QUOTIDIANO
La Sicilia
DISTRETTO GELESE
Ottobre
2022
ARGOMENTI
MONUMENTO AI CADUTI GELESI DELLA GRANDE GUERRA
INIZIATIVA DEL FAI (FONDO PER L’AMBIENTE ITALIANO) PER FAR VISITARE
IL
PALAZZO SETTECENTESCO ALDISIO-MALLIA A GELA
ANGELO MARSIANO, UN NISCEMESE
CHE FA ONORE ALLA SUA CITTA'
MONUMENTO AI CADUTI GELESI DELLA GRANDE GUERRA
La cartolina ritrae
il monumento ai Caduti gelesi della Prima Guerra
Mondiale, erroneamente definito da molti come
monumento al Milite Ignoto, ubicato all’interno
dell’ex “Parco delle Rimembranze” in contrada
Molino a Vento. Distante qualche decina di metri
dalla colonna dorica greca, è costituito da una
stele lapidea e da un fante di bronzo. Il
monumento ai Caduti gelesi della Grande Guerra e
il suddetto Parco furono inaugurati il 24 luglio
del 1927 con una patriottica manifestazione alla
presenza del gerarca ragusano Filippo Pennavaria
(uomo di spicco del fascismo Siciliano) e di
personalità civili, militari e religiose con un
gran concorso di popolo.
Gela, allora ancora
denominata Terranova di Sicilia, con l’erezione
di tale monumento, volle ricordare ai posteri
l’olocausto della vita dei suoi figli nella
guerra contro lo straniero austro-ungarico.
Inoltre, gli alberi che allora furono piantati
nel Parco riportavano su targhette di ferro
smaltato i nomi dei Caduti, con la scritta
“GUERRA MCMXIV - MCMXVIII RESUERGES”, ma già nel
dopoguerra le stesse targhette non esistevano
più. Non solo, ma quando nel 1981 l’area del
Parco fu interessata dallo scavo archeologico
per mettere in luce i resti dell’antica
acropoli, una buona parte degli stessi alberi fu
eliminata.
La Sicilia, pur non
investita dagli eventi bellici veri e propri, a
parte le conseguenze negative dei disagi e dei
costi della guerra, fu condannata a dare un
altissimo contributo in termini di soldati. Un
fatto impressionante fu quello che i siciliani
Caduti, secondo una stima verosimile, furono ben
65.000 (contro i circa 44.500 della stima
ufficiale), quindi la Sicilia, fra le regioni
italiane, sarebbe stata quella che assieme alla
Basilicata, alla Sardegna e alla Calabria
avrebbe avuto, in proporzione ai soldati
mobilitati, il maggior numero di morti in
guerra.
Le regioni
meridionali furono determinanti nel compimento
dell’Unità Nazionale ma, tale contributo,
risulta tuttora poco noto e raramente divulgato,
al contrario della grande attenzione posta al
fenomeno dell’irredentismo e del nazionalismo,
espresso dalle regioni settentrionali.
Qui di seguito si
riporta una lista del numero dei Caduti della
Grande Guerra nella provincia di Caltanissetta
con: Gela n. 602; Caltanissetta n. 437;
Mazzarino n. 289; San Cataldo n. 252; Niscemi n.
182; Riesi n. 164; Mussomeli n. 155; Butera n.
102; Sommatino n. 86; Santa Caterina n. 91;
Delia n. 78; Resuttano n. 73; Serradifalco n.
71; Vallelunga n. 63; Sutera n. 54; Villalba n.
48; Campofranco n. 44; Montedoro n. 44; Milena
n. 42; Marianopoli n. 31; Acquaviva Platani n.
29; Bompensiere n. 14;
quindi Il numero, non
definitivo, di 602 caduti terranovesi su 3.878
in provincia di Caltanissetta rappresenta quello
più alto.
Il monumento ai
Caduti nostrani della Grande Guerra, opera
dell'artista palermitano Pasquale Civiletti,
essenzialmente nella sua composizione è
costituito da due pezzi; il primo è una
piramide-obelisco, alta circa cinque metri, in
pietra calcarea compatta di Mazzarello, a base
quadrata con uno stellone di bronzo sulla punta
e su una facciata la scritta “AGLI ARTEFICI
DELLA VITTORIA”; il secondo è un fante di
bronzo, realizzato nella Fonderia Artistica
Laganà di Napoli. A ornamento dello stesso
monumento si osservano, inoltre, quattro bombe
per bombarda da 240 mm., donate come cimeli di
guerra dall'allora Direzione di Artiglieria del
Regio Esercito di Napoli. Il retro della cartolina viaggiata e datata 25 luglio 1929, porta un francobollo di Poste Italiane del valore facciale di 20 centesimi raffigurante il busto di Vittorio Emanuele III. Con i saluti da Trieste di tale Giarratana, la cartolina è indirizzata al Signor Direttore Francesco Albertini, presso Ospizio di Beneficenza di Caltanissetta; sulla margine inferiore si leggono “STAB. DALLE NOGARE & ARNETTI - MILANO” e “40007 2730 - Ed. Eugenio Costa - Gela Vietata riproduzione”.
INIZIATIVA DEL FAI (FONDO PER L’AMBIENTE
ITALIANO) PER FAR VISITARE
IL
PALAZZO SETTECENTESCO ALDISIO-MALLIA A GELA
Nel cuore del
centro storico di Gela, prospiciente il Corso ad
un centinaio di metri ad est della Chiesa Madre,
esiste un importante edificio risalente al XVIII
secolo, il palazzo Aldisio-Mallia
(originariamente di proprietà dell’Avv.
Alessandro Mallia col titolo nobiliare di
“Barone di Sabuci”) nel cui interno si trova uno
dei più bei complessi artistici d’epoca di Gela
e di tutto il suo comprensorio. Dall’esterno il
palazzo è molto semplice, si presume che
probabili interventi precedenti ne abbiano
eliminato le modanature settecentesche, ma già
varcando la porta d’ingresso che fa accedere
alle sue stanze del primo piano si comincia a
respirare un’aria d’altri tempi, complici
l’arredamento, le suppellettili e gli affreschi
dei soffitti che ci riportano ai fasti delle
famiglie nobili dei secoli trascorsi. Ogni parte
delle stanze, dal pavimento al soffitto, è degno
di un’opera d’arte, il tutto da definire come un
gioiello del nostro patrimonio artistico, per
molti versi sconosciuto ai più, che
miracolosamente si è salvato dall’usura del
tempo e dall’indolenza dell’uomo.
Domenica 16 ottobre
u.s. i saloni del palazzo, sono stati oggetto di
una visita organizzata dai soci di Gela della
delegazione del FAI di Caltanissetta, con
l’intervento della protezione civile e della
Croce Rossa, Croce Rossa nell'ambito della
campagna autunnale di raccolta fondi
"Ricordiamoci di saslvare l'Italia". La visita
guidata gratuita e dietro prenotazione, è stata
organizzata con l’espletamento di sette turni di
un’ora ciascuno tra mattina e pomeriggio e ciò
grazie alla preziosa e cortese disponibilità
della proprietaria Sig.a Marisella Aldisio. Le
giovani guide nei locali della dimora
settecentesca, tutti alunni del Liceo Classico e
dell'Artistico del Majorana, hanno contribuito a
rendere la visita interessante, istruttiva e
piacevole. E quando le cose sono fatte per bene
la gente risponde bene.
Diverse volte negli
anni precedenti, purtroppo senza risultato, si è
cercato di far interessare l’ente locale Comune
di Gela ad un eventuale acquisto dei locali del
palazzo, in modo tale da sgravare la suddetta
proprietaria di tutti quei numerosi e pesanti
oneri che ne realizzano il mantenimento e che
comportano periodicamente spese di ingenti somme
di denaro per i restauri conservativi; si sta
veramente correndo il rischio di vedere
compromesso questo interessante complesso
artistico così come è accaduto diversi lustri fa
al palazzo Tedeschi, di cui si sono perduti per
sempre affreschi e arredamenti ottocenteschi di
valore, e ancora prima ad altri antichi palazzi.
Ancora oggi ad esempio si sta assistendo
impotenti al degrado di palazzo Di Fede, sul
Corso ad angolo con Piazza Sant’Agostino, che
necessita immediati interventi sia sulla
facciata esterna in tardo stile barocco così
come nelle sue stanze con arredi e suppellettili
a partire dall’Ottocento; non tutti sanno che in
detto palazzo sono conservati circa ventimila
libri di varie tematiche acquistati nel corso
dei decenni dal compianto Preside Nicolò Di
Fede.
Non è semplice,
soprattutto sotto l’aspetto economico (ma anche
nel trovare valide maestranze), mantenere
conservati nelle stanze del palazzo
Aldisio-Mallia i pregevoli affreschi ornamentali
di squisita sensibilità cromatica delle volte
dei saloni, i pavimenti in maiolica a rilievo,
così come le delicate carte da parati dipinte
mirabilmente a mano e le coperture in foglie
d’oro zecchino degli infissi, per non parlare
dei tendaggi di porte e balconi, delle
tappezzerie in broccato di divani e poltrone,
degli stucchi decorativi, dei laccati delle
console in stile Luigi XV, delle specchiere
veneziane, del pregiato orologio da tavola di
porcellana Capodimonte regalato al proprietario
del palazzo da Federico I Borbone, re del Regno
delle Due Sicilie, e dei due lampadari in vetro
di Murano presenti nei saloni delle “Dame” e
delle “Feste”; in quest’ultimo salone, oltre al
lampadario che possiede ben 42 punti luce e
diverse decine di rose opaline colorate, è
presente un pregiato pianoforte a coda Pleyel
del 1849 di fabbricazione francese.
Fino ad oggi le
stanze più importanti del palazzo sono state
fruibili in diverse occasioni; negli anni,
infatti, si sono effettuate mostre di pittura,
conferenze, visite e riunioni ma anche diverse
feste che in questa cornice settecentesca hanno
spesso rappresentato una rivisitazione di vita
aristocratica gelese dei tempi lontani. Il
palazzo ha anche ospitato, in occasione degli
anniversari dello Sbarco Alleato a Gela,
l’ambasciatore in Italia David Thorne e il
console di stanza a Napoli Colombia Barrosse,
ambedue statunitensi.
Le stanze di questo
edificio dunque, devono necessariamente
mantenersi nel tempo, così come si trovano oggi,
per arrivare alla più alta e remota posterità. E
per soddisfare questa segreta speranza occorre
immediatamente l’intervento dell’Ente Locale
Comune di Gela e Regione Siciliana con adeguati
finanziamenti.
Sarebbe ora che si cambiasse registro per evitare un ulteriore depauperamento di beni culturali alla nostra comunità che oggi più che mai chiede un ritorno ai quei valori di cultura che stanno alla base del futuro di una società civile di cui non si può fare a meno e di cui la politica non può sottrarsi ad assolvere questo compito a cui è demandata.
ANGELO MARSIANO, UN
NISCEMESE CHE FA ONORE ALLA SUA CITTA'
Già presidente
della sezione locale dell'Archeoclub d'Italia
nel 1990, è stato probabilmente uno dei più seri
e validi cultori di patrie memorie di tutta
l'Isola per la passione, lo studio, e l'impegno
civile del suo lavoro. La cittadina di Niscemi
deve andare orgogliosa di averlo avuto come
figlio anche perché prima che Marsiano ne
parlasse nelle sue opere, probabilmente la sua
storia era poco conosciuta.
La metodologia
usata dal Marsiano nelle sue pubblicazioni è
stata quella della dimensione temporale della
realtà storica, passata e recente, collegata ai
fatti di carattere regionale e nazionale nonchè
all'organizzazione della vita associata, nei
suoi risvolti politici ed economici, ed alle
istituzioni giuridico-amministrative e
religiose. La chiarezza e l'organicità
dell'esposizione, la documentazione scrupolosa,
la minuta e ricercata riproduzione di grafici e
diagrammi, di cartine geografiche, corografiche
e topografiche, il procedimento scientifico di
ricerca e di elaborazione dei dati hanno sempre
rappresentato una costante nelle sue opere.
Corposa è stata la sua produzione. Iniziò nel 1980 con "Maria SS. del Bosco di Niscemi" per continuare nel 1982 con "Niscemi geografia fisica" uno studio divulgativo e un sussidio di ricerca e di studio sull'ambiente. Ancora nel 1982 per conto della Società Editrice EPOS mandò alle stampe "Niscemi nel Risorgimento e l'azione di Tommaso Masaracchio", con la prefazione del compianto amico prof. Giuseppe Blanco, dove vengono riportati con descrizione fedele e coscienziosa fatti e personaggi di una Niscemi del 1860 ed in particolare dell'opera patriottica di un suo figlio, Tommaso Masaracchio. Nel 1984, sempre dalla stessa casa editrice, fece pubblicare due altri volumi dal titolo "Gli usi civici e i boschi del comune di Niscemi", con l'introduzione dello scrittore storico sicilianista Massimo Gangi; nel 1987, per conto della Ediprint di Siracusa, "La popolazione di Niscemi dal XVII al XX secolo". Gli ultimi lavori dati alle stampe per conto della Edizioni Lussografica, furono del 1988 con "Canti popolari niscemesi", e del 1991, con "Niscemi tra le due guerre mondiali" in due volumi. Ed ancora “Storia di Niscemi” a cura del Lions Club locale nell’anno sociale 1991/92. Due anni dopo la scomparsa del Marsiano, dei suoi lavori riguardanti diverse tematiche (chiese e confraternite, i Fasci dei lavoratori, geografia e biologica antropica, preistoria e protostoria e Niscemi del XX secolo) fu pubblicato solamente “Geografia antropica” con i tipi della Lussografica di Caltanissetta. Angelo Marsiano nacque il 19 febbraio del 1926 a Niscemi. Ebbe una vita pubblica molto attiva. Da militante del Partito Socialista Italiano, negli anni ’50 e ’60 fu eletto diverse volte consigliere ed assessore del Comune. Successivamente e per il resto della sua vita si dedicò alla promozione della cultura nel suo paese. Negli anni Sessanta fu coordinatore amministrativo della Scuola Media Statale “G. Verga” di Niscemi .
Il suo programma vasto ed ambizioso fu purtroppo
precocemente interrotto dalla sua morte
sopravvenuta all’età di 67 anni, il 20 giugno
1993.
A lui furono intitolati il nuovo plesso della
Scuola Media Statale “G. Verga” e il recente
Museo della Civiltà Contadina.
Angelo
Marsiano senza dubbio è da
annoverare tra quegli uomini che con la loro
opera meritoria sono degni di essere tramandati
nella più remota posterità. |