CARDINALE ANTONIO MARIA PANEBIANCO
Tra i personaggi
gelesi che negli ultimi secoli si sono distinti
per meriti particolari, un posto di rilievo si
deve assegnare a Frate Antonio Maria Panebianco,
cardinale di Santa Madre Chiesa.
Nacque a Terranova (Gela)
il 13 agosto del 1808 da una nobile famiglia; il
padre Gaetano, blasonato col titolo di conte, e
la madre Santa Solito, appartenente
all’aristocrazia terranovese del tempo. Si
conosce poco e niente della sua adolescenza, ma
si sa che nel 1823, all’età di sedici anni,
entrò nell’ordine dei
Minori Conventuali,
un ordine religioso presente a Terranova fin dal
1261.
Dopo aver compiuto gli
studi si trasferì a Roma per conseguire la
“laurea dottorale” nel prestigioso
Pontificio Collegio Sistino
e Serafico S. Bonaventura
fondato da Sisto V nel 1587. Ritornato qui,
iniziò la sua attività pastorale ricoprendo
verso il 1832 l’incarico di “guardiano” del
convento dell’Ordine. In quel periodo frate
Antonio ricoprì anche le cariche di
Segretario dell’Ordine
della Provincia
e di
Assistente Generale;
più tardi, nel 1852, ricevette la carica di
Ministro Provinciale della
Sicilia per poi
essere consacrato Vescovo e nominato Arcivescovo
di Palermo. Fu anche professore di Lettere,
Filosofia e Teologia Dogmatica in diversi
conventi dell’Ordine, prima dell’insegnamento di
Discipline Morali a Catania.
Nel 1853, per le sue
qualità di sapienza e integrità morale, fu
chiamato a Roma da Papa Pio IX e nominato
Consigliere delle Sacre
Congregazioni dell’Inquisizione,
dei
Sacri Riti
e degli
Affari Ecclesiasti
Straordinari;
con quest’ultima carica fu inviato in Romania
per sanare una controversia sui matrimoni tra
coniugi di diversa fede religiosa.
Grazie “àalle
sue nobili qualità di mente e di cuore che lo
adornano: intelligenza elevata, profondità di
sapere, dirittura di mente, destrezza mirabile
di consiglio, imparzialità nei giudizià”
(Civiltà
Cattolica,
rivista cattolica di cultura generale fondata
nel 1850 dai Gesuiti, vol. XII, pag. 688), il 27
settembre del 1861 il Papa Pio IX lo elevò
all’alto titolo della dignità ecclesiastica di
Cardinale, l’unico in quel periodo eletto in
Sicilia. Tempo dopo venne addetto all’Ordine
dei Preti e il
30 settembre del 1861 fregiato del titolo di
S. Girolamo degli Schiavoni
a cui rinunziò per assumere l’altro dei
Santi XII Apostoli
(23 dicembre 1861). Fu Penitenziario Maggiore e
membro di diverse congregazioni romane come
quelle della
Propaganda Fide
(dicastero della Santa
Sede, fondato nel 1622 da Papa Gregorio XV, al
quale era riservato il compito di organizzare
tutta l'attività missionaria della Chiesa),
della
Indulgenze
e della
Sacre Reliquie.
Declinò successivamente le cariche di Camerlengo
di Santa Romana Chiesa e di vicario della
Diocesi. Nel 186970 partecipò al primo Concilio
Vaticano (Dottrina della fede cattolica contro
il razionalismo e affermazione del primato e
dell'infallibilità del Romano Pontefice) e nel
1872 fu nominato Camerlengo del Sacro Collegio
Cardinalizio.
All’apice della sua
carriera, però, quando poteva aspirare alla
carica pontificia fu colpito da una malattia che
lentamente lo portò alla morte, avvenuta a Roma
il 21 novembre del 1885, all’età di 77 anni. Le
spoglie mortali dell’eminentissimo cardinale
Panebianco furono tumulate nel cimitero romano
del Verano.
Tre anni dopo, i
familiari dell’illustre concittadino fecero
erigere un monumento marmoreo (opera del
cefaludese Luigi Filippo Labiso nel 1888)
all’interno della chiesa madre a suo ricordo
imperituro. Oltre al monumento, nella sacrestia
della chiesa, si conserva pure un dipinto
raffigurante il Cardinale, realizzato nel 1885
dal sacerdote messinese Pasquale Sarullo. Un
altro dipinto incorniciato del cardinale che si
trovava nella Villa Panebianco (oggi di
proprietà dell’imprenditore Luigi Greca e ancor
prima del dott. Vella), è stato sottratto da
ignoti. Il Cardinale Panebianco, assieme ad altri illustri terranovesi, distintisi nel campo della politica, nell’amministrazione della cosa pubblica, nell’arte, nella letteratura, ecc. rappresenta un punto di riferimento per riguadagnare la storia dimenticata della nostra città, oggi avvolta e stravolta da eventi sociali ed economici che hanno dato purtroppo risultati illusori e lontani da tutte quelle virtù morali, che sono l’elemento indispensabile nella costruzione della civiltà di un popolo. |