150° Unità d'Italia a Gela

 

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TERRANOVA E I MOTI DEL 1848


Nel 1898 nella città di Palermo si svolgevano i festeggiamenti per la ricor-renza del 50° anniversario dei moti siciliani, avvenuti nel gennaio 1848, contro l’oppressore borbonico. In quel mese proprio a Palermo era scop-piato il primo tra i tanti moti del Quarantotto: primo, non solo fra i moti italiani, ma anche fra quelli europei. Fu questa città che, dopo il fallimento dell’insurrezione messinese del 1° settembre del 1847, assunse funzione guida, nella Sicilia, contro la dominazione borbonica; prova ne sia che il 9 gennaio a Palermo venivano affissi i manifesti con cui i rivoluzionari chiamavano i Siciliani alle armi. Il movimento insurrezionale, diretto agli inizi dal La Masa e da Rosolino Pilo, ed in seguito da un comitato generale presieduto da Ruggero Settimo, sconfisse il 24 gennaio le truppe napole-tane di Ferdinando II, re del Regno delle Due Sicilie, le quali dopo quattro giorni di resistenza erano costrette ad evacuare la città. Che a Terranova, il 28 gennaio dello stesso anno, una guarnigione militare borbonica veniva sgominata dalla folla capitanata dal cav. Giacomo Navarra Navarra, reduce da Palermo dove aveva partecipato all’insurrezione. Intanto, a Palermo il 2 febbraio seguente veniva formato un governo provvisorio siciliano e il 28 marzo, dopo il ritiro dall’lsola dei Borboni, si costituiva il Parlamento Siciliano, di cui facevano parte come deputati il terranovese Cav. Giacomo Navarra Navarra, in qualità di rappresentante del Comune, e i due concittadini Giuseppe Di Menza Vella e Tomaso Corvisieri in qualità di rappresentanti distrettuali, in sostituzione dei rinunziatari Andrea Francesco Mallia e Giuseppe Navarra Iacona. Altro deputato della zona era Tommaso Masaracchio di Niscemi, il quale si era distinto durante le giornate della rivoluzione a Palermo contro l’esercito borbonico. Il parlamento, dichiarata decaduta la dinastia borbornica, il 13 aprile 1848 conferiva a Ruggero Settimo la reggenza dell’lsola in qualità di Presidente del Regno. Durante questo periodo, nei vari comuni dell’Isola. si costituiva la Guardia Nazio-nale, chiamata anche guardia civica, sull’esempio di quella già importata in Sicilia dai Francesi nel 1796: un corpo armato di cittadini reclutato all’interno dei comuni dell’Isola per mantenere l’ordine pubblico e difendere la pubblica libertà. Anche a Terranova prendeva vita, a partire dal 17 marzo del 1848, un corpo armato di cittadini composto da un battaglione di sei compagnie, ognuna delle quali era così costituita: 1.09 militi, 8 caporali, 1 foriero, 4 sergenti maggiore, 1 sergente e 4 graduati: 1 alfiere, un 1° tenente, un 2° tenente e un capitano. Il battaglione era comandato da un maggiore e da un aiutante maggiore. Le ultime due cariche erano rive-stite, rispettivamente, dal marchese di Torreforte Francesco Mallia e dal cav. Giacomo Navarra Navarra. Affiancava questo corpo armato un Comi-tato di Difesa e Sicurezza pubblica la cui presidenza veniva affidata al menzionato cav. Navarra. La situazione sociale a Terranova grazie alle dette istituzioni si normalizzava, onde, i1 18 luglio, il Consiglio civico, con a capo il presidente Carlo Navarra Iacona, riprendeva l’attività amministrativa. Mentre nel Parlamento Siciliano s’erano insediati uomini, in mas-sima parte provenienti dall’aristocrazia ma che comunque avevano partecipato da protagonisti ai moti siciliani, viceversa, la stragrande maggioranza degli aristocratici dell’lsola s’era posta a capo della Guardia Nazionale, dei comitati di difesa e delle civiche amministrazioni. Questa folta schiera era la stessa che fino ad allora aveva affiancato i Borboni, salvaguardando i propri interessi e privilegi a danno delle classi meno abbienti che soltanto con la fine del dominio borbonico avrebbero potuto aspirare ad una democratizzazione della vita pubblica, alla giustizia sociale e alla perequazione economica. Per questi aristocratici, neoconvertiti alla causa della rivoluzione, l’allontanamento dei Borboni assumeva un’importanza particolare; non tanto perché la Sicilia diventava indipendente dal resto della penisola ma perché, nella transazione di governo, potevano aspirare al consolidamento del loro dominio sociale ed economico. Infatti, se sotto i Borboni erano riusciti a salvaguardare la posizione elitaria, liberati dal controllo regio, pensavano di consolidare il loro stato di privilegiati. Il nuovo Stato nasceva su basi ibride, per cui, già nel 1849 le profonde di-vergenze tra le masse popolari e i Baroni si acuirono spaccando il fronte dell’unita rivoluzionaria, per cui, l’esercito isolano, nel maggio dello stesso anno, subiva una dura sconfitta ad opera delle forze Borboniche che rien-travano nell’Isola comandate dal generale Carlo Filangieri, principe di Satriano. Il 15 maggio i liberali a Palermo venivano sanguinosamente deci-mati dalle truppe borboniche di Ferdinando II che di lì a pochi giorni, si impadroniva di tutta la Sicilia, instaurando un regime di polizia. Anche a Terranova, che nell’aprile del 1849 correva il rischio d’essere bombardata dalle navi del Filangieri, evitò il pericolo grazie all’azione del concittadino conte Angelo Panebianco. L’episodio viene citato da Salvatore Damaggio Navarra nelle sue Memorie Gelesi del 1896, a pag. 76, dove si legge: << Nell’aprile del 1849, in cui Satriano aveva disposto bombardare la nostra città, ostinata nel mostrarsi ribelle alla corona, egli a tutt’uomo, con efficaci preghiere e calde lacrime, rammollendo l’animo dell’indispettito principe, ottenne che il patrio suolo non divenisse un mucchi di fumanti rovine… >>. I capi della rivolta, grazie all’azione mediatrice della diplomazia inglese, ebbero la possibilità di salvarsi; 43 di loro, tra i più compromessi, pur di non sottostare nuovamente ai Borboni, preferivano espatriate dall’lsola prendendo la via dell’esilio a Malta. Tra gli esuli. si trovavano sei cittadini terranovesi: Giuseppe Navarra, Giacomo Navarra Navarra, Gaetano Navarra Bivona e i tre fratelli Cammarata Scovazzo: Carmelo, Francesco e Lorenzo. I primi tre non ritornarono più a Terranova nè in vita nè in morte. il Comune, tempo dopo, a ricordo di questi patrioti, avrebbe murato una lapide nel vestibolo del vecchio Municipio. Questa lapide, con i nomi dei patrioti del 1848, assieme ad altre (si ricordano ad esempio quelle riferite ai garibaldini terranovesi e al sindaco Giacomo Navarra Bresmes) sono andate purtroppo perdute (sic), verso il 1950, durante i lavori per la costruzione del nuovo municipio. Fin qui abbiamo riassunto i fatti più importanti dei moti siciliani del 1848 con voluti riferimenti alla nostra città. Ritornando ai festeggiamenti del 1898 a Palermo, indicati all’inizio di questo capitolo, aggiungiamo che la loro preparazione fu affidata ad un comitato presieduto da Giulio Benso, duca di Verdura. Questi, tramite il responsabile dell’archivio provinciale di Caltanissetta, richiedeva al nostro Comune di inviare oppoeruna documentazione relativa ai suddetti moti concernenti il periodo compreso tra il 12 gennaio 1848 e il mese di aprile dell’anno successivo; poco appresso veniva richiesto il ritratto del defunto deputato terranovese, cav. Navarra, membro del Parlamento Siciliano nel periodo 1848-49. Effettivamente, tramite il Comune, la moglie inviava il titratto. Il sindaco dell’epoca, Comm. Antonino Nocera (lo stesso che tempo dopo, nel 1926, riceveva il titolo di Cavaliere Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia), da parte sua aderì alla richiesta, e invio all’archivio provinciale una relazione contenente la descrizione dei fatti più importanti avvenuti a Terranova nel periodo suddetto, assieme ad una lista di nominativi di persone che, con ruolo vario, avevano partecipato agli eventi. La stessa, conservata in copia negli archivi del nostro Comune, viene qui di seguito riprodotta:

<< Comune di Terranova di Sicilia, notizie sui moti siciliani del 1848-49. >> << 1) Guarda Nazionale. 2) Comitato di difesa. 3) Consiglio civico. 4) Magi-strato municipale. 5) Capitano giustiziere. 6) Deputato al Parlamento sici-liano. 7) Mutuo forzoso. 8) Cittadini compromessi. 9) Legione arrollatasi dopo il saccheggio di Messina. >> << N° 1. Guardia Nazionale del 1848 nel Comune di Terranova. La Guardia Nazionale del 1848 componevasi di un battaglione di sei Compagnie comandate dal seguente personale: Maggiore — Mallia Francesco Marchese di Torreforte. Aiutante Meggiore - Navarra Navarra Cav. Giacomo. >> - << Prima Compagnia: Capitano Di Menza Salvatore. 1° Tenente — Regaud Gaetano. 2° Tenente – Demaria Silvestre. Alfiere - Ventura Salvatore. >>
<< Eletti dalla Commissione per la scelta dei graduati con verbale 9 marzo 1848. »
<< Seconda Compagnia: Cepitano Zangara Ignazio. 1° Tenente Di Bartolo Fortunato. 2° Tenente Solito Angelo. Alfiere Aldisio B.ne Francesco. >>
<< Eletti come sopra con verbale n marzo 1848. >> 1
<< Terza Compagnia: Capitano - Bresmes Francesco. 1° Tenente Solito Vincenzo. 2° Tenente Di Menza Gaetano. Alfiere Solito Giuseppe. »
<< Eletti come sopra con verbale 12 marzo 1848. >>
<< Quarta Compagnia: Capitano - Candioto Giacomo Emanuele. 1° Tenente - Di Bartolo Morselli Giovanni. 2° Tenente - Di Bartolo Calogero. Alfiere Paci Luigi. >>
<< Eletti con verbale 14 marzo 1848. >>
<< Quinta Compagnie: Capitano - Bresmes Felice. 1° Tenente — Comunale Rosario. 2° Tenente — Di Bartolo Vincenzo. Alfiere - Giurato Giacomo. >>
<< Idem 8 aprile 1848. >>
<< Sesta Compagnia: Capitano - Di Menza Cauchi Giuseppe. 1° Tenente - Vella Francesco. 2° Tenente - Cannizzo Michelangelo. Alfiere — Catalano Rosario. >>
<< Idem 17 marzo 1848. »
<< Osservazione: La Guardia Nazionale di questa Città seppe mantenere l’ordine, e tenne desto lo spirito pubblico, a pro della causa Siciliana con un servizio esemplare ed inappuntabile, tanto che il Ministero dell’Interno col foglio 6 Luglio 1848 comunicato dal Commissariato del potere esecutivo della valle di Caltanissetta, ebbe per la medesima parole di alto encomio. >>
<< N° 2. Componenti il Comitato di difesa e sicurezza pubblica in Terranova - 1848: 1 Navarra Navarra Giacomo Presidente. 2 Navarra Iacona Carlo V.e Presidente. 3 Mallia Cav. Salvatore membro. 4 Di Menza Salvatore idem. 5 Di Menza Giuseppe idem. 6 Rosso Cav. Enrico idem. 7 Bivona Antonino idem. 8 Zangara Ignazio idem. 9 Aldisio B.ne Francesco idem. 10 Moscato Can.co Giovanni idem. Bresmes Francesco idem. 12 Di Bartolo Francesco idem. 13 Cammarata Scovazzo Francesco idem. 14 Caruso Gaetano idem. 15 Navarra Bivona Francesco idem. 16 Solito Filippo Segretario. »
<< Dagli atti di questo archivio non risulta alcun verbale d’elezione. >>
<< Osservazioni: Il Ministro dell’Interno col foglio 6 Luglio 1848 ebbe parole di encomio per i componenti il Comitato, i quali in modo inappuntabile eseguirono le disposizioni emanate dal nuovo Governo. Il Commissario del Potere Esecutivo della Valle di Caltanissetta ebbe anche ad esternare la sua soddisfazione al Comitato pel mantenimento dell’ordine in questo Comune. >>
<< N° 3. Consiglio Civico del Comune di Terranova 1848. >>
<< Il Consiglio Civico era formato di N° 60 Consiglieri il cui Presidente era il Sig. Navarra lacona Carlo ed il Sig. Navarra Vara Francesco V.e Presidente. >>
<< N° 4. ll Magistrato Municipale era cosi composto: Navarra Iacona Carlo Presidente. Rosso Cav. Enrico - Giurato. Malambri Paolo - idem. Russo Vincenzo - idem. »
<< Si misero in esercizio il 18 Luglio 1848. »
<< N° 5. Capitano Giustiziere: Sig. Navarra Navarra Carlo. Eletto dal Ministero il 3 Settembre 1848. >>
<< N° 6. Deputato al Parlamento Siciliano: Rappresentante Comunale Navarra Navarra Cav. Giacomo eletto il 15 marzo 1848. Rappresentante Comunale - rieletto nel 1849 con verbale del 2 Febbraio. Rappresentanti Distrettuali - Andrea Francesco Mallia marchese di Torreforte. Navarra Iacona Giuseppe. Verbale 16 marzo 1848 (Per la rinunzia dei sud-detti Mallia e Navarra con i verbali 15 e 19 Febbraio 1849 furono eletti Dn Giuseppe Di Menza Vella e Corvisieri Tomaso). »
<< N° 7. Mutuo forzoso 1848. ll Comune di Terranova come risulta dalla distribuzione eseguita dalla commissione dei deputati ai termini del De-creto parlamentare 27 Dicembre 1848 fu tassato per Onze 6100 ripartite a N° 39 persone benestanti della città, le quali, senza remora, adempirono al pagamento - Esse meritarono il plauso dal Ministero dello Interno, e dal Commissariato generale dei poteri esecutivi della Valle di Caltanissetta come risulta dalle lettere ufficiali 4 e 17 Febbraio 1849 N° 1042 e n20. >>
<< N° 8. Cittadini compromessi per la causa della liberta nel 1848 e 1849. Navarra Giuseppe. Navarra Giacomo. Navarra Bivona Gaetano. Dei qua-rantatre Siciliani esclusi dalla amnistia Borbonica, morti in esilio nell’Isola di Malta. »
<< Cammarata Scovazzo Carmelo. Cammarata Scovazzo Francesco. Cammarata Scovazzo Lorenzo. Pure dei 43 Siciliani esclusi dall’amnistia soffrirono lungo esilio. >>
<< N° 9. Elenco dei volontari arrollatisi per marciare contro il nemico dopo il saccheggio della patriottica Città di Messina di ottobre 1848. >>
<<1 D’Angelo Filippo di Rosario. 2 Di Bona Antonino di Giuseppe Servitore. 3 Mela Francesco di Giuseppe Carrettiere. 4 Garofalo Gaetano di Matteo Marinaro. 5 Infusino Salvatore fu Gaetano Servitore. 6 Iapichino Fer-dinando di Angelo Cotonaro. 7 La Chiusa Antonino di Corrado Calzolaio. 8 Zafarana Lorenzo di Rocco Pastaio. 9 Collura Filippo di Gaspare Servitore. 10 Fazio Giuseppe di Salvatore … Bonelli Rocco di Emanuele Scarpellino. 12 Calì Gaetano di Pietro Pastaio. 13 Vincenzo di Pietro Villico. 14 Giovane Salvatore di Emanuele idem. 15 Mendolone Rosario di Rocco. 16 Bon-signore Matteo Muratore. 17 La(ur)ia Luigi fu Tomaso Pastaio. 18 Giuffrida Vincenzo di Giovanni. 19 Catanese Gaetano fu Girolamo. 20 Sciagura Giuseppe di Rocco Villico. 21 (C)iscardi Alfonso di Tommaso Tessitore. 22 Moncada Gaspare di Emanuele Calzolaio. 23 Minardi Carmelo di Luigi Crivellatore. 24 Morra Giuseppe di Antonino … 25 Casciana Luigi fu … Barbiere. 26 Iannì Giuseppe fu Nicolo Pastaio. 27 Calandra Angelo di Leonardo Falegname. 28 D’Angeli Giuseppe di Giuseppe Calzolaio. 29 Drago Ludovico di Ignazio Villico. 30 Rotondo Mario di Giuseppe. 31 Perez Francesco di Salvatore. 32 Parisi Nunzio fu Francesco. >>
<< Atto di arrollamento volontario del 17 ottobre 1848 … … Il Magistrato Municipale Cav. Rosso San Secondo Enrico. »
 

 

(Collezione N. Mulè - vietata la riproduzione)

 

 

La relazione di cui sopra impone alcuni interrogativi, sui fatti accennati, e delle attente riflessioni dirette a farci capire il senso degli avvenimenti del 1848 in Terranova. Come mai nella nostra città si formò un contingente della guardia nazionale assommante a 764 unita? Forse in loco esistevano forti tensioni sociali? E se l’ipotesi fosse vera, da che cosa erano determi-nate? Perché col ritorno dei Borboni in Sicilia la nostra città corse il rischio d’essere bombardata dalle navi del Filangieri? ll fatto che il pericolo ve-nisse scongiurato dall’azione del concittadino Angelo Panebianco produce altri interrogativi. A quali condizioni Filangieri si dissuase dal proposito? Esisteva forse un centro molto attivo di resistenza tale da impensierire Ferdinando II? E come mai da Terranova parti una legione di militi, cittadini comuni, arruolatisi volontariamente, per combattere contro i Borboni a Messina? Il numero dei componenti la guardia nazionale terranovese è senza dubbio eccessivo rispetto alla popolazione che in quel periodo non andava oltre i 10 mila abitanti. Nel rapporto, e come se nella Gela odierna, che conta circa 80 mila abitanti, si avesse un contingente di 6.112 carabinieri. Per spiegare un così alto numero di militi si potrebbe pensare che la nuova classe dirigente di Terranova, con la scomparsa temporanea dei Borboni, temesse i risentimenti nella popolazione e cercasse di prevenire qualsiasi movimento diretto all’instaurazione di giustizia sociale ed economica, ciò che avrebbe minacciato i privilegi della classe aristocratica, detentrice del potere economico ed in massima parte proprietaria terriera, assurta al governo della città nelle persone dei rap-presentanti elencate più sopra. L’ipotesi da noi fatta è confortata dall’esame di due documentazioni: un manifesto del 1848 fatto affiggere a Terranova il cui testo, riportato qui appresso integralmente, non ha bi-sogno di commenti e una relazione riguardante le terre demaniali usurpate con relativi usurpatori. Il manifesto, affisso il 22 giugno 1848 sui muri della nostra città in occasione della visita del Commissario del Potere Esecutivo della Valle all Caltanissetta, cosi recitava: << Ai Cittadini e alla Guardia Nazionale di Terranova. » << Il più bell’omaggio che un popolo puo rendera alla naziona nè suoi cangiamenti politici e dietro di avare colle armi cittadine rovesciato un trono di sangue a di orrori si è il mantenimento dell’0rdine pubblico, il rispetto alla leggi novelle, e alle autorità costituite; e gli abitanti di Terranova, fra i quali ho avuto l’onore di dimorare par piu giorni, me ne han dato una irrefragabile prova. Quindi mi è debito indispensabile cha ad essi diriga una parola di lauda, al Comitato, alla Guardia Nazionale, pietra angolare su cui poggia il grande adificio dalla li-bertà de’ popoli, alla Compagnia d’armi, alla forza manicipale ed alla au-torità tutte, cha con solerte zelo e virtù cittadina han saputo tanto otte-nare, massima in questi tempi, in cui i tristi non lasciano mezzi intentati onde turbare la pace ed attentare all’ordine, cha deve mai sempre con-servarsi qual unic mezzo a consolidare lo scopo santissimo di nostra glo-riosa rigenerazione. >>
<<Accolga dunque questo virtuoso popolo dai sentimenti, de’ quali sono io vivamente penetrato e che par giusto tributo alla verità vado a far palesi al nostro Governo. >>
<Terranova 22 giugno 1848. »
Per quanto riguarda la relazione, reperibile tuttora negli archivi dal nostro Comune, notiamo che i nominativi dagli usurpatori in essa contenuti, ri-sultano in buona parta appartenenti a famiglie che nei tempi trascorsi avevano usurpato migliaia di ettari di terra al demanio comunale: ci rife-riamo ai vari Bresmes, Navarra, Panebianco, Mallia, Vantura, Giurato, Al-disio, Morso, Rosso di San Secondo, Cammarata Scovazzo, Vella, Moscato, Caruso, ecc., cognomi cha sarebbero stati inseriti in anni successivi, verso la fine dell’Ottocento, in una tabella riportante gli usurpatori << indicati
nella Citazione par editto dal 1871. >> a lato dai demani comunali usurpati. Da quanto sopra esposto si avincerebbe l’esigenza di salvaguardare in-teressi a privilegi atavici, nonchè la funzione dirigente di recente acquisi-zione, e quindi un motivo valido par spiegare la formazione di cosi alto contingente di uomini nella guardia nazionale a Terranova, al servizio di interessi privati della classe dirigente e non della causa rivoluzionaria. Ciò, però, contrasterebbe con un altro aspetto dalla vicenda: la decisione del Filangieri, di bombardare la nostra città, stando a quanto scrive Damaggio Navarra in Memoria Gelesi, Terranova, per i Borboni, rappresentava un grosso pericolo soltanto perché c’erano degli aristocratici ribelli, o perché esisteva un forte movimento insurrezionale in grado di rallentare nella zona sud-occidentale dell’lsola la restaurazione? La formazione di una legione volontaria terranovese costituita da muratori, servitori, calzolai, villici, ecc., in tutto forse più di 200 persone, per combattere a Messina contro i Borboni non smentisce la reale partecipazione delle classi meno abbienti al movimento quarantottesco siciliano; nel notare che una formazione cosi ordinata non può considerarsi frutto di improvvisazione, c’è da ricordare che il fatto rappresenta, in quel periodo, un caso forse unico. Ma come può giustificarsi che gente povera, analfabeta, senza una formazione rivoluzionaria, fosse giunta alla determinazione lucidissima di portarsi sulla costa opposta dell’Isola? Il documento prima riportato, d’altra parte, non lascia equivoci << Arrollatisi per marciare contro il nemico... >>. La spiegazione, a nostro avviso, potrebbe essere duplice. O i terranovesi diretti a Messina erano degli assoldati e perciò non certo spinti da fini ideologici; arruolatisi per fame, privi di lavoro, in difficoltà per il sostentamento delle proprie famiglie, avrebbero visto, nella milizia, una possibilità economica? Una ipotesi accettabile, dato che, durante la dominazione borbonica anche sotto forma paternalistica, clientelare e servile, veniva assicurato un certo grado di sopravvivenza; ora, con il controllo diretto degli aristocratici, erano venute meno anche queste possibilità, in nome di un ordine nuovo nella cosa pubblica e nella gestione della economia del paese. lndubbiamente l’ordine nuovo alla lunga, però, avrebbe potuto convertirsi in disordine e minaccia per la nuova dirigenza della zona. Dovette sembrare un’occasione importantissima (alla classe dirigente) l’opportunità di spedire una legione di volontari, probabilmente tra i pio attivi fomentatori di malcontento tra la popolazione, e in potenza tra i possibili facinorosi che avrebbero potuto sovvertire, di lì a poco, l’ordine ricostituito. Avrebbe acquisito, in caso di vittoria, meriti di fronte al Governo centrale, tali da suscitare fiducia a Palermo, da tradursi in rafforzamento politico in loco. D’altra parte, ai neolegionari — a sua volta — dovette sembrare un’occasione per acquisire meriti di guerra direttamente contro il nemico, da far valere nelle sedi e nei tempi pio opportuni contro o in concorrenza con la classe dirigente che si era posta impunemente alla guida della cosa pubblica. Questa nostra ipotesi, dovrebbe o presterebbe, forse, una sottile astuzia - non rara nella nostra popolazione abituata a vivere di espedienti - a comuni operai, impolitici e non ideologi. L’astuzia di cui sopra, però, farebbe cadere l’ipotesi di mercenarismo e quella di gente disperata ai servizio cieco dai baroni terranovesi, gestori del potere politico, e farebbe nascere tra la nostra gente acume ed intelligenza nello stare al gioco dei con fini nascosti.

Gli interrogativi posti più sopra non sono, né potevano esserlo, i soli pos-sibili, né la risposta ipotizzata doveva pensarsi definitiva. Il nostro, voleva essere un tentativo di muovere qualcuno, che più di noi è in grado di farlo, a intraprendere una fatica cha pensiamo non infruttuosa, per gli sviluppi che potrebbe avere, attraverso ii ritrovamento di ulteriori documentazioni, atti a dare a Terranova il posto dovutole nei fatti del 1848 ed è significativo che a questa quasi identica conclusione, non a caso, arrivò prima di noi il Mulé Bartolo nel suo volume dal titolo “La Rivoluzione del 1848 e la Provincia di Caltanissetta”, del 1898. Egli, infatti, a chiusura del capitolo riguardante la descrizione degli avvenimenti terranovesi del 1848, cosi scriveva: <<...Ma ho detto tutto per Terranova? Ne dubito io il primo: auguro che altri possa colmare la lacuna, da me lasciata non per negligenza o per difetto di buon volere.>>
Insieme ai carteggi, che accompagnano la suddetta relazione, si trova an-che inclusa una lettera, dal testo alquanto singolare, a firma di tale Luigi Catalano. Questi si duole del fatto che il suo nominativo non era stato in-cluso tra i cittadini terranovesi che presero parte ai moti dai 1848, e per-tanto egli invita il sindaco dell’epoca a completare la suddetta lista e sup-pletivamente trasmetterla al comitato par i festeggiamenti in Palermo. Il testo di questa lettera viene qui di seguito riportato: <<Ill.mo Sig. Sindaco del Comune di Terranova. >> << Fra i cittadini tuttora viventi, e che presero parte alla gloriosa rivoluzione del 1848, evvi il sottoscritto Catalano Luigi fu D.r Giuseppe, vecchio negli anni, povero e cieco di un occhio, ma sempre patriotta e liberale.»
<<Dimenticato nell’atto di notorietà, fatto redigere da questo onorevole Municipio in riguardo ad altri superstiti e già inviato al Comitato direttivo di Palermo in occasione del 50° anniversario, prega la S.V. Ill.ma a voler disporre un atto suppletivo di notorietà onde constatare che il povero Ca-talano anch’egli ebbe parte non ultima, in Terranova in quella gloriosa epopea.>>
<<All’uopo indica a testimoni gli stessi benemeriti cittadini che nel 1848 qui si distinsero in quelle vicende, e per i quali è stato redatto l’atto di no-torietà testè accennato.»
<< Terranova lì 4 Gennaio 1898. Luigi Catalano. >>

 

(Collezione N. Mulè - vietata la riproduzione)

 

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