QUOTIDIANO
La Sicilia
DISTRETTO GELESE
Giugno 2024
ARGOMENTI
A
partire dal mese di gennaio del 2023 si è iniziato a
scrivere sulla storia di Gela, dalla sua
fondazione del 688 a.C. fino al dopoguerra. E
ciò con il contributo iconografico del pittore
Antonio Occhipinti e con le schede realizzate da
Nuccio Mulè, oltre alla traduzione in inglese
della Prof.ssa Tiziana Finocchiaro. Oggi si
scrive la sedicesima puntata dal titolo "Prima
Guerra Mondiale". 16 - PRIMA GUERRA MONDIALE
L’ARCHIVIO
DI STATO DI NAPOLI
IL PALCO MUSICALE A COLORI PASTELLATI Prima Guerra Mondiale
La Prima Guerra Mondiale, conosciuta
anche come Grande Guerra o Guerra di Trincea,
sconvolse il mondo tra il 1914 e il 1918 e vide
impegnate ventotto nazioni. A contrapporsi in
quello che divenne il primo conflitto mondiale
furono due grandi schieramenti: Gran Bretagna,
Francia, Russia, Italia e Stati Uniti che
costituirono le Potenze Alleate da una parte, e
Germania, Austria-Ungheria, Turchia e Bulgaria
che costituirono gli Imperi Centrali dall’altra.
La guerra durò quattro anni, tre mesi e
quattordici giorni con più di trentasette
milioni di vittime tra le forze militari e quasi
dieci milioni di morti tra la popolazione
civile. Il 24 luglio del 1927 in contrada “Molino a Vento” si svolse una patriottica manifestazione in cui furono inaugurati il “Parco delle Rimembranze” e il monumento ai caduti terranovesi della Grande Guerra. Ogni albero piantato nel parco riportava delle targhe smaltate con i nominativi dei gelesi che combatterono contro lo straniero austriaco. Il monumento, opera dello scultore palermitano Pasquale Civiletti, è costituito da una stele in pietra calcarea, alta circa 5 metri con la scritta “Agli artefici della vittoria”, un fante di bronzo e, ad ornamento, quattro bombe cimeli di guerra. Occhipinti, riporta nella parte sinistra del tondo tale monumento, facendolo seguire dal busto di Giovanni Guccione, Medaglia d’Oro al Valor Militare, e da una figura centrale raffigurante la “Vittoria alata”. Nella parte centrale dell’acquerello sono raffigurati il busto di Gaetano Casciana, tenente del Regio Esercito Italiano caduto a Trieste nel 1920, e il monumento in Piazza San Francesco dedicato ai due citati eroi, monumento realizzato nel 1937 e demolito nel 1953.
Infine, nella parte
superiore del tondo sono raffigurati la bandiera
italiana con lo stemma sabaudo, il re Vittorio
Emanuele III e la regina Elena, mentre in basso
è abbozzata una scena di guerra con un carro
armato e dei fanti italiani.
On July 24, 1927 the Parco delle
Rimembranze (Memorial Park) and the monument to
the War dead were inaugurated with a patriotic
ceremony in the district of Molino a Vento to
remember the Great war.
On the left Antonio Occhipinti depicts
the War dead monument, together with the bust of
Giovanni Guccione, gold medal for military
valor, and a central image representing the
Winged Victory.
In the centre, the bust of Gaetano
Casciana, Lieutenant of the Royal Italian Army
who fell in Trieste in 1920, and the monument in
Piazza San Francesco dedicated to the two
heroes, built in 1937 and demolished in 1953.
On top, the Italian flag with the Savoy
coat of arms, as well as King Vittorio Emanuele
III and Queen Elena; below, a scene of war, with
Italian tank and infantry.
L’ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI
PER LA
STORIA TARDO-MEDIEVALE DI GELA
L'Archivio di Stato di Napoli con il suo patrimonio documentario dei fondi archivistici, costituito da circa seicentomila carteggi, è sicuramente il più cospicuo di tutto il Meridione. Tra le sue nove sezioni, cui esso è costituito, assume rilevante importanza per la storia della nostra città quella degli Archivi Gentilizi Privati, in particolare il “Pignatelli Aragona Cortes”. In detto archivio, esiste un patrimonio ricchissimo, uno dei più consistenti, costituito da fonti narrative, documentarie e cartografiche, circa diecimila unità con 1954 pergamene, un insieme di archivi relativi a possedimenti e feudi nel Meridione delle famiglie Pignatelli, Aragona e Cortes a partire dal secolo XII, in particolare dal 1197, e fino al secolo XX.
Da una prima visione dell'inventario di detto
archivio gentilizio (riscontrabile e
consultabile per sommi capi su diversi siti
internet), si può constatare una cospicua
presenza di fonti di diverso tipo relativi alla
storia della nostra città, un imponente
patrimonio storico-culturale costituito da una
preziosa documentazione che probabilmente
potrebbe colmare un vuoto nella storia di Gela
di circa cinque secoli, se non di più.
Contratti, produzioni giudiziarie, libri di
amministrazione, libri maggiori, diplomi e
privilegi di re Martino, volumi di cautele,
cronache, biografie, memorie, alberi
genealogici, documenti pubblici e privati,
corrispondenze epistolari, descrizioni e
inventari di beni immobili, corte capitaniale,
censi, pandette, miscellanee, rendali,
privilegi, piante e planimetrie di diverso tipo
ed epoca, tutti documenti questi che, ribadiamo,
si riferiscono alla nostra storia.
Un’altra corposa
documentazione, che interessa ancora Gela, si
trova anche nell’archivio borbonico (Casa Reale
Archivio Riservato), sempre nell’Archivio di
Stato di Napoli, relativo al periodo del Regno
delle Due Sicilie con tutta una documentazione
che va dal 1749 al 1823, di cui gli anni
compresi tra il 1908 e il 1815 riguardano
prevalentemente
In chiusura, si
consenta allo scrivente di lanciare un’idea
certamente non peregrina: che ne direbbero
sindaco e amministratori di organizzare un
gruppo di studiosi per ricercare e quindi
acquisire in copia microfilmata di tale enorme
quantità di atti che riguardano la storia della
nostra città, depositati presso l’Archivio di
Stato di Napoli? Così da impinguare in maniera
consistente i carteggi del nostro Archivio
Storico comunale!!
IL PALCO MUSICALE A COLORI PASTELLATI
Le cartoline d'epoca che vengono
presentate in questa rubrica si riferiscono a
pochi esemplari in possesso dei collezionisti
nostrani, quella di oggi invece, che riporta il
palco musicale della Villa Garibaldi, da tempo
inesistente, è reperibile facilmente perchè si
trova in abbondante numero ed anche tra i non
collezionisti.
Il significato di tale abbondanza, a
parere dello scrivente, è quello che per i
terranovesi di fine secolo avere nella nostra
villa il palco musicale rappresentava un fatto
di cui andavano fieri e quindi nella
corrispondenza tramite cartolina, a motivo di
vanto, si sceglieva spesso questa illustrazione;
stessa cosa, in tempi più recenti, è successa
con le cartoline dello stabilimento balneare “la
Conchiglia”.
La cartolina di oggi, con una pregiata immagine
a colori pastellati, ci fa vedere l’armonium,
un grande palco di forma circolare, largo, alto
e con caratteristica ed artistica copertura a
cupola, che troneggiava nella nostra villa
comunale; non si sa con precisione quando fu
costruito; probabilmente si trattava di una
struttura di ghisa realizzata verso la seconda
metà dell’Ottocento dal momento che la villa
comunale fu realizzata nel 1870 dopo la confisca
dell’orto-giardino dei PP. Cappuccini. Il palco era stato realizzato soprattutto per ospitare la banda musicale che quasi con cadenza settimanale eseguiva dei concerti e a cui assisteva sempre una notevole moltitudine di persone; in particolare il palco ospitava i componenti della “Scuola di Musica e Banda Cittadina”, istituita nel 1873 dal Comune di Terranova, una delle più prestigiose scuole di musica della Sicilia che, grazie ai suoi numerosi talenti, diede tanti onori alla nostra città specialmente durante il regime con la direzione artistica di don Pippineddu (Giuseppe) Navarra (dalla pubblicazione di N. Mulè “La Scuola Musicale di Gela, un secolo di storia”, Comune di Gela, 1998). Verso la fine degli anni Trenta dal palco, non si sa per quale motivo, fu eliminata la copertura; poi, verso l’inizio degli anni Cinquanta, lo stesso gazebo fu completamente smantellato è ridotto a rottame: non si è mai saputo il perchè e nemmeno poi dove siano andati a finire i resti. Stessa sorte purtroppo ebbero diverse altre strutture in metallo come gli orologi della chiesa di San Rocco, del vecchio Municipio e del Convitto Pignatelli.Gli anni Sessanta hanno rappresentato per i nostri beni culturali un’epoca disastrosa; infatti, all’insegna del “rinnovamento” (?) della città, furono eliminati il palazzo Ducale (con la costruzione del cosiddetto “grattacielo”), l’albergo Trinacria in piazza Umberto I, il palazzo Morso di epoca rinascimentale, ubicato sull’omonima via, il palazzo ad ovest di Piazza Sant’Agostino; ed ancora il pianoterra del Banco di Sicilia, trasformato in un palazzo ad otto piani, il palazzo Drogo-Di Bona e quello del conte Panebianco questi due ultimi prospicienti il Corso. E in seguito altri ancora oltre ai basolati e ai monumenti antichi di grande valore della cui lunga lista ricordiamo: la stele di Piazza San Francesco dedicata agli eroi Guccione e Casciana, il busto marmoreo di re Umberto I nella piazza omonima, la torre trecentesca di via Verga, Porta Marina del 1500, la chiesa di Sant’Antonio Abbate e il convento dei PP. Conventuali ambedue del 1400, le chiese di Santa Lucia e di San Giacomo quest’ultima di epoca trecentesca. Il tutto col beneplacito e la beata ignoranza sui beni culturali degli amministratori comunali oltre al disinteresse delle istituzioni competenti provinciali e regionali. Così l’armonium della villa comunale, a differenza di molte ville di altre città, dall’inizio degli anni Cinquanta non esiste più, nè mai si è pensato di ricostruirlo. La cartolina con la didascalia “Villa cittadina con Palco musicale”, datata 17 maggio 1913 ed edita da “Eugenio Costa con la fotografia esclusiva del Dott. Luigi Sillitti”, con un francobollo di 10 centesimi è indirizzata a: “Ill.mo Signor Prof. Miserendino, Direttore del R. Ginnasio di Vittoria. E ancora su retro: “Saluti affettuosi per Lei e Famiglia tutta, anche da parte dei miei. Un saluto pure pel Prof. Russo, che ringrazio dell’invito fattomi a ½ dello studente Platania. Io scrissi a Lei una letterina. L’ha ricevuta? In ogni modo io per ora non posso muovermi da Terranova e rinnovo a Lei e al Prof. Russo la preghiera di venirmi a trovare, potendo, nella mia Capo sovrano (luogo di villeggiatura). A rivederci? Prof. Salvatore Cipolla”. |