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La Sicilia
DISTRETTO GELESE

Agosto 2021

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CARTOLINA DI OGGI

PICCIONE VIAGGIATORE

LA REGIA AERONAUTICA A GELA E IL PILOTA FRANCESCO CAPONETTI

C’ERA UNA VOLTA LA SOTTOPREFETTURA

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CARTOLINA DI OGGI

 

PICCIONE VIAGGIATORE

    La cartolina degli anni dieci (dimensioni 14 X 9 cm.) appartiene alla serie “Piccione e Telegrafo” e si riferisce ad un gruppo di circa mezza dozzina con una quasi identica illustrazione di base su uno sfondo color marrone sfumato; ognuna di queste cartoline presenta una vedutina che ritrae di volta in volta luoghi diversi di Gela in un periodo antecedente al 1908. L’illustrazione di base della cartolina è costituita da un piccione viaggiatore in volo che porta nel becco una vedutina e un cartiglio con la scritta “Un Saluto da Terranova” attaccato a un filo del palo telegrafico. L’immagine del piccione viaggiatore è probabile che si riferisca ai due modi in uso allora per far viaggiare i messaggi postali e cioè la cartolina e il telegrafo.

    La vedutina di questa cartolina ritrae un tratto della Traversa Nazionale Marina (oggi via C. Colombo) e il quartiere Toselli che si stagliano sullo sfondo del mare. Questo quartiere, conosciuto meglio in vernacolo come “Chianu de’ surfareddra” (cioè Piano dei solfarelli, in quanto probabilmente era utilizzato per i fuochi d’artificio quando ancora non era abitato) fu intitolato dall’Amministrazione comunale dell’epoca a Pietro Toselli, maggiore del Regio Esercito Italiano, che perse la vita nel conflitto italo-etiopico, durante la difesa di una postazione italiana sull'altipiano dell'Amba Alagi.

    Osservando la cartolina si riescono a vedere una serie di particolari che contribuiscono a dare ulteriori notizie sulla città di primo Novecento; come il piroscafo postale, due barche a vela (forse di pescatori), un lido balneare e la via Marina ancora sterrata con dei carretti che vi transitano; a sinistra della vedutina si osserva una scalinata, la stessa che oggi fa parte della via Panormo, e uno spiazzo erboso oggi piazza Padre Pio. Un altro particolare interessante è quello della presenza di un mezzo trainato da un cavallo con delle persone sopra, sicuramente un “omnibus” di cui si hanno notizie del suo funzionamento qui dalla fine dell’Ottocento fino agli inizi degli anni Venti del Novecento.

 

LA REGIA AERONAUTICA A GELA E IL PILOTA FRANCESCO CAPONETTI

Ten. Pilota Francesco Caponetti

 

    A Gela la presenza di una sede di comando periferico della Regia Aeronautica Militare, presente qui per la gestione dell’aeroporto locale di Ponte Olivo, risaliva a ben prima della Seconda Guerra Mondiale in quanto esisteva già un Osservatorio Meteorologico Nazionale ospitato nell’edificio del Convitto Pignatelli; infatti, a ricordo di tale istituzione, ancora oggi è possibile osservare lo stemma della regia aeronautica nell’insegna ovale, posta sopra l’ingresso principale dell’edificio, assieme a quello della famiglia dei principi Pignatelli.

    La Regia Aeronautica, attraverso una sapiente opera dei mass media di allora, fu chiaramente indicata come “arma fascista” o come “l’arma che più si identifica nelle caratteristiche della razza che risorge dal lungo sonno”. L’aeronautica, quindi, “fascistissima”, “prediletta”, “privilegiata” e “allineata con il regime” (rappresentativa della figura di Benito Mussolini presentato come ardito pilota), fu poi identificata con il suo personaggio più noto quello di Italo Balbo. E per rimanere in argomento ci piace qui ricordare il Ten. pilota pluridecorato Francesco Caponetti, conterraneo acquisito.

Il Ten. pilota Francesco Caponetti e la concessione delle Medaglie al Valore

    Caponetti Francesco di Angelo. Nato a Piazza Armerina il 21 settembre 1919 e residente a Terranova di Sicilia. Ten. Pilota di Complemento della Regia Aeronautica Italiana, per aver partecipato a diverse missioni gli furono conferite una medaglia d’argento ed una in bronzo al Valor Militare; Capo equipaggio di un velivolo plurimotore, infatti, partecipò a diverse operazioni difficili e pericolose sul fronte balcanico e nel cielo del Mediterraneo Centro-Occidentale nel 1943.

    Qui di seguito le motivazioni del conferimento delle due medaglie. Medaglia d’Argento al Valor Militare: “Capo equipaggio di velivolo plurimotore, ha partecipato a diversi cicli di operazione, dimostrando in ogni occasione belle doti di combattente valoroso e di pilota calmo e sicuro. Sul fronte balcanico, con rinnovato spirito, riconfermava le sue qualità brillanti di combattente, sempre volontario per le missioni più difficili e pericolose. Bellissimo esempio di pure idealità e di eroismo. Cielo del Mediterraneo Centro-Occidentale 1.7.1943 - 8.9.1943. Cielo del Balcani 3.4.1944 - 11.4.1945”.

    Medaglia di Bronzo al Valor Militare: “Con decreto del Capo Provvisorio dello Stato in data 24 aprile 1947, registrato alla Corte dei conti, il 15 maggio 1947, registro n.10 Aeronautica, foglio n.212 è concessa la seguente ricompensa al Valor Militare: Medaglia di Bronzo al V. M. Capo equipaggio di velivolo plurimotore, già distintosi in precedenti cicli operativi partecipava, con rinnovato spirito, alla guerra di liberazione del territorio nazionale e balcanico effettuando diverse missioni belliche. Dava costante prova di perizia, generosità e ardimento. Cielo del Mediterraneo e Balcani, 21 luglio 1943 - 11 aprile 1945”.

Caponetti nella Guerra di Liberazione

    Francesco Caponetti partecipò anche alla Guerra di Liberazione del territorio nazionale e balcanico effettuando diverse missioni belliche tra il 1943 e il 1945 e per queste ultime missioni contro i nazifascisti il 30 settembre del 1945, a firma del Gen. Alexander, ricevette dal comando americano il “Certificate of Merit”, un riconoscimento rilasciato ai militari italiani in servizio effettivo che collaborarono con le forze armate Alleate: “Attestato di Merito, rilasciato ad un membro delle forze armate italiane che ha combattuto con le forze Alleate per la liberazione dell'italia e che è lodato per il suo servizio sotto il comando Alleato e per il suo contributo alla causa della libertà”.

    Nel dopoguerra Caponetti lasciò la divisa e scelse di lavorare nella Scuola come maestro delle Elementari.

 

Certificato di Merito delle Forze Alleate rilasciato al Ten. Pilota Francesco Caponetti

 

 

C’ERA UNA VOLTA LA SOTTOPREFETTURA

 

 

    Durante il Regno delle Due Sicilie nella provincia di Caltanissetta furono istituiti tre circondari amministrativi, Caltanissetta, Piazza Armerina e Gela (allora denominata Terranova di Sicilia) passati così a capoluogo di circondario di cui ognuno comprendeva un certo numero di comuni; Terranova di Sicilia, ad esempio, comprendeva quattro comuni mandamentali, quelli di Butera, Mazzarino, Riesi e Niscemi.

    Il circondario, sede di sottoprefettura, rappresentava un ente territoriale intermedio tra Provincia e Comune, e fu disciplinato dall’ordinamento degli enti locali dal 1861 al 1927, anno quest’ultimo della sua soppressione. Al Prefetto, carica di rappresentanza del potere esecutivo del Governo nazionale, era demandato l’importante compito di controllo degli Enti Locali e non solo, ma anche la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica. E tutto ciò avveniva tramite il Sottoprefetto con gli uffici di sottoprefettura.

    Funzionario di carriera del Ministero dell'interno, il sottoprefetto era scelto tra i consiglieri di prefettura ed era nominato con decreto governativo su proposta del Ministero dell'Interno. Oltre che ai normali emolumenti, il sottoprefetto aveva diritto ad un alloggio gratuito e ad una modesta indennità di rappresentanza. Oltre che adempiere a svariate attività di carattere amministrativo, in ambito circondariale il sottoprefetto per legge era anche un'autorità politica e annoverato tra quelle di Pubblica Sicurezza e Sanitaria.

    Il 2 gennaio 1927 veniva terminata la soppressione di tutte le sottoprefetture del Regno d'Italia; sorgevano, in tal modo, ben diciassette nuove province, di cui due in Sicilia, quelle di Castrogiovanni (denominata Enna dal 28 ottobre 1927 con gli ex circondari di Piazza Armerina e di Nicosia), e di Ragusa (il 12 gennaio 1927 con i comuni del circondario omonimo e di quello di Modica) che furono scelte dal governo fascista a discapito di Caltagirone e Modica, anch’esse in lista per diventare province.

    Nei 66 anni di vita della sottoprefettura in Italia si presume che in quella di Terranova di Sicilia si siano avvicendati non meno di 22 Sottoprefetti. Alcune ricerche (da approfondire) nell’archivio storico del Comune di Gela e in quello dell’Archivio di Stato di Caltanissetta, in quest’ultimo tramite l’amico Prof. Antonio Vitellaro, hanno consentito allo scrivente di rilevare alcuni nominativi di sottoprefetti e di alcune loro comunicazioni riservate.

   Fino ad oggi a Gela non è conosciuta la sede della Sottoprefettura all’atto della sua nascita nel 1861, però, si sa che verso il 1880 sulla superficie della demolita chiesa di San Sebastiano e di alcune case attigue, nei pressi di Porta Marina, fu realizzato un elegante edificio che ne ospitò gli uffici e ciò fino al 1927, anno della sua soppressione. L’edificio dell’ex Sottoprefettura, che oggi è diviso in diverse proprietà, nella sua parte centrale ospita (probabilmente a partire della prima metà degli anni Trenta) gli uffici del Consorzio di Bonifica 5 della Piana del Gela, consorzio costituito su base nazionale con regio decreto n. 215 del 13 febbraio 1933.

    In chiusura si riportano sinteticamente alcune riservate dell’allora locale Ufficio di Sottoprefettura.

    “Comunicazione della Sottoprefettura di Terranova di Sicilia riferita a Giuseppe Garibaldi” (Archivio di Stato di Caltanissetta):

    “Il sottoprefetto di Terranova, il 12 agosto 1862, con una riservata al Prefetto, manifestava che non c’era in atto nessun arruolamento e che due garibaldini della prima ora, Felice Paino e Domenico Costa, erano stati mandati dal Comune in commissione per felicitare Garibaldi e per invitarlo a Terranova. Tre giorni dopo, a proposito dei volontari garibaldini, la sottoprefettura riceveva dal Delegato di Sicurezza Pubblica del Mandamento di Mazzarino L. Casabona una nota con cui si rassicurava che in quel centro non c’era stato nessun arruolamento dal momento che “il sedicente ceto pensante nella maggioranza, ed il clericume tutto di questo Comune è avverso all’attuale ordine di cose; il popolo d’indole accona e dedita agli affari suoi, può assicurarsi di non avere nessun colore meno le donne che sono ultraclericali per essere bigotte”. “Se invece si fosse trattato di arruolamento borbonico …allora sì che bisognerebbe stare all’erta, infatti ieri presso i ragazzi delle Scuole è corsa la voce che dovrassi fare una crociata di tutti i preti ed i frati per correre in aiuto del Papa Re; tali sono le idee prevalenti di questo suolo”. Ed ancora, il Sottoprefetto di Terranova di Sicilia C. Gallotti, il 14 agosto del 1862, inviava ai sindaci del Circondario una riservata avente per oggetto “Divieto ai comuni di fare somministranze a Garibaldi”, in riferimento ad un telegramma ricevuto dal Ministero dell’Interno con cui si raccomandava di mettere sull’avviso l’Arma locale e la popolazione nei riguardi di Garibaldi che con “la sua condotta si è posto fuori dalla legge, e non può essere lecito ai comuni di fargli qualunque somministranza”.

    “Comunicazione riservata del Delegato di P.S. alla Sottoprefetto di Terranova di Sicilia riferita al parroco della Madrice Mons. Gioacchino Gurrisi” (Archivio di Stato di Caltanissetta):

    Terranova 4 gennaio 1865, il Delegato di P.S. al Sotto Prefetto di Terranova. Oggetto: rapporto riserbato. Generalità: il Sig. Gurrisi Sacerdote Gioacchino figlio del fu Giuseppe d’anni 38 nato a Terranova, di professione Parroco della città”. “Cenni biografici ed informazioni sulla condotta morale e politica: figlio di un industre agricolo, ebbe povera e meschina educazione civile. Portato nel seminario della Diocesi per intraprendere la carriera del Sacerdozio, si ebbe colà la falsa e pregiudicata istruzione che si dava e si dà tuttora sotto il dominio sull’ispirazione Borbonica. Tornato in patria sacerdote per ristrette condizioni finanziarie della propria famiglia, si vide obbligato occuparsi a speculazioni agricole, per le quali operò degli scandali per malinteso interesse, non ricordandosi affatto, in quell’epoca dei doveri del suo santo ministero. Sin d’allora la sua condotta fu di un nuovo attaccato al dispotismo, e cominciò sin d’allora a piagiar la mala signoria che non è più, nell’interesse di voler acquistar posti, e miglioramenti materiali alla sua posizione. Sin d’allora comincia la storia dei rapporti e delle interne relazioni col Reggente dei Minori Conventuali Panebianco ora Cardinale col quale e per opera del quale il Gurrisi nel 1848 ebbe a mostrar tutta l’ira sua contro le manifestazioni liberali di quell’epoca memoranda, e sin d’allora egli sempre più si è mostrato fiero propugnatore del vizio e del dispotismo. Creatura del Cardinale Panebianco mantiene con Roma clandestine relazioni. Da quel centro di reazione riceve istruzioni per la via di Malta e concerti. Sta in strettissimo rapporto con il suo Vescovo il già troppo noto Agostino Saeva… Capacità e posizione sociale: pochissima intelligenza, scarsissima istruzione, educato e convinto nei pregiudizi e negli errori, si ebbe per intrighi, raggiri e basse macchinazioni la distinta posizione sociale di Parroco di questa città. Mezzi di fortuna: era il Gurrisi di strettissima fortuna, ora egli è divenuto agiato se non si voglia dire ricco. Abitudini: ostenta contegno nobile ed aristocratico, si vuole infingere pietoso, umano mentre è superbo, ipocrita, si mostra zelante sacerdote, mentre è un uomo egoista, superbo, sprezzante e pretenzioso”.

    Nella sacrestia della chiesa Madre esiste un ritratto del parroco Gioacchino Gurrisi sulla cui parte inferiore si legge: “MONSIGNOR ARCIDIACONO PARROCO DOTT DON GIOACCHINO GURRISI NATO A MAGGIO 1823, MORTO LA SERA DEL 24 DICEMBRE 1904, NOMINATO VESCOVO DI NICOSIA NEL 1881, PER PROFONDA UMILTA’ ED AFFETTO AL PAESE RINUNZIO’, PRUDENTE E PIO, GOVERNO‘ CON ZELO LA PARROCCHIA SIN DAL 1854”.

 

Canonica Chiesa Madre, dipinto di Mons. Gioacchino Gurrisi (1823-1904)

 

 

Via G. Marconi, palazzo dell'ex Sottoprefettura