Teatro "Eschilo" a Gela

 

RIAPERTURA DEL TEATRO COMUNALE E PIAZZA S. AGOSTINO

 

 

27 - 28 febbraio 2013

Il Sindaco si rivolge all'Archeoclub per realizzare l'annullo postale

e per la pubblicizzazione dell'evento

l'Archeoclub trova disponibile la sponsorizzazione

della Banca Mediolanum

 

Ecco l'annullo postale e la cartolina commemorativa

 

L'ingresso al teatro per mercoledì 27 febbraio è riservato agli invitati;

l'indomani, giovedì 28 febbraio, l'ingresso sarà per tutti.

Poste Italiane, nelle suddette due giornate,

per l'occasione ha predisposto all'interno del teatro

una postazione per l'annullo.

 

I SOLDI PER GLI INVITI, I MANIFESTI , LE CARTOLINE E L'ANNULLO POSTALE

SONO STATI MESSI A DISPOSIZIONE DELLA BANCA MEDIOLANUM DI GELA

E IL COMUNE DI GELA?

COME AL SOLITO ...PASSERELLA

 

PIAZZA S. AGOSTINO (GIA' PIAZZA SALANDRA)

 

  All’interno del centro storico murato di Gela esistono spazi aperti distribuiti in tutta la sua estensione che si riferiscono a piazze, larghi e vicoli; a volte nelle planimetrie antiche della città alcune piazze vengono anche definite come larghi. Nella categoria delle piazze si annoverano quelle di S. Agostino, Vittorio, S. Francesco, Umberto I, Martiri della Libertà e Roma; nella categoria dei larghi sono compresi quelli della Madrice, S. Giovanni, Petrella e Sammito; infine, nella terza categoria esistono molti vicoli e tra essi quello di Santa Lucia che è uno dei più estesi. Negli ultimi decenni tutti questi spazi aperti hanno subito direttamente e indirettamente diverse modifiche, spesso non necessarie, e tra esse l’eliminazione dei lastricati originari che ne hanno fatto perdere quella caratteristica architettonica vanto una volta della città; lastricati sostituiti spesso da asfalto o cubetti autoincastranti anche se in qualche caso, come ad esempio nel quartiere Sperone, sono stati impiantati ex novo dei basolati di pietra bianca ragusana.

    Sicuramente, tra tutti gli spazi aperti del centro storico murato, piazza S. Agostino (ridenominata recentemente con questo antico toponimo dopo che nel 1915 era stata dedicata allo statista Antonio Salandra) è stata quella che ha subito una maggiore penalizzazione soprattutto a causa di un recente progetto che ne ha sconvolto la struttura originaria a parte una progressiva erosione dello spazio pubblico che ha allontanato la stessa piazza dalla definizione dell’identità urbana originaria, non più quindi il luogo di sedimentazione delle identità, delle esperienze e delle memorie umane. Che strano indirizzo architettonico ha preso piede a Gela nell’”occupare” le superfici libere delle piazze e dei vicoli (nate appunto come superfici libere) del centro storico murato con la realizzazione di strutture che spesso nulla hanno a che vedere col contesto urbano che li racchiude e peraltro alieni dalla identità storica della città stessa, vedi l’esempio di due specie di fontane realizzate nel vico Santa Lucia e in via De Sanctis che, peraltro, mai hanno funzionato. E, in questo contesto, agli inizi degli anni Sessanta oltre al basolato hanno persino eliminato da detta piazza una fontanina di acqua pubblica, ‘u cannolu, che rappresentava il punto focale di tutta la sua superficie. Il disamore dell’istituzione nei confronti di questa piazza ha fatto perdere nel tempo anche l’articolazione dei toponimi che la dividevano in tre superfici: largo S. Nicola, prospiciente la via omonima, largo Teatro (ma anche largo Garibaldi) e propriamente piazza S. Agostino a volte definita anche come largo.

    Piazza S. Agostino, dalla fondazione medievale di Heraclea e fino alla metà del XVI secolo e oltre, era sicuramente lo spazio privilegiato dei cittadini come luogo d’incontro, come sede di manifestazioni soprattutto religiose (le ricorrenze delle feste di S. Giuseppe e di Santa Rita che hanno resistito all’evoluzione dei tempi) e punto di riferimento per specifici avvenimenti; ad esempio la manifestazione del 1930 dell’addio del XII Artigliera antiaerea di stanza a Gela e un altro risalente all’ultimo cinquantennio che si riferisce all’impianto ricorrente di diversi circhi itineranti di cui si ricordano il Canestrelli e il Pierantoni.

    Piazza S. Agostino, come punto nevralgico della città dei tempi trascorsi, fino agli inizi dell’Ottocento era circondata da ben cinque chiese: quelle di S. Agostino, S. Francesco di Paola, Santa Lucia, S. Nicola di Bari e S. Giovanni di Dio, quest’ultima con annesso ospedale; di esse oggi sono rimaste solamente le prime due, S. Agostino e S. Francesco di Paola.

    Nella piazza S. Agostino, esiste un edificio di proprietà comunale oggi denominato Teatro Eschilo (l’attuale denominazione ha sostituito quella originaria di Teatro Comunale “G. Garibaldi” già “Teatro Maria Teresa”, dedicato all’arciduchessa austriaca d’Asburgo Lorena e regina del Regno delle Due Sicilie). I diversi riattamenti, effettuati nel corso di diversi decenni, e la trasformazione in sala cinematografica hanno fatto perdere la struttura originaria, caratteristica dei teatri ottocenteschi, anche se sulle pareti della facciata sono rimaste diverse modanature d’epoca. Lo stabile fin dalla sua nascita ha ospitato una notevole varietà di rappresentazioni con numerosi orchestrali di fama, cantanti lirici e di musica leggera, artisti di danza classica, spettacoli di varietà, operette, opere liriche, feste goliardiche, concerti, convegni letterari, sindacali e politici.

    Nel 1975 il teatro, dopo un progressivo degrado, chiuse i battenti interrompendo così nella città una lunga tradizione di arte e cultura. Dal 1985 l’edificio è stato interessato da una ristrutturazione le cui vicissitudini ne hanno ritardato l’apertura al febbraio del 2013.

    Piazza S. Agostino, ieri bella e vivibile dalla gente, un tempo basolata e luogo d'in­contro e passeggio dei terrano­vesi, dagli anni Sessanta in poi posteggio d'auto e sede di un mercato orto­frutticolo abusivo. Oggi ancora aperta al traffico veicolare e punto d’incontro notturno di molti giovani.

    Le chiese di S. Agostino, S. Francesco di Paola, Santa Lucia, S Nicola di Bari e S. Gio­vanni di Dio, il teatro “Maria Teresa”, il convento degli agostiniani, l'orfanotrofio “Regina Margherita” e i palazzi con artistiche modanature fa­cevano una volta da cornice pittoresca a quest'ampia piaz­za. Oggi quell'”acquerello” ha perso i suoi colori, è diventato grigio e fatiscente, corroso dai gas di scarico delle auto e dal­l'incuria della gente. 

    Che cosa rimane oggi oltre alle due chie­se di S. Agostino e S. France­sco di Paola se non una lapide, dedicata all’innocente Grazia Scimè vittima innocente di una sparatoria avvenuta in questa piazza il 19 novembre del 1988, che ricorderà ai posteri “...la virulenza delle barbarie cri­minale”.

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