UOTIDIANO
La Sicilia
DISTRETTO GELESE

Ottobre 2024

ARGOMENTI

    A partire dal mese di gennaio si è iniziato a scrivere sulla storia di Gela, dalla sua fondazione del 688 a.C. fino al dopoguerra. E ciò con il contributo iconografico del pittore Antonio Occhipinti e con le schede realizzate da Nuccio Mulè, oltre alla traduzione in inglese della Prof.ssa Tiziana Finocchiaro. Oggi si scrive della ventesima puntatala  dal titolo "Mattei e il Petrolchimico".


20 - Mattei e il Petrolchimico

“Saluto da Gela” in una cartolina multipla degli anni Quaranta

Dinu Adamesteanu, archeologo rumeno a Gela

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Mattei e il Petrolchimico

     Così come ha fatto per Salvatore Aldisio, il compianto maestro Occhipinti, da gelese ma anche come ex dipendente del petrolchimico, ha voluto ricordare la figura e l’opera di Enrico Mattei (1906-1962) nei confronti di Gela, proponendone il busto sulle immagini del pontile, del porto isola, delle trivelle, degli impianti e delle ciminiere, ma anche sulle figure della Chiesa Madre e del Municipio, simboli questi dell’antico e del moderno di Gela.

    Inoltre, in basso a sinistra nel tondo, è raffigurata l’antica Diga di Grotticelli sul Fiume Gela, prima opera in muratura in Sicilia realizzata dal Duca di Terranova nel 1563, e ciò per mettere in risalto l’antica economia agricola della città e del suo territorio nel tempo in cui, con la costruzione dello sbarramento, si produsse una svolta per migliorare e razionalizzare l’uso delle acque del fiume per irrigare e rendere più produttiva la coltivazione dei campi.

    Due economie, quindi, l’una di antica tradizione, legata all’agricoltura e l’altra moderna, legata al petrolchimico, siglata con la figura del “drago-cane a sei zampe”, il logo ufficiale dell’ENI.

Mattei and the refinery

     Occhipinti, as a former employee of the local ENI refinery, remembers Enrico Mattei (1906-1962) and his work for Gela. The artist proposes his bust over the images of the pier, the harbor, the drills, the plant and the smokestacks, but also on the images of the Cathedral Church and the Town Hall, which represent respectively the modern and the ancient symbols of Gela.

    At the bottom left, the ancient Grotticelli Dam on the river Gela, the first masonry work inSicily realized by the Duke of Terranova in 1563: the artist seems to emphasize the ancient agricultural economy of the city and its territory at a time when the construction of the dam represented a turning point in the improvement of the use of the river water for agriculture.

    In short, a two-sided economy; linked to agriculture and to the ancient tradition on one.

“Saluto da Gela” in una cartolina multipla degli anni Quaranta

    Cartolina multipla degli anni ’40 di 14X9 cm., con la scritta “Un saluto da Gela” e con cinque vedutine che ritraggono il Corso con la chiesa di San Rocco, la fontana centrale della Villa comunale, la chiesa Madre, ancora la chiesa Madre con piazza Umberto I (con al centro il busto marmoreo del re), via G. Navarra Bresmes col monumento agli eroi Guccione e Casciana e l’isolato di case con la chiesa rinascimentale di Sant’Antonio Abate. Sul retro si leggono “Ediz. Ris. Parlagreco Michele Ristorante - Caffè - Tabacchi Gela” e “Stab. Dalle Nogare e Armetti - Milano”; ed ancora “RIPR. VIET. - R.D. L. 7-XI-1925 - N. 1950”.

    La cartolina è indirizzata al “Preg. Sig. Totò Pierimento, Largo S. Maria, Militello V.C. (Catania)” con il seguente messaggio: “Ricordandoti ti saluto caramente tuo Lillo Di Dio Gela 12/2/48”. Il francobollo utilizzato per la spedizione di £. 5 della serie “Democratica” di Poste Italiane, di color azzurro con lo sfondo della Bilancia della Giustizia, merita un discorso a parte in quanto raro. Infatti, essendo un francobollo della prima serie ordinaria repubblicana emesso il 1° ottobre 1945, su Ebay lo si trova al prezzo variabile da 130 a 300 euro. La “Serie Democratica”, in uso fino alla fine del 1952, accompagnò gli Italiani per più di sette anni durante le prime elezioni della Repubblica, la nascita della nuova Costituzione e la ricostruzione del dopoguerra.

 

 

 

DINU ADAMESTEANU, ARCHEOLOGO RUMENO A GELA

 

 

 

    Quando Dinu Adamesteanu il 21 gennaio 2004 alla veneranda età di 91 anni, concluse la sua esistenza terrena, l’archeologia italiana perse un insigne studioso di fama internazionale che dedicò tutta la vita alla ricerca, contribuendo in maniera determinante a scrivere la storia del nostro passato remoto, a portare alla luce ed a valorizzare gran parte del patrimonio archeologico del nostro territorio.

    Durante la sua attività, iniziata a Gela nel 1951, fu sempre legato alla nostra comunità, tanto da ricevere attestazioni di ogni genere. La sua scomparsa ci privò di un personaggio che ha fatto conoscere nel mondo la nostra storia e la nostra identità più profonda.

    Adamesteanu nacque a Toporu, un villaggio della Romania, nel 1913 nel bel mezzo di due guerre balcaniche. Dopo aver frequentato le scuole primarie, si trasferì nella capitale Bucarest per continuare con le superiori nel Seminariul Central e quindi con l’università nella facoltà di Lettere. Nel 1939 frequentò l’università rumena all’Accademia di Romania a Roma dove successivamente, nel 1945, conseguì la laurea.

    Nell’immediato dopoguerra ricevette un importante incarico dalla Commissione Alleata in Italia per la sistemazione degli istituti germanici; in seguito fu nominato bibliotecario del prestigioso Istituto Archeologico Germanico di Roma. Nel 1950 fu chiamato dal grande archeologo prof. Luigi Bernabò Brea, allora Soprintendente alle Antichità di Siracusa, a partecipare agli scavi archeologici di Lentini e della stessa città aretusea. Nel 1951, richiesto dal dott. Pietro Griffo, soprintendente alle Antichità di Agrigento, si trasferì a Gela per dirigere gli scavi delle Mura Greche appena venute alla luce.

    Nel 1955, grazie all’interessamento dell’On. Aldisio, gli fu concessa la cittadinanza italiana e nello stesso anno fu nominato Ispettore presso la Soprintendenza di Agrigento. Le ricognizioni e gli scavi gli permisero di far luce sulla penetrazione rodio-cretese nella parte centro-meridionale dell’Isola e sulle trasformazioni avvenute nei centri indigeni a contatto con la civiltà greca. Nella seconda metà degli anni Cinquanta fu promotore della realizzazione del nostro museo archeologico, inaugurato nel 1958. In questo stesso anno fu chiamato a Roma per dirigere l’Aerofototeca Nazionale in concorso con lo Stato Maggiore Aeronautico; l’anno dopo ricevette anche l’incarico di dirigere una missione archeologica in diversi paesi del Medio ed Estremo Oriente.    

    Dopo aver lasciato la Soprintendenza di Agrigento, nel 1964 fu nominato Soprintendente alle Antichità della Basilicata. Alla sua opera instancabile va ascritto il merito della realizzazione degli scavi nel Melfese, con la scoperta dell’antica Heraclea, e del Museo Nazionale della Siritide nel 1969.  Adamesteanu, nonostante i gravosi e continui impegni istituzionali, trovò anche il tempo per produrre una copiosa e ricca bibliografia (che tempo fa è stata curata dalla prof.ssa Liliana Giardino dell’Università di Lecce). Per la sua notorietà, per le sue competenze, la sua facile comunicativa e per la conoscenza di diverse lingue, partecipò a seminari e conferenze nei maggiori centri d’Italia, di Francia, di Germania, di Iugoslavia, di Romania e di altre nazioni. Nel 1971 conseguì la libera docenza all’Università di Lecce e qualche anno dopo ne diventò prima professore incaricato e, successivamente, professore ordinario per l’insegnamento di Etruscologia ed Archeologia Italica. Per l’apprezzata attività organizzativa e per le ricerche fatte nel 1973 vinse il Premio Feltrinelli per l’Archeologia.

    Nel 1977 lasciò la Soprintendenza della Basilicata per andare a dirigere quella della Puglia a Taranto. Nel luglio del 1978, per raggiunti limiti di età, fu collocato a riposo. Due anni dopo, il 30 ottobre del 1980, gli fu conferita dalla Presidenza della Repubblica una Medaglia d’Oro come “Benemerito della Cultura e dell’Arte”. Ritornato alla sua residenza di Policoro continuò a lavorare per portare a termine diverse pubblicazioni e per continuare diversi impegni come consulente scientifico dell’Accademia di Villa Giulia e come membro della British School e dell’Ecole Francaise.

    L’ultima venuta a Gela di Dinu Adamesteanu, di cui mi pregio di essergli stato amico, fu nel mese di aprile del 2003 per partecipare alla manifestazione “I Pionieri dell’Archeologia”, organizzata dal Dott. Enrico Ascia allora Assessore al Turismo della Provincia Regionale di Caltanissetta.

    Ad Adamesteanu, oltre alla dedicazione a Policoro del Museo Nazionale della Siritide, il 20 maggio 2005 a Potenza gli è stato intitolato il Museo Archeologico Nazionale della Basilicata.


 

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