LO SBARCO ALLEATO IN SICILIA
70° ANNIVERSARIO DELLO SBARCO ALLEATO IN SICILIA Lo sbarco degli Alleati in Sicilia
La guerra mondiale del 1939-45 ebbe la città di Gela teatro di avvenimenti in certo modo decisivi per la riconquista della libertà; fu nel luglio del 1943, infatti, che truppe americane qui sbarcate, ne occuparono, dopo aspri combattimenti, la rada e l’abitato. La notte del 9 luglio la 7a armata statunitense e l’8a armata inglese salparono dalla Tunisia per invadere la Sicilia difesa dalla 6a armata italiana coadiuvata da contingenti tedeschi. La Conferenza di Casablanca, in codice Operazione Symbol, fu organizzata il 14 gennaio del 1943 proprio per prendere una decisione comune sul da farsi; si scelse di invadere la Sicilia, la porta per entrare in Italia e segnare il primo attacco alla "Fortezza Europa". In seguito all’accordo di Casablanca fu composto uno Stato Maggiore unificato (JPS-Joint Planning Staff) che fu affidato al Gen. Eisenhower con il compito di formare un quartier generale per organizzare il piano d’invasione. Alla fine di gennaio fu costituito un gruppo di programmazione ad Algeri che prese il nome di Task Force 141. Successivamente furono create due distinte unità operative che avrebbero dovuto agire in modo autonomo in Sicilia: quella orientale, britannica, chiamata Force 545 e l’altra occidentale, americana, chiamata Force 343. Nella notte del 9 luglio 1943, sulle zone previste per lo sbarco anglo-americano, furono lanciati circa 14.000 paracadutisti che, però, sia per il vento sia per la scarsa visibilità, finirono con il disperdersi su una vasta area. Anche il mare agitato, durante la navigazione, mise a dura prova le truppe alleate nel raggiungere le coste dell’Isola. Alle prime luci dell’alba del 10 luglio del 1943 iniziò la prima fase dell’Operazione Husky con lo sbarco di 180.000 uomini, in maggioranza britannici, con quasi 2.000 cannoni, 600 carri armati e 14.000 automezzi; gli inglesi dell’8a armata del Gen. Montogomery presero terra nel Golfo di Noto, tra Pachino e Siracusa, mentre gli americani della 7a armata del Gen. Patton, dalle ore 3,00 in poi, approdarono nel Golfo di Gela, tra Capo Scaramia e Licata,. Le fasi dello sbarco anglo-americano in Sicilia, ad eccezione della zona di Gela, furono scarsamente contrastati dalle truppe italiane e tedesche che si trovarono impreparate e con numero di mezzi insufficienti; ad esempio, il fronte di sbarco del Golfo di Gela pur essendo di ben 41 chilometri era presidiato soltanto da 4 battaglioni italiani con una trentina di cannoni. La colonna Cent, composta dalla 45a divisione di fanteria del Gen. Middleton, sbarcò sulle spiagge di Scoglitti e si spinse verso l’interno per una ventina di chilometri, raccogliendo anche piccoli gruppi di paracadutisti dell’82a Airborne atterrati la sera prima. La colonna Joss, che comprendeva la 3a divisione di fanteria del Gen. Truscott, arrivò sulla terraferma ad est ed ovest di Licata e, non incontrando grossi ostacoli, occupò in poche ore la città e il territorio circostante. Gli americani della 1a divisione di fanteria, la colonna Dime del Gen. Allen composta da 7 battaglioni con reparti d'appoggio e da due battaglioni di Rangers, sbarcarono tra Punta Due Rocche e Punta Zafaglione, con l’obiettivo primario di occupare Gela e l’aeroporto di Ponte Olivo. La città, nonostante la resistenza dei soldati italiani dei reparti costieri, che lasciarono sul campo 197 morti, fu occupata verso le ore 8. Avuta notizia dello sbarco nella zona di Gela, il comando delle truppe dell’Asse dispose un contrattacco avvalendosi delle unità di carri armati del gruppo mobile “E”, della fanteria della divisione Livorno e della divisione H. Goering, L’esito non ebbe i risultati sperati, poiché l’azione dei tre contingenti, oltre a non essere stata simultanea, fu penalizzata dalle cattive comunicazioni radio; così il contrattacco fu respinto. Gli americani, però, dopo aver conquistata Gela, l’indomani dello sbarco subirono una seconda controffensiva delle truppe dell’Asse. La divisione italiana Livorno della 6a armata, al comando del Gen. di Divisione Domenico Chirieleison, e la divisione tedesca Hermann Goering diedero del filo da torcere agli invasori al punto tale quasi da ricacciarli in mare, ma non riuscirono in tale intento per l’arrivo di mezzi corazzati americani di rinforzo da Licata e da Scoglitti, per l'appoggio aereo tattico, per il fuoco dei mortai e, in particolare, per l’azione della marina e dell’aviazione anglo-americane, furono queste ultime che salvarono le sorti di quella prima fase della battaglia di Sicilia che infuriò sulla Piana di Gela e sulle colline che la circondano (la “Battaglia di Gela”). Quest’azione combinata distrusse del tutto la Livorno come forza di combattimento. Un altro tentativo di controffensiva italo-tedesca partito da Campobello di Licata e da Favara contro la 3a divisione di fanteria americana, ebbe gli stessi amari risultati di quella di Gela. Anche un attacco di 76 aerei tedeschi Ju-88 del secondo Fliegerkorps diretto sulle navi che stavano sbarcando truppe e mezzi davanti a Gela, non ebbe l’esito sperato. Nonostante ciò, i soldati dell’Asse continuarono a combattere. E’ non è vero che i soldati italiani, in tale occasione, pensarono soltanto a fuggire e che soltanto quelli tedeschi seppero tener testa agli invasori. Esistono precise testimonianze che attestano che le quattro divisioni italiane Assietta, Aosta, Livorno e Napoli furono sempre presenti sul campo di battaglia ed operarono in modo da rendere possibili notevoli movimenti tattici. Riguardo Gela, ad esempio, durante lo sbarco, notevoli furono gli atti di eroismo dei militari italiani i quali, anche se per breve tempo, riuscirono a rallentare l’avanzata dell’imponente armata americana; di essi si ricordano il caporal maggiore Cesare Pellegrini, che trovò gloriosa morte nel fortino di Porta Marina, il sottotenente carrista Angelo Navari che col suo carro armato, nei pressi della Chiesa Madre, riuscì a impegnare una compagnia di soldati americani, il maggiore Enrico Artigiani e il colonnello Mario Mona; da citare pure il gelese Salvatore Bramante il quale, per aver sabotato le vie di comunicazione fra Gela e Vittoria durante lo sbarco americano, nel 1944 fu condannato a morte dal tribunale militare alleato. E’ certo, però, che molti fattori giocarono sulla fortuna militare degli Alleati, primo fra tutti il basso morale delle nostre popolazioni civili, stanche e sfinite per lunghi e indiscriminati bombardamenti. Anche il morale dei soldati italiani, specie quelli in servizio presso i reparti costieri, era disastroso e non pochi casi di diserzione furono perfino incoraggiati dai Comandi. Tra l’altro la popolazione era indignata per il manifesto che il generale Roatta, Com. generale delle Forze Armate Sicilia, aveva avuto l’infelice idea di affiggere all’indomani dello sbarco, manifesto nel quale trattava i Siciliani come un popolo straniero sotto protezione militare. Il manifesto suscitò pessime reazioni, soprattutto perché concludeva il suo proclama con le parole “…fraternamente uniti, voi, fieri siciliani, e noi, militari italiani e germanici”. Gli scontri della Battaglia di Gela terminarono nel primo pomeriggio del 12 luglio con la ritirata degli italo-tedeschi e con la cattura da parte degli americani di quasi 20.000 prigionieri. Gela così fu la prima città d’Europa ad essere liberata. Da qui e da altre zone dell’Isola prese inizio la grande offensiva che doveva portare gli Alleati alla conquista integrale della Sicilia, base per le decisive battaglie che seguirono nel 1944 con le conseguenze a tutti note. La conquista della Sicilia da parte degli Alleati (in totale circa 500.000) fu completata in 39 giorni, il 17 agosto del 1943, con l’occupazione di Messina e la ritirata delle truppe italo-tedesche in Calabria. I soldati caduti nella Campagna di Sicilia furono più di 76.300, così suddivisi: soldati italiani morti e dispersi 40.750, soldati tedeschi morti e dispersi 8.708, soldati alleati morti 27.529 (per malaria 9.892 americani e 11.590 inglesi. marinai americani 546 e marinai inglesi 314). Per quanto riguarda il numero dei prigionieri vi furono 116.681 soldati italiani, 5.523 soldati tedeschi e 3.242 soldati alleati. Sulle vittime civili non si hanno sempre stime esatte; comunque, i morti nella provincia di Caltanissetta furono 751 di cui 136 a Gela, 92 a Niscemi, 51 a Mazzarino e 9 a Butera. Strutture di difesa italiane nel territorio di Gela A partire dal 1941, in assenza di strutture difensive lungo tutto il territorio costiero italiano, si ebbe la necessità di provvedere alla costruzione di un sistema di difesa costiera con la realizzazione di diverse tipologie di strutture fortificate allo scopo di impedire o contrastare eventuali sbarchi nemici. Per l’occasione furono istituite delle divisioni costiere con reparti che avevano il compito di costituire dei posti di osservazione, nuclei fissi e mobili e posti di blocco. Sardegna, Sicilia, Isola d’Elba e Isole Pelagie rientrarono tra le priorità assolute di questo sistema difensivo. Nella realizzazione dei sistemi difensivi costieri (casamatta, fortino, bunker) della Sicilia, però, sia l’urgenza sia le condizioni economiche dell’Italia in quel periodo ne impedirono la buona riuscita; infatti, vuoi per la quantità di calcestruzzo ridotto, vuoi per l’arretratezza della concezione difensiva italiana, le strutture risultarono carenti e spesso non rispondenti alla bisogna. Nonostante ciò, nelle zone passibili di sbarchi, la fortificazione costiera siciliana fu organizzata in modo modesto con la dislocazione delle strutture difensive ben ritirate sui rilievi attorno alle città, spesso abilmente mascherati alla vista, e in punti di fondamentale importanza, quali strade, torrenti, ecc., allo scopo di proteggerne gli accessi. Tali strutture, disposte a caposaldo, si fornivano di una reciproca assistenza di fuoco fino a poter continuare a resistere anche se superate. Quindi, un sistema articolato in profondità, con posizioni di sbarramento più arretrate, aventi lo scopo di impedire la penetrazione all'interno del nemico, nel caso di un superamento delle difese litoranee. Completavano il sistema difensivo sbarramenti anticarro, postazioni per pezzi d'artiglieria, trincee in cemento per fucilieri, campi minati, reticolati, ricoveri e posti di comando protetti. Il sistema difensivo costiero di Gela e dintorni, alla luce delle opere rimaste e quindi solo queste oggetto del nostro interesse, è riferibile essenzialmente a due tipologie: “postazione pluriarma” e “postazione circolare monoarma”. Nella prima tipologia la struttura è costituita da una robusta casamatta in calcestruzzo, dello spessore minimo di 60 centimetri, resistente ai tiri di piccolo e medio calibro; i resti di quelle di Gela, sono ubicati ad est del muro di recinzione delle fortificazioni greche di Capo Soprano, in particolare dietro le vestigia della ciminiera e dell’ex Liquirificio Marletta-Cellura; si tratta di casematte allora munite probabilmente di diverse postazioni per mitragliatrici, cannoni anticarro e fucili mitragliatori. E’ difficile oggi ricostruirne anche il disegno perché nel dopoguerra sono stati divelti e smembrati, non si sa con precisione nemmeno dove erano ubicate; sarebbe cosa utile, però, cercare di ricostituirli anche perché è probabile che i resti ci siano proprio tutti. Nella seconda tipologia, quella della “postazione circolare monoarma”, la più frequente nella nostra zona, si osserva un corpo cilindrico con sovrastante cupola con all’interno una camera di combattimento circolare con feritoie multiple strombate. I fortini di questa seconda tipologia, a seconda delle dimensioni, si riferiscono a due categorie. Il fortino più grande ha una camera di 220 centimetri e un’altezza, al suo interno, di 80 centimetri, mentre il diametro della postazione è di circa 6,2 metri con una circonferenza che raggiunge quasi i 20 metri; lo spessore del cemento armato arriva a superare anche i 100 centimetri. Il fortino più piccolo ha una camera di 190 centimetri di diametro con una circonferenza che raggiunge quasi i 6 metri. Queste postazioni, disposte singolarmente od a gruppi e spesso delle stesse dimensioni, possiedono diversi tipi di ingressi. Le postazioni, inoltre, contengono pure, ma non sempre, dei piccoli ambienti sotterranei per il deposito di armi e munizioni. A volte ai fortini è aggiunta una piazzola circolare “in barbetta”, di cinque metri e mezzo di diametro, destinata ad accogliere un cannone anticarro orientabile. In merito alla presenza di un altro gruppo di strutture fortificate, presenti in Contrada dell’Oliva (a margine della S.S.190 per Mazzarino), in contrada Lapa (su Monte Lapa a margine della S.P. 8 per Butera) e in Contrada Ponte Olivo, sembra che esse risultino appartenenti ad una tipologia non comune, annoverata probabilmente tra i rifugi antischegge. Sono delle costruzioni in cemento armato che, nel caso di quelle di Contrada dell’Oliva, si sviluppano con dei corridoi a zig-zag di circa 7 metri, ciascuno posto a 90° rispetto all’altro; ogni fine corridoio presenta una finestrella di areazione e tutto il complesso è provvisto di due ingressi posti a fine corridoi. Nei dintorni di Gela, tra il 1941 e il 1943, furono costruiti più di 200 fortini di diverso tipo che col passare degli anni si sono ridotti di diverse decine; il loro numero fino al 1987 era di 186 unità. SECONDA GUERRA MONDIALE - LA CAMPAGNIA DI SICILIA I COMANDI E LE PERDITE UMANE USA - Gen. Dwight D. Eisenhower - Com. Superiore Alleato nel Mediterraneo; GB - Gen. Harold Alexander - Com. Forze Terrestri anglo-americane; 7a Armata Americana del Gen. George Patton 8a Armata Britannica del Gen. Bernard Montgomery GB - Amm. Andrew Cunningham - Com. Forze Navali Alleate; GB - Maresciallo dell’Aria Arthur Tedder - Com. Reparti Aerei Alleati.
FORZE ARMATE ITALIANE DELLA SICILIA - 6a ARMATA Totale uomini: 170.000-230.00 italiani e 28.000-40.000 tedeschi; Com. Gen. d’Armata Alfredo Guzzoni; Capo di Stato Maggiore Gen. dI Brigata Emilio Faldella; XII Corpo d’Armata - Com. Gen. Corpo d’Armata Mario Arisio; Forze Mobili: Divis. “Aosta” - Divis. “Assietta” - Truppe di Corpo d’Armata e unità di rinforzo; Truppe Costiere: 136° Rgt. Ftr. Autonomo - Dif. Porto “N” - 208° , 202°, 207° divis. cost.; Gruppi Mobili “A”, “B”, “C” - Gruppi Tattici n. 4; XVI Corpo d’Armata - Com. Gen. Corpo d’Armata Carlo Rossi; Forze Mobili: Divis. “Napoli” - Truppe di Corpo d’Armata e unità di rinforzo; Truppe Costiere: XVIII (Com. Gen. Brig. G. Bocchetti) - XIX brigata cost. (Com. Gen. Brig. O. Mariscalco) - 213°, 206° divis. Cost. - Dif. Porto “E” Gruppi Mobili “D”, “E”, “F”, “G”, “H” - Gruppi Tattici n. 4; Unità a disposizione del Comando della 6a Armata; Divisione “Livorno” - Com. Gen. Divis. Domenico Chirieleison. Unità varie: 28° Rgt. Artiglieria Divisionale - Col. Adamo Telò 33° Reggimento Fanteria - Col. Mario Mona; 34° Reggimento Fanteria - Col. Carlo Martini; Gruppo Mobile “E” dislocato a Niscemi - Com. Cap. Giuseppe Granieri.
UNITA’ TEDESCHE DELLA SICILIA (presenti in Sicilia il 9 luglio 1943) 15a Divisione Panzergrenadier Sizilien - Com. Generalmajor Eberhard Rodt; 104°, 115°, 129° Rgt. Ftr.; Reggimento artiglieria, Reggimento mortai, Battaglione pionieri; 215a Comp. esplorante corazzata; Battaglione artiglieria contraerea Flak; N. 67 carri armati; Panzerdivision H. Goering - Com. Generalmajor Paul Conrath; N. 1 Rgt. corazzato; N. 2 Btg. di Ftr. motorizzata; Tre gruppi di Rgt. Artiglieria; Gruppo Art. Flak (FlugabwehrKanone ) cannone contraerei; Una Comp. esplorante; Un Btg. pionieri; Un btg. mortai; N. 82 carri armati; Raggruppamento motorizzato “Schmalz”.
SBARCHI NEL SETTORE AMERICANO DELLA 7a ARMATA Golfo di Gela – 10 luglio 1943 Ad ovest della cuspide meridionale tra Punta Braccetto e Torre di Gaffe: 1) Colonna “Joss” del Gen. Lucian Truscott con quattro contingenti di attacco: Obiettivo: Licata e Valle del Salso; 2) Colonna “Dime” del Gen. Terry Allen con tre contingenti di attacco: Obiettivo: Gela e Aeroporto di Ponte Olivo; 3) Colonna “Cent” del Gen. Troy Middleton con tre contingenti di attacco: Obiettivo: Scoglitti e aeroporti di Comiso e Biscari.
CONTROFFENSIVA NEL SETTORE DI GELA DELL’11/07/1943 Agli ordini del Comando XVI Corpo d’Armata: N. 3 colonne Div. Corazzata Tedesca “H. Goering”; Div. Ftr. “Livorno”; Colonna III/34° Ftr. (Col. Leonardi) da Monte Castelluccio; Colonna I/33° e I/34° Ftr. (Gen. Perugini - Col. Mona) da M. Lapa e M. Zai; Colonna II/33° Ftr. (Gen. Perugini - Col. Mastrangeli) da Stazione Butera; Contingente III/33° Ftr. e II/34° Ftr. (Col. Bruni) da Poggio della Femmina; Reparti di Artiglieria; Btg. Mortai da 81; Gruppo Mobile “E”.
Ore 11,30 arretramento del fronte americano entro l’abitato di Gela.
Tiri navali US Navy: Incrociatori Savannha e Boise - Cacciatorpedinieri Bluter, Glennon, Laub e Cowie.
Perdite della Divisione “Livorno” e della Div. Tedesca “H. Goering” Morti, feriti, prigionieri e dispersi 214 ufficiali - 7.000 sottuficiali e militari di truppa sugli 11.400 elementi dell’organico; Div. Corazzata tedesca “H. Goering”; 30 ufficiali - 600 sottuficiali e militari di truppa sugli 8.739 effettivi.
PERDITE NELLA CAMPAGNA DI SICILIA Truppe combattenti dell’Asse 318.431 con 251.931 italiani e 67.500 tedeschi; Truppe combattenti dell’Asse con quasi 172.000 tra deceduti, feriti, dispersi e prigionieri; Soldati italiani morti e dispersi: 40.750; Soldati italiani prigionieri: 116.681; Soldati tedeschi deceduti: 8.908; Soldati tedeschi prigionieri: 5.523; Totale Soldati dell’Asse deceduti: 49.658; Soldati Alleati deceduti 4.299 (2.237 americani e 2.062 inglesi - Marinai americani morti 546 e 484 feriti- Marinai inglesi morti 314 e 411 feriti); Soldati Alleati feriti 13.083 (5.946 americani e 7.137 inglesi); Soldati Alleati prigionieri 3.242 (598 americani e 2.644 inglesi, compresi i dispersi); Soldati Alleati che contrassero la malaria 21.482 (9.892 americani e 11.590 inglesi); TOTALE SOLDATI DECEDUTI IN SICILIA NEL 1943: 49.658.
ALCUNI NOMINATIVI DI SOLDATI E CIVILI DECEDUTI NEI PRIMI GIORNI DELLO SBARCO A GELA Militari: MAGG. ARTIGIANI ENRICO TEN. LEMBO FILIPPO S.TEN. CARBONE SALVATORE S. TEN. CIRILLO ROCCO S. TEN. ERCOLI ARMANDO S. TEN. GENTILE GIUSEPPE S. TEN. RAGAZZINI AMILCARE S. TEN. POLISENO GIOVANNI S. TEN. ZUPO ENRICOCARAB. BIAVA SILVIO BERS. CASER ANTONIO BERS. GAMBINO TOMASO SERG.M. ZANGARA ANTONINO SERG. BRINDANI LUIGI SERG. M. CIPRESSO PAOLO SERG. MANETTI UMBERTO SERG. RE LEONARDO CAPOR. FORTINI PRIMO CAPOR. M. AIA FRANCESCO CAPOR. M. BIONDI SANTI CAPOR. M. BRUNONE BRUNO ANGELICO GIOVANNI BASSI GIOVANNI BERTUSI CARLO BORGHETTI SECONDO BOTTAGLINI SERGIO BOTTAZZO VINCENZO BURATTI RENZO CAMISI TULLIO CASCINO SALVATORE CRACCHIOLO GIACOMO D’ANGELI DOMENICO D’ANGELO GIUSEPPE DE GIULI SANTE DI PETTA ANGELO DISTANO GIOVANNI FERRAIO CESARE FILIPPINI FAUSTO GIUDICATTI GIACOMO LOMBARDO PIETRO MAMFRINI AGOSTINO MARTIN ANTONIO MELLONI VALENTE MESCHINI ENZO MICAZ GIUSEPPE MONTANI AMEDEO MOROSI GUIDO PARISI DOMENICO PERUGINI AMEDEO PEZZOTTA MARIO ROSI CARLO SANTONI ANGELO SASSA TELLI ETTORE SCHEMBRI PAOLO SFERRAZZA PAPA SPALLONE GIUSEPPE TARINI RINO TOPPIA TEOBALDO TONSI MATILDO TOSINI REMO TRERE’ NICOLINO
Civili: AFRICANO GAETANO ALLEGRINO ORAZIO ANZALDI FILIPPO ASCIA FRANCESCO ASCIA ROCCO BARTOLI FRANCESCO BARTOLI ROSARIO BENFANTE MARGHERITA BURGIO ANTONIO CAFA’ EMANUELA CAFA’ EMANUELE CASCINO FILIPPO CASCINO ROSARIO CASSARINO ROSARIO CASSARO ORAZIO CASSARO SALVATORE CATALANO MATTEO CAVALLO FRANCESCO CAUCHI SERAFINA COSENTINO ROCCO COSTANZO VIRGINIA D’ANGELI ARCANGELO DI PAOLOA PAOLO DI PIETRO GIUSEPPE FARACI FRANCESCO FARRUGGIA SALVATORE FRAGLICA CARMELO GIUDICE GIOVANNI GIUDICE RAFFAELE GUELI FRANCESCO GUELI GIOVANNI IZZIA ANGELO IZZIA EMANUELA IZZIA FRANCESCO IZZIA ROSARIO LO LICCO FRANCESCA LOREFICE GIOVANNI MADDIONA EMANUELA MADDIONA NUNZIO MANFRE’ SALVATORE MARCHISCIANA ANNA MARINO CROCIFISSO MARINO NUNZIO MASSARO SALVATORE MINARDI REMO MISSUD FRANCESCO MISSUD IGNAZIO MONACO GAETANO MONDARINI PIETRO MORELLO ROCCO PASSARELLO ROCCO PETINI FRANCESCO PETROLI GIORGIO PRIVATO VINCENZA PUCCIO FRANCESCO RODINO’ FERRARA CARMELA RODINO’ GRAZIO RODINO’ LUCIA SALERNO ROSARIO SAMMARTINO CARMELO SAMMITO MATTEO SANZO TOMMASO SIGHETTI ALEANDRO SMECCA EMANUELE TALLONE GIUSEPPE TIGNINO ROCCO TUCCIO ROSARIO TUCCIO ROSALIA TUCCIO GRAZIA ZAGARELLI MICHELE
Strada Provinciale n. 8 per Butera, contrada Zai Testo della lapide dettata da Nuccio Mulè realizzata dalla Artigianato Zago
AI SOLDATI DELLA DIVISIONE “LIVORNO” E DEI REPARTI COSTIERI DELL’ESERCITO ITALIANO CHE CON IL SACRIFICIO DELLA VITA TENNERO ALTO L’ONORE DELL’ITALIA DIFENDENDO IL PATRIO SUOLO NELLA BATTAGLIA DI GELA CONTRO PREPONDERANTI FORZE NEMICHE CHE SBARCARONO QUI IL 10 LUGLIO 1943 QUESTO MARMO AFFINCHE’ IL RICORDO DELLA LORO AZIONE RIMANGA SEMPRE VIVO NEL TEMPO IL COMUNE DI GELA NEL 70° ANNIVERSARIO Artigianato ZAGO IL SINDACO
Opuscolo stampato dalla EURECO Gruppo Cosentino in occasione del 70° anniversario dello Sbarco Alleato a Gela del 10 luglio 1943. |