Gonfalone del Comune di Gela

 

Il gonfalone del Comune di Gela

Storia e vicissitudini sul gonfalone del Comune di Gela

    Il labaro del Comune di Gela presenta la figura di un’aquila coronata che poggia le zampe su due colonne; conoscerne la storia e il significato è lo scopo di questo breve articolo.

    La figura dell’aquila del gonfalone del labaro del Comune di Gela si riferisce a quella sveva della città medievale di Heraclea (prima denominazione medievale dell’attuale Gela), mentre le due colonne si rifanno alla storia della preesistente città greca, in definitiva: l’aquila imperiale di Federico II che impera sulla città delle colonne. E’ molto probabile che lo stemma, certamente diverso in origine dall’attuale, risalga alla fondazione di Heraclea e che, ma è meno probabile, sia stato scelto dallo stesso imperatore Federico II di Svevia, fondatore in Sicilia della nostra città assieme a quella di Augusta. Mentre, per quanto riguarda la corona poiché essa possiede otto fioroni è certo che si riferisca a quella ducale e che sia apparsa a corredo dello stesso stemma intorno al 1500, durante la dinastia dei Pignatelli Aragona Cortes, duchi di Terranova e Monteleone.

    In definitiva, l’attuale stemma araldico ufficiale del Comune di Gela è così composto: un’aquila sveva (color rame-oro) con le ali spiegate che poggia le zampe su un basamento, formato dai capitelli contigui di due colonne doriche canalate il cui colore (rame-oro) è più chiaro rispetto a quello dell’aquila stessa, anche se più sfumato; in corrispondenza della testa del pennuto, rivolta a sinistra per chi guarda, appare non appoggiata una corona ducale con otto fioroni di cui cinque visibili, mentre il tutto si staglia su un rettangolo (e non uno scudo) di color rosso cremisi. La scritta “COMUNE DI GELA”, ripartita su tre piani, completa il tutto.

    Da un’antica documentazione dell’Archivio storico del Comune di Gela, riferita a un carteggio del 1733 della “Platea dello Stato di Terranova”, lo scrivente ha ritrovato una scritta dove si legge: “…Lo stemma di questa Città è un’aquila coronata colle ali spiegate, che posa sopra due Colonne, e nel giro queste parole Heraclea Civitas antiquissima”, parole che sono state aggiunte recentemente allo stemma che, però, per ora assenti sul labaro ufficiale e su cui sarebbe opportuno aggiungerle.

     Nel corso degli ultimi cinquant’anni e più si è perpetuata una situazione grottesca che ha visto il gonfalone del Comune di Gela presentato sistematicamente con lo stemma e i colori giallo e rosso vermiglione della locale squadra di calcio (sic); infatti, verso il 1950, lo sfondo monocolore rosso cremisi originale fu sostituito dai suddetti due colori, peraltro non sempre posizionati nello stesso modo. Inoltre, su alcuni manifesti e su diverse bandiere, i due colori hanno subito una collocazione partita, a volte trinciata e mai posizionati sullo stesso lato dello stemma dell’aquila.

    Grazie alle decennali sollecitazioni dello scrivente, fatte pervenire a sindaci, assessori, consiglieri comunali, dirigenti e funzionari del Comune di Gela, finalmente nel 2015 si è riusciti a convincere il Sindaco Domenico Messinese a utilizzare il vero logo comunale così da evitare ancora uno sconcio che per decenni, almeno per chi se n’è accorto, ha penalizzato l’immagine dell’istituzione e dell’intera città.

    Purtroppo, nel corso dei decenni trascorsi, il simbolo comunale di Gela è stato anche sottoposto a illecite, improvvisate e gratuite variazioni che ne hanno cambiato l’originaria composizione. Infatti, l’aquila e le colonne doriche, hanno subito variazioni significative; ad esempio, i disegni del rapace e delle colonne, erano più slanciati e più esili rispetto a quelli attuali che compaiono sul gonfalone del Comune. Intorno al 1910, addirittura, i capitelli delle due colonne subirono un cambiamento di stile, dal dorico al composito ionico-corinzio.

    Inoltre, durante il Ventennio, sullo stemma fu apposto, così come avvenne in tutta Italia, il simbolo del fascio littorio, ovviamente poi eliminato con la caduta del regime. Nel dopoguerra, allo stemma furono apportate altre modifiche; l’aquila diventò più pennuta e più tozza, tale da farla assomigliare grottescamente più a un gallinaceo che a un rapace; inoltre, i capitelli furono ricondotti, giustamente, allo stile dorico originario e sulle colonne furono ricavate delle canalature. Tutta questa nuova composizione, l’attuale, fu inserita all’interno di uno scudo di tipo sannitico, anche quest’ultimo inventato di sana pianta. Così come inventati di sana pianta si trovano in diversi siti internet una decina di stemmi e labari riferiti a Gela, tutti spudoratamente farlocchi.

    Diversi lustri fa, a peggioramento dell’incongruenza, dell’incompetenza e con colpevole indolenza è stato pure realizzato un altro improvvisato gonfalone, quello che attualmente è apposto dietro il banco della presidenza del Consiglio comunale nell’Aula Magna, in cui l’aquila è presentata con un addome “spennacchiato”, con le colonne diventate bianche, con la corona più grande della stessa testa del pennuto, e non più riferita al titolo di ducato con otto fioroni ma erroneamente a quello di conte con sedici fioroni, oltre all’aggiunta gratuita di ricami agli angoli e la esile scritta “Comune di Gela” su un solo piano, peraltro a semi giro non simmetrico; tale gonfalone comunale è utilizzato nelle manifestazioni ufficiali al posto di quello legittimo che si trova nel Comando dei VV.UU., peraltro portato a volte da un impiegato comunale in abiti civili nei panni di vessillifero, con coppoletta, giubbotto e jeans, così almeno compare nella foto di una manifestazione “Pro occupazione” del 26 gennaio 2016, accanto ad altri labari del comuni viciniori portati, però, da vigili urbani in divisa. Nel 2020 lo scrivente portò alla stampa un lavoro riferito ai Primi Cittadini e al Gonfalone Comunale, una pubblicazione volutamente disconosciuta forse per lo stampo critico scritto sul gonfalone comunale con la logica di “…occhiu c’un viri, cori c’un doli”.

Manifestazione “Pro occupazione” del 26 gennaio 2016 a Gela

 

 

 

Lo stemma del Comune di Gela raffigura, su uno sfondo rosso cremisi, l’aquila di Federico II con le ali spiegate e con le zampe che poggiano sui capitelli di due colonne doriche, simbolo di Gela greca e della civiltà dorica; la presenza di tale rapace simboleggia l’autorità dell’Imperatore svevo in quanto fondatore nel 1233 di Heraclea (Terranova-Gela).  In merito alla corona che sovrasta il capo del rapace (che è rivolto verso sinistra per chi guarda), si ha motivo di credere che si possa riferire al Ducato di Terranova di Carlo Tagliavia d’Aragona, primo duca di Terranova, risalente alla prima metà del XVI secolo. Lo stemma è completato dalla seguente scritta: "Heraclea Civitas Antiquissima".

 

 

Storia del simbolo del gonfalone

da Heraclea a Terranova di Sicilia

 

 

Aquila originaria del gonfalone

 

Dal periodo borbonico al Risorgimento

 

Durante i Savoia nell'Unità d'Italia

 

Durante il periodo fascista e la repubblica sociale

 

Attuale gonfalone custodito nel Comando dei VV.UU

 

Le stravaganze e le invenzioni del simbolo

del gonfalone del Comune di Gela

 

Simbolo della locale squadra di calcio tuttora spesso utilizzato erroneamente e con ignoranza

come logo ufficiale del Comune di Gela

 

Altri presunti simboli del gonfalone totalmente inventati

 

Indebito gonfalone comunale dell'aula consiliare con le colonne doriche imbiancate,

con aquila spennacchiata e coda esile e ricami stravaganti agli angoli.

Era vergognosamente utilizzato sena nessun ritegno

in tutte le processioni pubbliche

 

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