QUOTIDIANO
La Sicilia
DISTRETTO GELESE

Settembre 2021

Argomenti

CARTOLINA DI OGGI

DUE LIDI VICINI

GIUSEPPE BLANCO

RIDATECI IL PARCO DELLE RIMEBRANZE

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DUE LIDI VICINI

 

 

    La cartolina, formato 14 X 9 cm., ritrae la spiaggia negli anni Trenta con in primo piano due ingressi, a distanza di qualche metro l’uno dall’altro, che portano con delle passerelle divergenti ai casotti e ai due stabilimenti balneari del “Lido Gela”, a sinistra, e del “Lido Elios”, come si legge appunto sugli archivolti degli gli stessi ingressi, mentre una persona con cappello a paglietta si avvia in uno dei due lidi. Come si può osservare, a parte la spiaggia vuota, ancora non compaiono i due bracci laterali completi dei due lidi perché probabilmente le strutture sono in fase di montaggio, quindi il periodo dovrebbe riferirsi a prima dell’inizio della stagione balneare.

    I lidi di tavola erano delle costruzioni in legname che erano realizzate da privati sulla battigia ad ogni inizio di stagione balneare e smontati successivamente al termine di essa; tali stabilimenti balneari possedevano spesso la stessa forma e cioè un corpo quadrangolare, disposto in buona parte in mezzo all’acqua, e due bracci laterali ambo i lati; tale corpo quadrangolare, in genere di 18 X 16 metri, poggiava su un sottostante impalcato costituito da diverse intelaiature di tavole e morali messe in costa, fissate ad un rete di palafitte collocate su file parallele distanti tar loro di un metro e disposte a croce di Sant’Andrea.

    Al centro tra i due stabilimenti si osserva un bastimento a riposo, una presenza non usuale in quella parte di spiaggia, su cui vi sono dei ragazzi che giocano, mentre quasi attaccata alla passerella del lido Gela si osserva una delle due costruzioni cilindriche con all’interno un pozzo di acqua salmastra, acqua che tramite delle tubazioni veniva convogliata alla vicina centrale elettrica per il raffreddamento dei suoi tre alternatori a corrente continua fin dal 1908 anno in cui fu avviata l’illuminazione elettrica della città che sostituì (con 53 lampade ad arco voltaico e da più di mille ad incandescenza) quella precedente prodotta con fanali a petrolio. L’ubicazione dei due lidi, ad est del Pontile sbarcatoio, è la stessa dove nel 1958 fu ubicata “La Conchiglia”.

    Sul retro della cartolina la famiglia Scarpulla, in data 27 luglio 1934, invia “distinti saluti all’Ill.mo Alfredo Franceschielli, Ispettore Generale del Ministero degli Interni in via Mentana n.2 a Roma”.

 

 

GIUSEPPE BLANCO

 

 

    Il 22 aprile di vent’anni anni fa mancava alla vita il caro amico Prof. Giuseppe Blanco. Un uomo che grazie al suo impegno letterario nel sociale, ha rappresentato per diversi lustri un valido riferimento culturale per la nostra città. La sua scomparsa, avvenuta nel pieno dell’esperienza e del vigore intellettuale, ha rappresentato, non solo per i familiari, una grave perdita; soprattutto per quanti ebbero modo di conoscere le sue qualità di scrittore, saggista, giornalista, e cultore di patrie memorie.

    Originario delle vicina Niscemi, Giuseppe Blanco compì a Gela gli studi superiori; dopo la licenza classica intraprese, all’Università di Catania, lo studio delle Lingue. Laureatosi a pieni voti, scelse di insegnare Francese nella scuola; la locale media primaria "E. Romagnoli" fu l’ultima ad averlo come docente ed è proprio in questa scuola, dove svolse per tanti anni anche la funzione di vicepreside, che lasciò, nei giovani discenti in particolare, i segni tangibili della sua esperienza educativa. Notevole e affermata negli anni fu la sua attività, in particolare nel campo delle Lettere; più di venti, infatti, sono le pubblicazioni che ci ha lasciato; dal saggio su importanti personaggi dello scibile umano allo scritto di storia patria e sempre con uno stile di inconfondibile, rigore culturale e con un modo di scrivere semplice, chiaro e comprensibile; nei suoi scritti spiccano equilibrio, moderazione e cultura ponderosa.

    Del quotidiano di Catania "La Sicilia" fu un valente collaboratore, prima come corrispondente della pagina provinciale e poi come saggista della prestigiosa terza pagina; proprio su di essa ebbe modo di esprimere il meglio del suo lavoro con articoli originali e di interesse prevalentemente storico-letterario tanto da ricevere gli apprezzamenti di autorevoli docenti accademici dell'Isola. In ambito locale, con il suo impegno, frutto di una dedizione e di un affetto alla città che lo accolse come figlio, ebbe il pregio di contribuire all’elevazione culturale di questa popolazione spesso dimentica del possedere un retaggio millenario di civiltà. Infatti, oltre a collaborare con diversi giornali ed emittenti locali, fu fondatore e presidente dell'Archeoclub d`Italia, una associazione di volontariato per la conoscenza, salvaguardia e tutela dei beni culturali. Fu proprio in questa associazione che diede il meglio della sua energia; numerose furono, infatti, le attività portate avanti dall'Archeoclub sempre con spirito battagliero e con disinteressato amore per i beni culturali.

    Dicevamo che Giuseppe Blanco produsse venti pubblicazioni, ne ricordiamo alcune più importanti: "Voltaire - rapporti letterari con Parini e Leopardi", pubblicazione molto apprezzata, perchè allora rappresentò una novità nel campo della letteratura comparata italiana e francese; "Rossini francese", "Voltaire e Goldoni" e "Bellini a Parigi" che gli meritano diverse qualificate recensioni su riviste parigine. L'ultimo dei lavori, edito dal compianto Ugo Randazzo, fu "Mario Gori opera poetica", un pregiato e ponderoso volume che comprende notizie biografiche e commenti analitici della poesia Goriana oltre alle belle liriche di Mario Gori, piene di sentimento e di potenza espressiva. Questo libro ebbe successo in campo nazionale e venne favorevolmente recensito in molti quotidiani. Alcuni mesi prima che il male spegnesse inesorabilmente la vita dell’amico Blanco, gli venne assegnato a Pisa l’ambito premio letterario "Le Regioni", per la sezione saggistica, una manifestazione curata dalla poetessa Renata Giambene Minghetti e organizzata dal Centro Editoriale Internazionale di Roma.

    Giuseppe Blanco è certamente da annoverare tra quegli uomini che con il loro impegno hanno concorso e concorrono a tenere alto il nome della nostra città che grata, in segno di doveroso e giusto riconoscimento, lo rende degno di essere ricordato nella più remota posterità.

 

RIDATECI IL PARCO DELLE RIMEMBRANZE

 

 

    Il 24 luglio del 1927, alla presenza del gerarca ragusano Filippo Pennavaria (uomo di spicco del fascismo siciliano), di personalità civili, militari e religiose e con un gran concorso di popolo, in contrada Molino a Vento si svolse una patriottica manifestazione in cui furono inaugurati il Parco delle Rimembranze e, a ridosso della colonna dorica, il monumento ai caduti nostrani della Grande Guerra.

    Gela, con l’erezione di tale monumento (che non è dedicato al milite ignoto come erroneamente si crede), volle ricordare ai posteri l’olocausto della vita dei suoi figli nella Grande Guerra contro lo straniero austriaco. Il monumento, opera dello scultore palermitano Pasquale Civiletti, è composto da due parti; una piramide-obelisco in pietra calcarea, alta circa cinque metri, con la scritta “Agli artefici della vittoria” e un fante in bronzo realizzato dalla Fonderia Laganà a Napoli. Ad ornamento del monumento ai quattro angoli si osservano quattro bombe da 240 mm., cimeli di guerra donati alla nostra città dalla Direzione dell’Artiglieria del Regio Esercito di Napoli. Recentemente alla stele sono state aggiunte altre lapidi tra cui un elenco nominativo di 600 soldati terranovesi deceduti durante la Grande Guerra realizzato dallo scrivente.

    Ma quanti furono i nostri concittadini che morirono nella guerra del 1915-18? Il compianto cultore di patrie memorie Dott. Francesco Savà, nel suo libro “Gela Eroica”, riportò 520 nomi di soldati deceduti, però, senza distinzione nella Grande Guerra, in Africa, in Spagna e nell’ultimo conflitto mondiale. Comunque, in base ad una serie di ricerche, condotte in particolare nell’Archivio storico della locale Biblioteca comunale, lo scrivente in una sua pubblicazione del 2019, sponsorizzata dalla Raffineria di Gela dell’ENI, ha ritenuto che il numero di gelesi caduti nella guerra italo-austriaca possa superare abbondantemente le 600 unità. Quindi per quanto riguarda il totale dei caduti nelle suddette guerre, il numero indicato nella pubblicazione del Dott. Savà dovrebbe essere moltiplicato almeno per 10.

    Nel Parco delle Rimembranze, tutt’intorno al monumento, furono piantati degli alberi che riportavano su targhette in ferro smaltato i nominativi dei caduti terranovesi della Prima Guerra Mondiale, ma già nel dopoguerra le stesse non esistevano più. Non solo, ma quando nel 1981 l’area del Parco fu interessata dagli scavi archeologici per mettere in luce i resti dell’acropoli, anche buona parte degli stessi alberi fu eliminata e tutta la sua area fu recintata; quando poi quel suggestivo suo belvedere fu eliminato per consentire altri scavi, praticamente il Parco delle Rimembranze fu smantellato e quindi sottratto totalmente alla pubblica fruizione. E di questa, a modo di vedere dello scrivente, “indebita sottrazione” purtroppo le amministrazioni comunali non si sono mai opposte, forse non se ne sono nemmeno accorte.

    Sarebbe il caso di ritornare a proporre il recupero di questa area dell’ex Parco delle Rimembranze e, con le dovute trasformazioni, portarla all’originaria pubblica fruizione, anche per rivalutare la stessa are archeologica ma anche una zona, quella del quartiere Molino a Vento, che oggi risulta decentrata e con la sola funzione di posteggio d’auto. E alla base di questa proposta c’è anche una promessa fatta dallo scrivente a Pino Samparisi, un caro amico recentemente scomparso, che abitava in tale quartiere.

    Qualche anno fa lo scrivente propose all’Amministrazione comunale di traslocare il monumento ai caduti terranovesi della Grande Guerra a Largo San Biagio, nell’area di fronte il cimitero monumentale che proprio recentemente è stata rimessa a nuovo che, per evitare che diventasse un posteggio d’auto, è stata addobbata con delle fioriere. Comunque, a parere dello scrivente, si ribadisce che sarebbe opportuno ubicare proprio su questa superficie il dimenticato Monumento ai Caduti non fosse altro per far conoscere a queste nuove generazione quello che c’è dietro di storia patria e cultura.

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