QUOTIDIANO La Sicilia DISTRETTO GELESE Aprile 2021 Argomenti CARTOLINA DI OGGI - IL FIUME GELA LETTERE DI BELLINI DA GELA A CATANIA
MA IL FIUME GELA ERA NAVIGABILE?
Succede spesso che tutte le volte che capita di
osservare questa cartolina d’epoca,
raffigurante la foce del fiume Gela con delle
barche, viene in mente sempre la stessa domanda:
ma questo fiume era veramente navigabile? E’ un
enigma che è rimasto insoluto. Che lo scrivente
ricordi, negli anni Cinquanta in estate, da
ragazzi per superare la foce del fiume e passare
dalla riva di Bethlem a quella di Bulala
bastava togliersi calzini e scarpe per
attraversarla, così a piedi nudi. Ciò, però,
non toglie la possibilità che anticamente la
profondità della stessa foce fosse più profonda
dando quindi adito al passaggio di barche di
piccolo cabotaggio dal mare al fiume, ma forse
anche di chiatte che poi potevano essere
trainate da cavalli sulle rive. Chi può dirlo.
Alcuni studiosi, in relazione ad antiche
documentazioni, addirittura hanno ipotizzato la
presenza di un ricovero portuale all’interno del
fiume, lungo il suo corso verso l’entroterra
nella zona denominata
Conca;
questo sito all’interno del Fiume Gela è tuttora
allo studio della Prof.ssa Grazia Spagnolo
dell’Università di Messina. D’altro canto
proprio in questa zona del fiume, durante i
lavori per la costruzione dell’impianto di pompe
di sollevamento delle acque reflue, si parla del
ritrovamento di grossi massi squadrati di
arenaria; che fine abbiano fatto non è dato
sapere. Altri studiosi sono convinti che in
antico il fiume era navigabile fino alle pendici
delle colline a nord di Gela, al punto tale da
rappresentare una vera e propria via fluviale
verso l’entroterra, tant’è che tale
navigabilità, si può ipotizzare, sia stata
utilizzata ad esempio per trasportare su chiatte
ad alaggio il materiale utile alla costruzione
della struttura romana della Villa del Casale e
ciò dal momento che su di esse si riusciva a
caricare anche fino a 15-20 tonnellate di
materiale.
Per la cronaca, la cartolina in oggetto è
databile tra la fine dell’Ottocento e i primi
del Novecento; per i collezionisti la cartolina,
mediamente rara, ha una valutazione venale che
si aggira tra i 15 (un po’ malmessa) e i 40 euro
(in buono stato).
LETTERE
AUTOGRAFE DI VINCENZO BELLINI DONATE
DAL
MUNICIPIO DI GELA AL MUSEO BELLINIANO DI CATANIA
Sul frontespizio di
un carteggio del 1895 (archivio del
Municipio
di Terranova di Sicilia, Titolo XIII, Cat. 8),
reperito presso l’Archivio Storico del Comune di
Gela, si legge “Lettere
autografe del Professore Vincenzo Bellini donate
dal Cav. Antonino Giurato alla Biblioteca
Comunale … … dell’Ing.e
Giuseppe Di Bartolo donati dalla sorella Signora
Concetta Di Bartolo alla stessa Biblioteca. Le
lettere del Bellini in apposite cornici trovansi
esposte nella sala del Consiglio”.
Per chi non lo
sapesse nel vecchio municipio di Gela esisteva
al suo interno un piccolo museo civico dove,
oltre alle suddette lettere di Bellini, si
esponeva tra l’altro una collezione di reperti
archeologici, una minima parte delle migliaia
che ai primi del Novecento furono ritrovati a
Gela e trasferiti a Siracusa da Paolo Orsi. E
inutile domandarsi dove siano andati a finire
quelli del municipio di Gela…
La
lettera del Sindaco di Catania
Da una lettera
dello stesso carteggio si apprende che il
Sindaco di Catania Antonio Sapuppo Asmundo dopo
aver ricevuta la notizia dell’esistenza delle
lettere autografe di Bellini da tale Cav.
Salvatore Sortino, Capitano medico del Regio
Esercito di stanza a Terranova, inviò in data 10
giugno 1896 una missiva al Sindaco terranovese
Comm. Antonino Nocera con cui, con “efficace
preghiera”, chiedeva di far ritornare i “preziosi
autografi” al Museo Belliniano di Catania,
allora probabilmente ubicato all’interno dello
stesso municipio e dal 1930 in poi ospitato
nelle sale del primo piano del Palazzo Gravina
Cruyllas, una delle tante nobili residenze dei
Principi di Palagonia, in piazza San Francesco.
Ricevuta la
lettera, il Sindaco Nocera chiese, pare per
diverse volte, al donatore Cav. Giurato se era
disponibile
“…di
voler dichiarare, se trova, o meno, conveniente
l’esaudimento della richiesta, scrivendo
semplicemente qui in piedi, un Sì od in Nò
firmato”. Da premettere che una anno prima
la Sig.a Concetta Di Bartolo, moglie del Cav.
Giurato e sorella del menzionato Ing. Giuseppe
(eminente personaggio a livello regionale,
autore tra l’altro della facciata in stile
neo-classico della chiesa Madre di Gela)
“…di
sua iniziativa” e ispirata da “sentimenti
di sua imperitura riconoscenza…” aveva
donato al Municipio di Terranova tutte quelle
opere e tavole di architettura “…che
al compianto di lei fratello si appartennero”;
nonostante i vari saccheggi perpetrati in
diverse epoche nel nostro archivio storico
comunale, ancora oggi si trova traccia di tali
opere.
Le
lettere di Bellini dal Municipio di Gela a
quello di Catania
All’interno di
detto carteggio del 1895 vi sono anche diverse
delibere municipali riferenti alla donazione di
tali lettere, quattro in totale, al Municipio di
Catania, oltre ad alcune epistole intercorse tra
i sindaci di Catania e di Terranova di Sicilia.
In una di tali delibere, datata 16 settembre
1896, che ha come oggetto “Pacchi
per l’invio al municipio di Catania delle
lettere autografe del Professore Bellini”,
venne deciso l’invio delle lettere di cui
all’oggetto con una cassettina fatta fare
apposta da un falegname “al
prezzo di £ 1,70”.
A donazione
avvenuta, il Sindaco di Catania, in data 12
dicembre 1896, inviò al Sindaco di Terranova la
seguente lettera: “A
nome di questa Amministrazione prego V. S. di
voler rendere le più vive azioni di grazie a
cotesta Onorevole rappresentanza comunale per il
prezioso dono degli autografi Belliniani da me
ricevuti. Catania sarà sempre memore della
squisita cortesia di Terranova e non saprà
giammai adeguatamente esprimere i sentimenti
della sua gratitudine, per aver potuto
arricchire il compendio di ricordi inestimabili
di quell’anima pellegrina, che seppe immortalare
sè e la Patria. Gli autografi saranno posti in
una delle pareti del nostro civico Museo e della
custodia di essi è mallevadore il Direttore
Comm. Francesco Di Bartolo, lo insigne artista,
che sta a capo della incisione italiana. Una
targhetta apposta in ogni quadro ricorderà ai
futuri a quale fraterna gentilezza debbe Catania
le preziose memorie. Questa rappresentanza da
ultimo, non appena sarà pronta, sarà lieta di
poter offrire a Terranova la immagine di
Vincenzo Bellini, riprodotta dal più somigliante
dei ritratti esistenti. Colgo questa occasione,
illustre Signore, di manifestarLe i sensi della
mia più distinta considerazione”. Non è dato
sapere in quale mani qui sia finito tale “più
somigliante” ritratto di Vincenzo Bellini.
Le quattro lettere
autografe di Bellini, scritte tra il 1830 e il
1835 e spedite da Milano e da Parigi, riguardano
una corrispondenza epistolare tra lo stesso
musicista e il cognato Vincenzo Ferlito; come
poi siano finite nelle mani del sopracitato Ing.
Di Bartolo non si sa. E la chiusura temporanea
per ristrutturazione del Museo Belliniano etneo
non ha consentito allo scrivente di conoscere il
contenuto di tali lettere.
In chiusura è
doveroso ringraziare la Dott.ssa Caterina
Barbagallo, del Museo belliniano di Catania, e
il Dott. Daniele Cannavò dai quali si sono
ottenute alcune notizie in merito.
ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMBATTENTI E REDUCI DI
GELA
L’archivio “ambulante” dell’Associazione
Diversi lustri fa
mentre casualmente lo scrivente transitava in
via Matrice fu invitato da un caro amico
d’infanzia, Emanuele Catalano è il suo nome, ad
entrare nel suo ex negozio per far vedere del
materiale; e prima di vedere di cosa si trattava
disse con atteggiamento serio: “o
ci pensi tu a portare via questo materiale
oppure domani non vedrà la luce…”. Diversi
mesi prima, infatti, la vicina associazione
combattenti e reduci di Gela per difficoltà
economiche, non riuscendo più a pagare
l’affitto,
anche per la scomparsa di quasi tutti gli stessi
reduci, ricevette lo sfratto e di
conseguenza per liberare il locale del
sodalizio, tutto quello che c’era dentro fu
sbaraccato e parte di esso fu lasciato
temporaneamente alla custodia del suddetto
Catalano. Di cosa si trattava!! Erano diverse
decine di faldoni dell’archivio
dell’associazione, di un
grande quadro che raffigurava a mezzo busto un
centinaio di caduti terranovesi della Grande
Guerra, due bandiere italiane con banda
dell’associazione, una corona d’alloro di bronzo
e un’insegna luminosa.
Dall’archivio dell’Associazione al garage
Sfruttando il fatto
che nelle immediate vicinanze esiste un noleggio
di furgoncini, lo scrivente non si fece ripetere
più di una volta il consiglio dell’amico di
sbaraccare tutto il materiale dell’associazione
ivi depositato. Pertanto, con una modica spesa
il tutto fu caricato e portato in un garage
dello scrivente, dove tuttora si trova
nonostante i vari appelli alle istituzioni di
riprenderselo in quanto importante patrimonio
storico proprietà della collettività gelese.
Fondazione, scopo e componenti dell’Associazione
L’Associazione
Nazionale Combattenti e Reduci, considerata come
una costola dell’Associazione Nazionale Mutilati
e Invalidi di Guerra, fu fondata come sezione
autonoma combattenti (A.N.C., Associazione
Nazionale Combattenti) nel 1919 dai reduci della
Grande Guerra con finalità a carattere nazionale
dirette a tutelare i diritti degli ex
combattenti. Nel 1947, dopo la modifica dello
statuto, l’associazione prese l’attuale nome di
A.N.C.R. La sezione di Gela, come si legge nel
registro dei suoi verbali, fu fondata il 29
ottobre 1928 da un gruppo di reduci della Grande
Guerra ed era ubicata in C.so Vitt. Emanuele ai
numeri civici 56 e 58. Il primo presidente fu il
Capitano pluridecorato Salvatore Campisi che si
avvalse di un direttorio formato dall’Ing.
Fortunato Di Bartolo, anche lui capitano e
decorato con medaglia di bronzo al valor
militare, dall’Ing. Di Bartolo Felice, dal
Tenente pluridecorato Dott. Emanuele Guttadauro,
lo stesso che dieci anni dopo avrebbe perduto
eroicamente la vita combattendo come volontario
nella guerra civile spagnola e che per tale atto
gli sarebbe stata conferita alla memoria la
medaglia d’oro al valor militare; ed ancora dal
Tenente pluridecorato Dott. Giuseppe Paci, dal
Prof. Vincenzo Gennuso, nella carica di
cassiere, e dal Rag. Gaetano Sciascia, in
qualità di segretario.
Tormentato cambio di residenze
La sede
dell’associazione fu soggetta negli anni a
seguire ad un tormentato cambio di residenze,
infatti, già un anno dopo l’associazione si
spostò sempre sullo stesso Corso al numero
civico 221. Durante il periodo bellico non si
hanno notizie, almeno da quel che risulta dal
registro dei verbali di adunanza dei soci.
Subito dopo la guerra, nel 1947, l’ubicazione
della sede fu in Via Navarra n.36, e poi, a
partire dal 1957, si trasferì prima in Via
Trieste n.13 e poi in Via Damaggio Fischetti
n.21 per passare l’anno dopo in Via Senatore
Damaggio n.71; nel 1959 la sede si trovava prima
in Via Cadorna n.9 e poi, nel 1963, in Via
Mallia n.14; ancora in Via Cairoli n.179 nel
1967 e in Vico Don Marco n.5 nel 1970. Ritornò
in via Mallia n.17 nel 1980 e alla fine passò in
Via Matrice n.31, ultima sede prima della
definitiva chiusura.
Nel dopoguerra
all’associazione fecero parte il Prof. Virgilio
Argento, come presidente, gli avvocati Fischetti
e Longo e i proff. Nunzio Vicino e Vincenzo
Guerrera, da tempo tutti passati a miglior vita;
l’ultimo presidente dell’associazione è stato
Giovanni Furnari. Nella sede, fino a qualche
decennio fa, erano esposti diversi reperti
bellici in disuso quali due sciabole, due fucili
mod. 1870/87 e 4 elmetti; nonostante
l’interessamento dello scrivente, nessuno di
tali oggetti è stato rintracciato.
Ultime celebrazioni a Gela
Fino a diverso
decenni fa in ogni ricorrenza celebrativa
nazionale del 4 novembre (Giornata dell'Unità
Nazionale e delle Forze Armate istituita nel
1919 per commemorare la vittoria italiana nella
Prima Guerra Mondiale), l’associazione
organizzava delle manifestazioni con
l’intervento delle FF.AA. e dei parenti delle
vittime di guerra con un corteo che attraversava
il Corso per finire al Parco delle Rimembranze
con la deposizione di una corona d’alloro al
monumento ai Caduti e con un discorso del
presidente della stessa associazione oltre a
quello del Sindaco. Anche oggi, pur in tono
minore, si celebra tale anniversario con la
presenza solo delle autorità civili, religiose e
militari.
Un
appello
Lo scrivente ha
tentato diverse volte di restituire alla città
quel che rimane dell’archivio della suddetta
associazione, coinvolgendo chi di dovere, però,
senza riuscirci. Pertanto, con la presente,
dalle pagine di questo giornale, tenta ancora
una volta, prestandosi a farne il trasferimento
locale anche a sue spese.
Nuccio Mulè
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