption.
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20 - MATTEI E IL PETROLCHIMICO Così come ha fatto per Salvatore Aldisio, il maestro Occhipinti, da gelese ma anche come ex dipendente del petrolchimico, ha voluto ricordare la figura e l’opera di Enrico Mattei (1906-1962) nei confronti di Gela, proponendone il busto sulle immagini del pontile, del porto isola, delle trivelle, degli impianti e delle ciminiere, ma anche sulle figure della Chiesa Madre e del Municipio, simboli dell’antico e del moderno di Gela. Inoltre, in basso a sinistra nel tondo, è raffigurata l’antica Diga di Grotticelle sul fiume Gela, prima opera in muratura in Sicilia realizzata dal Duca di Terranova nel 1563, e ciò per mettere in risalto l’antica economia agricola della città e del suo territorio nel tempo in cui, con la costruzione dello sbarramento, si produsse una svolta per migliorare e razionalizzare l’uso delle acque del fiume per irrigare e rendere più produttiva la coltivazione dei campi. Due economie, quindi, l’una di antica tradizione, legata all’agricoltura e l’altra moderna, legata al petrolchimico, siglata con la figura del “drago-cane nero a sei zampe”, il logo ufficiale dell’ENI.
20 - MATTEI AND THE REFINERY Occhipinti, as a former employee of the local ENI refinery, remembers Enrico Mattei (1906-1962) and his work for Gela. The artist proposes his bust over the images of the pier, the harbor, the drills, the plant and the smokestacks, but also on the images of the Cathedral Church and the Town Hall, which represent respectively the modern and the ancient symbols of Gela. At the bottom left, the ancient Grotticelle Dam on the river Gela, the first masonry work in Sicily realized by the Duke of Terranova in 1563: the artist seems to emphasize the ancient agricultural economy of the city and its territory at a time when the construction of the dam represented a turning point in the improvement of the use of the river water for agriculture. In short, a two-sided economy; linked to agriculture and to the ancient tradition on one.
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21 - UN SECOLO DI PERSONAGGI GELESI Il maestro Occhipinti con questo tondo propone una serie di personaggi che dal 1800 a oggi si sono distinti nei diversi campi della società gelese. Così, dalla politica all’arte e dalla cultura alla religiosità, il pittore presenta figure di personaggi che hanno lasciato traccia della loro opera, forse con la segreta speranza di riguadagnare la storia recente della nostra città, avvolta da eventi sociali ed economici che hanno dato purtroppo risultati illusori e lontani da tutte quelle virtù morali che rappresentano l’elemento indispensabile nella costruzione della civiltà di un popolo. Sono undici busti di personalità che, in sequenza circolare, ne contornano altri tre posti a centro per un totale di quattordici personaggi che, grazie a un sapiente dosaggio di colori a diversa tonalità, si evidenziano nei tratti caratteristici del loro viso. E se il maestro li ha raffigurarli è bene che di essi si faccia menzione iniziando con il personaggio posto al centro della tavola: - il Cardinale di Santa Madre Chiesa, Antonio Maria Panebianco (1808-1885); - il Sindaco Cav. di Gran Croce della Corona d’Italia Comm. Antonino Nocera (1850-1930) (per chi guarda a sinistra del cardinale); - il Garibaldino Giuseppe De Leito (1839-1913) (a destra del cardinale); A iniziare dal busto posto sotto il cardinale, in sequenza antioraria, si menzionano: - il pittore, farmacista Dott. Salvatore Solito (1906-1983); - il Podestà Prof. Giuseppe Navarra (1888-1961); - il fotografo Comm. Attilio Guglielmino (1910-2000); - il cultore di patrie memorie Salvatore Damaggio Navarra (1851-1928); - il Sindaco Cav. Giacomo Navarra Bresmes (1865-1911); - l’On.le Salvatore Aldisio (1890-1964); - il cultore di patrie memorie Rev. Luigi Aliotta (1906-1961); - il patriota risorgimentale Giuseppe Navarra; - il patriota e scrittore Mario Aldisio Sammito (1835-1902); - il tenore di fama internazionale Cav. Gaetano Ortisi (1844-1929); - lo scrittore Dott. Francesco Savà (1895-1960).
21 - FAMOUS PEOPLE OVER ONE CENTURY Occhipinti presents here a series of famous people from Gela that, starting from 1800, have become popular in the fields of politics, arts, culture and religion. There is a series of eleven busts placed in a circular sequence, surrounding a group of three placed in the centre. Their features are highlighted by a good balance of colors. Starting from the center, they are: -Antonio Maria Panebianco, Cardinal (1808-1885); -Antonino Nocera, Mayor and Grand Cross Knight of the Crown of Italy (1850-1930), on the left of the Cardinal; -Giuseppe De Leito, soldier in Garibaldi’s army (1839-1913), on the right of the cardinal. Below the Cardinal, in a counterclockwise sequence: -Salvatore Solito, painter and chemist (1906-1983); -Giuseppe Navarra, mayor (1888-1961); -Attilio Guglielmino, photographer (1910-2000); -Salvatore Damaggio Navarra, scholar (1851-1928); -Giacomo Navarra Bresmes, mayor (1865-1911); -Salvatore Aldisio, politician (1890-1964); -Luigi Aliotta, priest and scholar (1906-1961); -Giuseppe Navarra, Risorgimento patriot; -Mario Aldisio Sammito, patriot and writer (1835-1902); -Gaetano Ortisi, tenor (1844-1929); -Francesco Savà, writer (1895-1960).
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22 - PERSONAGGI DELLA STORIA DI GELA Con questo ovale, il maestro Occhipinti termina il percorso storico-figurativo di Gela e del suo territorio; percorso che ha visto i maggiori personaggi e gli eventi più rappresentativi della storia millenaria di Gela. Utilizzando sempre la sua sensibilità coloristica, a volte stemperata da una dettagliata modulazione delle velature e delle trasparenze, il pittore acquarellista raffigura, in alto al centro, il busto di Salvatore Aldisio che sovrasta due opere edilizie del suo tempo: la chiesa di S. Giacomo e il Municipio, dietro il quale, fa trasparire alcuni impianti e la torcia del petrolchimico come a voler coinvolgere l’autorevole politico gelese alla svolta economica industriale della città negli anni Sessanta. Si passa alla raffigurazione di Federico II, della chiesetta di S. Biagio, preesistente all’imperatore, del “castrum”, del “Castelluccio” (ambedue di epoca federiciana) e della Torre di Manfria, edificata in epoca successiva. Si va poi indietro nel tempo, arrivando fino all’epoca greca con la raffigurazione di Eschilo, di Gelone e degli ecisti Antifemo e Entimo, fondatori di Gela nel 688 a.C. A essi seguono le figure delle fortificazioni di Capo Soprano, dei templi greci dell’acropoli, di alcuni prodotti della coroplastica geloa e di due monete, una di Gela e l’altra di Siracusa. L’esterno dell’ovale è completato con la raffigurazione di un grappolo d’uva da una parte e un mazzo di spighe dall’altra, due classici prodotti dell’economia agricola di Gela. Infine, due putti sostengono un elemento decorativo con l’emblema della città con la scritta HERACLEA CIVITAS ANTIQUISSIMA, l’antica e primigenia denominazione medievale di Gela. 22 - Characters of the history of Gela With this oval, the master Occhipinti ends the historical-figurative journey of Gela and its territory which has seen the major characters and the most representative events of the thousand-year history of Gela. Always using his color sensitivity, sometimes diluted by a detailed modulation of the glazes and transparencies, the watercolourist painter represents, in the upper center, the bust of Salvatore Aldisio which dominates two building works of his time: the church of San Giacomo and the Town Hall; behind the latter, he reveals some plants and the torch of the refinery plant as if to involve the authoritative politician from Gela in the industrial eco-nomic breakthrough of the city in the sixties. We then move on to the representation of Frederick II, of the church of San Biagio, preex-isting to the emperor, of the "castrum", of the "Castelluccio" (both of the Federician era) and of the tower of Manfria built in the following period. We then go back in time, up to the Greek era with the depiction of Aeschylus, Gelon and the ecists Antìfemo and Entìmo, founders of Gela in 688 BC. These are followed by the images of the fortifications of Capo Soprano, the Greek temples of the acropolis, some products of the geloa coroplastic art and two coins, one from Gela and the other from Syra-cuse. The exterior of the oval is completed with the representation of a bunch of grapes on one side and a bunch of ears on the other, two classic products of the agricultural economy of Gela. Finally, two cherubs support a decorative element with the emblem of the city bearing the inscription HERACLEA CIVITAS ANTIQUISSIMA, the ancient and primeval medieval name of Gela.
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