QUOTIDIANO
La Sicilia
DISTRETTO GELESE
Novembre
2024
ARGOMENTI
A
partire dal mese di gennaio si è iniziato a
scrivere sulla storia di Gela, dalla sua
fondazione del 688 a.C. fino al dopoguerra. E
ciò con il contributo iconografico del pittore
Antonio Occhipinti e con le schede realizzate da
Nuccio Mulè, oltre alla traduzione in inglese
della Prof.ssa Tiziana Finocchiaro. Oggi si
scrive della ventunesima puntatala dal titolo "Un
secolo di personaggi gelesi".
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21 - Un secolo di personaggi gelesi
Cartolina di oggi
LA MARINERIA E IL
COMMERCIO DI GELA
INTERESSE INASPETTATO
PER L’ARCHEOLOGIA
MILITARE DI GELA
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21 - Un secolo di personaggi gelesi
Il maestro
Occhipinti con questo tondo propone una serie di
personaggi che dal 1800 a oggi si sono distinti
nei diversi campi della società gelese. Così,
dalla politica all’arte e dalla cultura alla
religiosità, il pittore presenta figure di
personaggi che hanno lasciato traccia della loro
opera, forse con la segreta speranza di
riguadagnare la storia recente della nostra
città, avvolta da eventi sociali ed economici
che hanno dato purtroppo risultati illusori e
lontani da tutte quelle virtù morali che
rappresentano l’elemento indispensabile nella
costruzione della civiltà di un popolo.
Sono undici busti di
personalità che, in sequenza circolare, ne
contornano altri tre posti a centro per un
totale di quattordici personaggi che, grazie a
un sapiente dosaggio di colori a diversa
tonalità, si evidenziano nei tratti
caratteristici del loro viso. E se il maestro li
ha raffigurarli è bene che di essi si faccia
menzione iniziando con il personaggio posto al
centro della tavola:
- il Cardinale di Santa Madre Chiesa, Antonio
Maria Panebianco (1808-1885);
- il Sindaco Cav. di Gran Croce e Gran Cordone
della Corona d’Italia Comm. Antonino Nocera
(1850-1930) (per chi guarda a sinistra del
cardinale);
- il Garibaldino Giuseppe De Leito (1839-1913)
(a destra del cardinale);
A iniziare dal busto
posto sotto il cardinale, in sequenza
antioraria, si menzionano:
- il pittore, farmacista Dott. Salvatore Solito
(1906-1983);
- il Podestà Prof. Giuseppe Navarra (1888-1961);
- il fotografo Comm. Attilio Guglielmino
(1910-2000);
- il cultore di patrie memorie Salvatore
Damaggio Navarra (1851-1928);
- il Sindaco Cav. Giacomo Navarra Bresmes
(1865-1911);
- l’On.le Salvatore Aldisio (1890-1964);
- il cultore di patrie memorie Rev. Luigi
Aliotta (1906-1961);
- il patriota risorgimentale Giuseppe Navarra;
- il patriota e scrittore Mario Aldisio Sammito
(1835-1902);
- il tenore di fama internazionale Cav. Gaetano
Ortisi (1844-1929);
- lo scrittore Dott. Francesco Savà (1895-1960).
21 - Famous people over one century
Occhipinti presents
here a series of famous people from Gela that,
starting from 1800, have become popular in the
fields of politics, arts, culture and religion.
There is a series of eleven busts placed in a
circular sequence, surrounding a group of three
placed in the centre. Their features are
highlighted by a good balance of colors.
Starting from the
center, they are:
Antonio Maria Panebianco, Cardinal (1808-1885);
Antonino Nocera, Mayor and Grand Cross Knight
and Great Cordon of the Crown of Italy
(1850-1930), on the left of the Cardinal;
- Giuseppe De Leito, soldier in Garibaldi’s army
(1839-1913), on the right of the cardinal.
- Below the Cardinal, in a counterclockwise
sequence:
- Salvatore Solito, painter and chemist
(1906-1983);
- Giuseppe Navarra, mayor (1888-1961);
- Attilio Guglielmino, photographer (1910-2000);
- Salvatore Damaggio Navarra, scholar
(1851-1928);
- Giacomo Navarra Bresmes, mayor (1865-1911);
- Salvatore Aldisio, politician (1890-1964);
- Luigi Aliotta, priest and scholar (1906-1961);
- Giuseppe Navarra, Risorgimento patriot;
- Mario Aldisio Sammito, patriot and writer
(1835-1902);
- Gaetano Ortisi, tenor (1844-1929);
- Francesco Savà, writer (1895-1960).
Cartolina di oggi
LA
MARINERIA E IL COMMERCIO DI GELA
La cartolina, con
sul retro un francobollo di £.10, indirizzata al
“Signor Vacca Giuseppe, Draga Sardegna,
Catania”, e la scritta ”Ediz. Mulè Emanuele -
Riv. Tab. N. 5 - Gela. Alterocca -Terni”
contiene il testo di un messaggio che recita:
“Gela 23 -7- 1957. Ti ricevi tanti saluti unita
coi nostri figli tua sposa Maria dammi Notizie
che sto in pensiero la tua Maria Vacca”.
La città di Gela fin
dagli inizi di questo secolo, per la sua
favorevole ubicazione costiera, rappresentava un
importante centro commerciale della Sicilia
sud-occidentale. Per i paesi compresi in un
raggio di 40 Km., la rada gelese era il naturale
e più immediato sbocco delle produzioni di tutto
il suo circondario che comprendeva i comuni
mandamentali di Butera, Mazzarino, Niscemi e
Riesi, oltre a diversi comuni delle province di
Catania (come Caltagirone, San Cono, San Michele
di Ganzeria e Mirabella Imbaccari), di Enna
(come Piazza Armerina, Valguarnera, Pietraperzia
e Aidone) e di Ragusa (come Biscari, Chiaramonte
Gulfi, Monterosso Alma, Comiso e Vittoria).
Ovviamente tali
comuni, dal punto di vista commerciale, di
conseguenza favorivano nella nostra città tutta
una serie di attività industriali, agricole ed
artigianali che portavano a considerare Gela, o
meglio Terranova, sotto molti aspetti una delle
città economicamente più floride dell'Isola. E
poiché una buona parte delle attività economiche
si avvalevano della Marineria terranovese, sarà
proprio questo argomento ad essere approfondito.
La Marineria
terranovese ad inizio Novecento, comprendeva una
flotta di140 velieri, con un cabotaggio medio di
60 tonnellate, 22 barche pescherecce e più di
una decina di barche di grosso tonnellaggio.
Sempre nello stesso periodo, in particolare nel
triennio 1900-1903, a Terranova sbarcarono 1.141
piroscafi esteri e 1.712 nazionali per
importazione di prodotti, mentre per
l'esportazione ne partirono 997 per l’estero e
1.880 per la Penisola. Ritornando indietro nel
tempo, nel biennio 1862-1863, in un “Quadro
statistico” del 1866, riportante un elenco di
porti e spiagge delle province siciliane, il
porto o meglio l'approdo di Terranova era
classificato, come importanza commerciale, al
12° posto tra i 51 che esistevano allora nell’lsola.
E ancora, nel 1868, da tale quadro si apprende
che il numero dei bastimenti a vapore in arrivo
ed in partenza dalla rada di Terranova ammontava
a 1.500.
Nella nostra città,
sempre ad inizio del secolo, vi erano 40 case
commerciali, 80 pubblici mediatori e 220
magazzini di deposito merci; in particolare, nel
1905, vi era una larga esportazione di grano (ed
altri cereali), cotoni, carrube, sughero, vini,
semi di vario tipo e agrumi; ed ancora, in
particolare nella seconda metà dello scorso
secolo, zolfi, soda, frutta secca, cascine
(ovvero prodotti derivati dal latte), liquirizia
e corine (foglie di palme secche denominate in
vernacolo “scupazzu”).
Nel 1905 i
produttori locali più importanti erano: il Comm.
Antonino Nocera, Vincenzo Jacona, Aldisio
marchese di Torreforte, il Cav. Santi Gioffrè,
Giacomo Battaglia, il Cav. Aldisio Cartia, il
Cav. Cesare Navarra e Vincenzo Seca; mentre i
più grossi commercianti erano: Giuseppe Di Bona,
Giovanni Liardi, Giuseppe Calandra & figli,
Domenico Caradonna, Giuseppe Bresmes & figli e
Angelo Di Bartolo. La marineria terranovese,
ogni anno, per quanto riguarda in particolare la
quantità di alcuni prodotti, esportava agrumi
per Malta, grano ed altri cereali per tutta
l'Isola ed il Continente nella quantità
approssimativa di 150 mila quintali, da 3 mila a
5 mila balle (del peso medio di 200 Kg. cadauna)
di cotone per Napoli e l’Italia del nord, circa
5 mila quintali di carrube per Napoli e la
Liguria,
da 5 mila a 6 mila
quintali di vemelecoie (termine in vernacolo che
starebbe a significare fior di farina di semola)
per Malta, vini orzi, con esportazione limitata
per la Liguria, e vini a spuma rossa, esportati
non solo nella Penisola ma anche in Francia e
Spagna dove spesso servivano come vini da taglio
e ricevevano pure una specie di trasformazione
in “vini di Bordeaux”. Nel triennio 1900-1903
l’introito doganale, dovuto al movimento
piroscafi e velieri nella nostra rada, fu di £.
700 mila su un giro di affari valutabile intorno
ad un centinaio di milioni di lire. Tutte queste
attività ebbero un maggiore sviluppo dopo la
costruzione del pontile sbarcatoio nel 1915.
Vediamo adesso di
dare dei cenni sull'industria dei manufatti che
esisteva nella nostra città con una serie di
dati riferibili alla seconda metà dello scorso
secolo. Nella città di Terranova operavano le
seguenti fabbriche: n. 1 fabbrica di sapone, n.
3 fabbriche di cera, n. 10 fabbriche di gesso,
n. 4 f. di tegole e mattoni, n. 4 f. di calce,
n. 1 f. di pesi, bilance e misure, n. 4 f. di
mobili in legno di lusso, n. 3 f. di zolfanelli,
n. 26 f. di paste, n. 4 molini a grano ad acqua,
n. 3 molini di detti a vapore, n. 26 molini
detti a centimoli, n. 30 telai a mano solo per
uso domestico. Sempre nello stesso periodo le
Arti e i Mestieri erano rappresentati da: 50
sarti, 100 calzolai, 26 fabbri-ferrai, 30
falegnami, 200 muratori, 6 bottai, 30 barbieri,
5 caffettieri e pasticcieri, 20 vinaioli, 10
pizzicagnoli, 2 fonditori di metalli, 2
costruttori meccanici, 3 lattonieri, 2 armaioli,
20 intagliatori e 2 albergatori. Gli addetti ai
diversi mestieri erano 2.887, mentre gli
agricoltori erano 4.202.
Per quanto riguarda
le risorse economiche leggiamo quanto è
riportato in un bollettino del 1882 dal titolo
“Notizie demografia”: “L'agricoltura dà cereali,
tra i quali primeggiano per quantità il frumento
e l'orzo, i legumi di cui più abbondanti sono le
fave. Dà pure altri prodotti dei quali sono di
maggiore importanza il cotone e la soda”. “…Il
suolo e precisamente la parte irrigabile è assai
fertile quando la vegetazione sia favorita dalle
meteore. L'agricoltura non si giova ancora dei
nuovi strumenti usandosi sempre gli antichi. Il
Municipio si sforzò d'introdurre quelli
inventati dalla meccanica, chiese aiuti ed
incoraggiamenti al Governo, ma non riuscì ad
ottenerli. Così abbandonò il pensiero della
istituzione di una Scuola Agraria.”. “…Mezzi di
nutrizione più usati nel Comune: pane e pasta
esclusivamente di frumento, legumi, riso, carne
di bovini, suini ed ovini, l'ultimo con maggiore
proporzione. Di bevande si consuma solamente il
vino, ed in sparuta quantità il … in pieno
inverno. Altre indicazioni speciali: in città
suol essere distaccato perennemente un corpo
militare della forza di 40 uomini e due
ufficiali. La città non è prossima a campi di
istruzione militare né ha mercati e fiere. Nei
mesi estivi si costruiscono a mare pochi
camerini di legname per bagni. Il consumo delle
sostanze alimentari anche nell'anno 1883 fu
limitato per languore del commercio per mancanza
di lavoro in alcune epoche di esso e per
emigrazione di lavoranti e braccianti nei comuni
vicini. Però a fronte del 1882 la condizione
economica della popolazione fu migliore e da ciò
la differenza in più nella consumazione durante
il 1883…”.
INTERESSE INASPETTATO
PER
L’ARCHEOLOGIA MILITARE DI GELA
La prima richiesta è
stata di un collaboratore della televisione
nazionale belga, Steven Crombez, la seconda
quella di uno scrittore famoso inglese saggista,
romanziere e curatore di programmi televisivi
per la BBC, James Holland.
Ambedue personaggi
venuti a Gela con la stessa richiesta (che
coincidenza), quella di intervistare alcune
persone gelesi più che ottuagenari per farsi
raccontare i loro ricordi da ragazzi e le
vicissitudini che passarono con i loro familiari
in quei drammatici momenti dell’invasione
anglo-americana nel luglio del 1943; gli
intervistati allora furono la Sig.a Angela
Bruccoleri, i Sigg. Turco e Ventura e il
compianto Renzo Gugliemino.
Quella venuta di
Crombez e di Holland a Gela, a parere dello
scrivente, è il risultato del lavoro di
pubblicizzazione portato avanti già da qualche
decennio da diversi autori di storia patria e
dal Comune di Gela. D’altro canto, in ambienti
internazionali, non potevano passare inosservate
le manifestazioni che qui hanno ricordato lo
sbarco e a cui, in tempi diversi, sono
intervenuti l’Ambasciatore americano in Italia
David Thorne nel 2013 in occasione del 70° e,
l’anno dopo, il Console Generale americano di
stanza a Napoli Colombia Barrosse.
Questo ritrovato
interesse alle vicende dello sbarco Alleato del
1943 a Gela, nella speranza che continui negli
anni, sicuramente potrebbe diventare un valido
elemento per comprendere appieno il valore e il
necessario recupero dell’archeologia militare,
soprattutto come risorsa per impinguare il
nostro turismo ridottosi oramai povero e
asfittico. Risorsa questa dell’archeologia
militare che purtroppo ancora risulta
dimenticata dalle istituzioni. E non è peregrino
riferirsi a quel che succede in Normandia dove,
in occasione degli anniversari dello sbarco
Alleato nel giugno del 1944, partecipano
annualmente milioni di persone provenienti da
tutto il mondo, generando un flusso turistico
che porta un proficuo benessere economico e
lavorativo a quella regione.
La presenza di
questi personaggi, interessati alle vicende
dello sbarco Alleato del 1943, peraltro con la
produzione di saggi e filmati, potrebbe
risultare sicuramente importante per
l’archeologia militare di Gela e della stessa
Sicilia sol che l’istituzione locale e quella
regionale approntassero un progetto per far
conoscere meglio tale risorsa e per
pubblicizzarla in ambito nazionale e
internazionale dal momento che da noi, al di là
di qualche sporadica visita turistica e di
qualche manifestazione, purtroppo non succede
nulla. Ma anche perché non si fa nulla per far
succedere qualcosa che possa dare una svolta a
questa importante risorsa archeologica bellica;
quasi sempre il Comune di Gela non trova un euro
per dare conforto a qualsiasi iniziativa in tal
senso. Purtroppo in aggiunta a tale situazione
anche l’80° anniversario dell’avvenimento
“Sbarco Alleato a Gela”, al di là di alcune
manifestazioni, anche queste inconcludenti dal
punto di vista del coinvolgimento turistico, è
passato praticamente sotto traccia. Al di là di
un annullo postale, di un opuscoletto e di una
cartolina commemorativa proposti e realizzati
dallo scrivente (sponsorizzati dall’Associazione
degli Ex Allievi del Liceo Classico e dal Bar
Time di Gandolfo Barranco) praticamente non è
accaduto nulla di rilevante dal punto di vista
della presenza turistica.
Poi ha lasciato il
tempo che trova nelle alte istituzioni dello
Stato il fatto che lo scrivente abbia
indirizzato in maniera reiterata delle lettere
aperte inviate via pec anche per chiedere
l’emissione
di un francobollo commemorativo dal momento che
in Italia, che si sappia, non è stato mai emesso
da Poste Italiane; lettere inviate persino al
Presidente della Repubblica, al Presidente del
Consiglio dei Ministri, al
Ministro dello Sviluppo Economico,
al
Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano
e
Generale di Corpo d’Armata,
al Governatore della Regione Siciliana e persino
al quotidiano “La Repubblica” ; il tutto senza
ricevere un riscontro nemmeno quello di cortesia
anche se, ad onor del vero, l’unica risposta
ricevuta, anche se inconcludente, è stata quella
del
Sottosegretario di Stato del Ministero delle
Imprese e del Made in Italy Avv. Fausta
Bergamotto.
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