FRANCESCO SAVA'
SAVA’
FRANCESCO. Tenente medico decorato con
Medaglia di Bronzo al Valor
Militare con la
seguente motivazione:
“Quale ufficiale medico in
un posto avanzato di medicazione, sprezzante del
pericolo, sotto un intenso fuoco di artiglieria,
per diversi giorni attese alla cura di numerosi
feriti. Essendo stato colpito gravemente il
proprio Comandante di Battaglione con grande
calma gli apprestò le prime cure, e provvide di
persona ad accompagnarlo, incurante del fuoco
nemico, all’ambulanza.” (Nad Bregon 23 - 31 - 5
- 1917).Concessione
di
Encomio Solenne
per la partecipazione della battaglia alle Falde
del Pecinka del 16-17 Agosto 1916.
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PARTITO NAZIONALE FASCISTA
SEZIONE DI TERRANOVA DI SICILIA
XX SETTEMBRE 1923
Discorso del Segretario Politico pronunciato
alla villa Garibaldi
Autorità che vi nutrite della stessa nostra fede
e della nostra stessa passione; Cittadini di
questa terra ferace nuova all'inizio dell`era
ricostruttrice; Mutilati, Combattenti e
Fascisti, dall'ardore sempre vivo, dall'ardire
sempre pronto, dalla speme mai spenta: il rito
solenne ritorna e nel rito e nel giorno di Roma
con i Labari ritti ed innalzati al cielo, con i
vessilli garrenti al solo fulgido della gloria,
con le fiamme trapunte da
mani di madri e di sorelle, issate a significare
l’audacia e l'indistruttibilità, noi ricantiamo
l’inno canoro della giovinezza nostra che anche
oggi come ieri è pura e pugnace! Ve ne
ricordate? Or è un anno, in questo stesso giorno
romano, inginocchiati ai piedi di questo stesso
sacro monumento la cui visione eroica ci fuse
nel primo nostro cemento, ci lanciò nel nostro
primo cimento, protetti dalle cicatrici dei
mutilati il cui passo suona di legno,
incoraggiati dalle lagrime di gioia della
primavera studentesca, innalzammo proni la
preghiera ai morti! Ve ne ricordate?
Tra uno squillo di
tromba e il comando secco della voce argentina
di una vecchia camicia nera, tra le bandiere
inchinato ed il saluto romano, essa prese
s'innalzò come un canto liturgico: in quel
momento tutte le anime sembrarono fondersi in un
sol grido, che parve un
rogo di passione e d`amore da cui emergeva
solenne il simbolo di un giuramento, che ci
additava la via irta di ostacoli per raggiungere
la meta!
Il popolo gridò al presagio e tutti tentammo
l’ascesa di sudore e di sangue! Quanti ne
giungemmo alla meta, quanti arriveremo al di là
della meta? Nel tragico quotidiano della lotta
noi giovani, residui di quella trincea che fu
fucina di coscienze forgiato nella diuturna
visione del dolore e della morte, incominciammo
a conoscere
quella vita civile dove si cozzano gl’ibridismi
più insani, dove si nascondono
le ambizioni più
smisurate, dove prevale l’intrigo e la menzogna
impera: apprendemmo che in essa era ben
scarso il numero dei militi, dei cavalieri deli'
ideale! Ma questa minoranza eccelse: a colpi di
maglio fugò la menzogna che gridò alla libertà,
intesa non come verità o come fede, ma come
licenza di tessere l`impostura, di colpire nella
oscurità, di apportare la diffamazione in tutti
i mezzi della ignominia e della calunnia!
Quanti figuri o
fascisti noi non svergognammo nel cammino
dell’ascesa,
quante turpitudini non abbiamo spazzate nel
calvario doloroso della vittoria? In cima ad
essa, a piantare il gagliardetto siamo stati in
pochi: e ora che le ali sono cresciute e sicure
per il volo, la turba cerca di ricingerci per
strozzarci e nella folla non anonima rivediamo
maschere che annientammo nei giorni del dolore e
della disperazione, l’mmondizia
che spazzammo quando non accettammo i consigli
malfidi,
gli incesti e i connubii, ma preferimmo
di rinchiuderci in uno splendido e voluto
isolamento! L'orda famelica si persuada che la
missione non è vanità, ma sacrificio! Solamente
chi più ha donato, chi più ha sacrificato potrà
comprendere tutta la difficoltà della pugna che
gli viene affidata: altri non la potrebbe
assolvere, a meno che tutto il passato dei
nuovi, dei sani, dei coraggiosi che vengono a
noi senza ambizioni da soddisfare o cricche da
creare, non abbia lasciato una scia luminosa che
ci parli di rettitudine e onestà, di coraggio e
di fede!
Potremo farli
compagni, nella meta a cui siamo giunti! Essa
non è che tappa del cammino
che vediamo ancora faticoso e sempre più
insidioso. Per essere più forti e più tenaci a
superare le fatiche ad evitare le insidie ci
riposiamo e ci organizziamo per andare
lentamente
ma sicuramente!
“Hic
manebimus
optime!”
É il motto romano, è il motto fiumano, è motto
fascista di storia e di gloria ed in cima alla
storia ed alla gloria si eleva infrangibile, il
Labaro nostro del XX Settembre! Innalzalo,
ancora di più, nella immensità
dell’azzurro
latino o milizia nostra, fiore della gioventù
romana, issalo nell'infinito o alfiere senza
macchia e senza paura, incastonalo fra le stelle
di un firmamento eroico! Che tutti gli occhi lo
mirino e lo fissino, che la sua visione votiva
sia per tutti un segno ed un ammonimento; il
segno della giustizia imparziale o tagliente che
fughi la disonestà dei vampiri intralcianti la
via diritta
da percorrere, l’ammonimento
tramandatoci dalla trincea come un comandamento
suggellato col sangue dei morti e colle lagrime
delle madri. Lo abbiamo assolto questo
comandamento sacro!
Iniziammo il compito
della nuova storia rompendo le ultime corde con
cui l'Asburgo morto ci avvinghiava e pulimmo il
fango bolscevico di casa nostra; un ultimo
sforzo ancora contro il fango nero e la
degenerazione dell'idea religiosa e poi siamo
sulla soglia della grande via, sulla Via di Roma
Imperiale. Di questa nostra Roma il cui corpo
eterno vide per un momento anemico le suc vene
oggi pulsanti e suffuse con sangue giovane e
puro di elementi inquadrati in legioni, in
coorti, in manipoli che rivanno alla forza
antica, che romanamente sfilano, lanciando un
grido dinanzi all`Altare
della Patria e all’Eroe fulvo di Caprera:
simboli puri della preghiera e del
coraggio,
sognanti l’Urbe
dei secoli e della storia del mondo!
“Roma o morte” fu il grido riesumato
e inviato dalle Nere alle Rosse Camicie! La eco
garibaldina che già fu infranta nella Gemma di
quel Carnaro che ha ancora la fede compatta e
dalla speme non compiuta, esplose
nell’Ottobre
scorso possente e guerriera, risonò delle note
altissime della nuova giovinezza, che piantando
il Littorio trionfale sui sette colli apriva la
nuova epoca di ricostruzione!
E oggi Roma
fascista, l`Italia fascista, ricostruisce e
rinnova la storia, del giorno romano,
del XX Settembre! Scrutiamo questa storia,
inquadriamo l'evento, riandiamo nel ritmo della
lotta, definiamo il comportamento dei varii
partiti politici: siamo allo svolto di una
curva, che si, propone di tracciare per sempre
la diritta via che dovrà solidificare la nuova
era Littoria!
L’annosa quistione tra Chiesa e
Stato, sorta sin dal 1870, compì il sogno di
Garibaldi e di
Mazzini e di quella Italia del Risorgimento
dalla fede giusta e perfetta! Anche allora come
oggi, come sempre fu una piccola minoranza, che,
audacemente, con l`acume politico che proviene
dalla forza del Destino, ruppe l'ultima e più
potente catena, levando la Città al potere
temporale e instituendo il principio che la fede
universale, essenzialmente spirituale, non
avendo bisogno di un lembo di terra, era in
dovere di ridare ad un popolo forte il nucleo
vitale della sua storia e del suo eroico
passato! Il Papato cedette solo al diritto della
forza e il rancore sfruttato da tutti i falsi
pionieri della religione, scavò l`abisso che
oggi il Destino tende a colmare!
E ancora una volta
si fissano gli sguardi di tutto il mondo su
Roma, sull'Uomo, sul Duce che il Destino
d'Italia ci ha tramandato!
“Su
lui grava la grandiosa responsabilità di
condurre
a buon fine
l'iniziato avvicinamento morale fra il Quirinale
e S. Pietro: la formula “lìbera
Chiesa in libero Stato”, sarà gagliardamente trasformata
in una legge spirituale di tutela e incremento
dello spirito patrio, foggerà entro una
tradizionale nazionale Garibaldina e laica, in
ordine compiuto e con sapiente armonia latina,
la nuova coscienza dl Italia nei confini della
religione cattolica. Come la Patria è di tutti,
così la religione cristiana è di tutti; non è
patrimonio di alcuno! Rispettiamo il missionario
di Dio, ci nutriamo dei detti del Vangelo; che
le comunità religiose spezzettino
l’insegnamento
di Gesù, ma non infondano
negli animi il verbo “fede”
con quello spirito elettoralistico che tenda a
ripristinare i tempi nefasti di un Centro
Politico guidato,
nell’eterno
equivoco, da uomini che avevano il solo
interesse dell`ambizione personalistica. La fede
in Dio è come la fede Patria; è gioia e
tormento, è sacrifizío
ed entusiasmo, non
chiede nulla, si nutre
di ideale e di elevazione dell’animo,
e delirio e passione e come delirio e passione è
stata la fiamma che ha agitato nei tempi di oggi
la nostra Italia, la quale amando Dio, vuole
essere pura e grande, libera e forte,
mirabilmente, eternamente giovane. Ales iacta
est: il dado è tratto per la costruzione di un
edificio spirituale nel onore del popolo
italiano che ama le Patria e la Religione!
Bisogna volere poichè: chi ha cuore non può non
commuoversi al suono delle campane che suonano
l’Ave o che innalzano
la preghiera a Dio! Chi di noi non è stato
mistico in un momento della vita? Chi di noi non
ha pianto durante la celebrazione della messa al
campo? Un grande quadrato di fanti grigi e
pensosi, dai volti sciupati per le notti insonni
e le veglie vigili, dalla cintura armata di
bombe, col fucile poggiato sul piede e stretto
alla canna della mano convulsa a difesa, il
silenzio squarciato dallo scoppio di un
proiettile che spande le sue scheggie che non si
fuggono o che per miracolo non colpiscono e non
dilaniano la carne. In mezzo alla grande
tragedia della guerra che come una parca poteva
falciare una vita
nell’intervallo
fuggente di un respiro, L'elevazione ed il
pensiero nella eternità della Morte! Eravamo
abituati con Essa, o fratelli, e durante la
funzione pregavamo per la Patria nostra come in
un sogno! Uno squillo di tromba, lo scroscio di
acciaio prodotto dal presentare le armi, ci
svegliava dal sogno che era stato per un momento
balsamo all`anima e ci ripiombava nel cunicolo
della feritoia o al posto di medicazione dove le
mani del medico si affondavano nella carne
macinellata per uscirne rosse di sangue
fraterno! (Squilli
di tromba, i vessilli salutano, la milizia
presenta le armi). O
carne nostra, tumulata nelle doline e nei
piccoli cimiteri sparsi a segnare le tracce
della pugna ininterrotta o il margine italico
che Dante infisse nel carme; O legíonarii, del
secondo risorgere che avete rifatto la storia
dell’antica
leggenda
eroica e ricostruita tutta
l’epopea
latina;
Noi militi vivi
della grande Idea vi presentiamo le armi,
inchiniamo i vessilli, vi porgiamo il saluto
Romano! Ecco: ritorna il silenzio mistico dopo
il fragore delle armi; i drappi tricolori e le
fiamme nere ed ardite alitano il loro bacio sui
scheletri che si levano dalle tombe; si risente
in questo momento di essere più vicini ai nostri
compagni che furono con noi che non perimmo, che
mirammo il petto squarciato e le membra divelte!
(Squillo di tromba). La bellezza del sacrificio
sublime ci ritorna nella visione nitida e
verace, e i vivi, i vivi che siamo qui riuniti
con un cuore che ci batte e un cervello in
tumulto ci sentiamo percorso il corpo da un
brivido
che c’inchioda
e ci mozza il respiro! E voi avversarii che ci
lottate non avete mai avuto questa visione, non
avete mai rivisto il sangue fumante e dilagante
dalle vaste ferite il cui ricordo ci fa
commuovere e ci fa soffrire, non avete mai
pensato ai tempi in cui era vergogna portare sul
petto i segni del valore, irrise le stigmate del
sacrifigio, quando le mutilazioni dovevano
essere nascoste per non essere battute e
rinsanguinate, quando
il grido di “viva l’Italia!” fu soffocato'
dall’urlo continuo dello
sciopero che paralizzo tutte le attività vitali
della Nazione?
Non potete rivedere perchè non volete ricordare!
Storia vecchia dite! Il Fascismo non ha come gli
altri partiti politici un programma
elegantemente ammanito a guisa di una lista
appetitosa di vivande manipolabili con tutte le
salse. Rispondiamo che nella politica di una
nazione, di una regione, di una citta il
programma dei Fascisti è sempre uno: cercare con
tutti i mezzi, con qualsiasi mezzo il benessere
della Nazione nelle sue regioni, nelle sue
città.
Non abbiamo bisogno
di versare fiumi d’inchiostro poiché il nostro
compito vè quello di trasportare la vita nella
realtà non intralciata da protezionismi che
possano diminuirne l’energia dell’attuazione.
È questo il nuovo spirito d'azione che si deve
ormai infondere
e inculcare nell’animo di
tutti gli Italiani che incominciano solamente
oggi a parlare meno e a operare di più.
La vittoria sulla Grecia, vittoria morale
dell`Italia sul mondo, non avrebbe potuto
ottenersi
senza la coesione degli animi preparata dal Duce
e dal Fascismo che imposero, alle nazionalità
varie e disposte al tradimento il rispetto del
vessillo glorioso di un popolo che si presenta
oggi non più diviso ma pronto alla resistenza e
all'assalto, come sulla sponda del
Piave magnifica, supremamente, superbamente
compatto! È guidato fermissimamente dal Duce
segnato, per nostra salvezza, da Dio e dal Fuoco
sacro della Guerra, assolve la missione titanica
assistito dalla Fede e dalla Costanza!
“È un faro di
civiltà nuova che
s`irradia nel mondo!”
“È
tutta una luce che non cessa di fare a noi la
luce.”
La eco dell'Eja ha
ormai raggiunto i limiti della
Terra e l’Alalà immenso inneggia alla Patria,
al Re, al Duce, al FascismoCosì ha voluto il
destino! Così era scritto! E così sia! Alalà!
Terranova, 20
settembre 1923.
Francesco Savà
Terranova, Tip, Scrodato |