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SALVATORE DAMAGGIO NAVARRA

SALVATORE DAMAGGIO NAVARRA, CULTORE DI PATRIE MEMORIE

 

    Molti sono stati gli autori locali di storia patria, ma anche nazionali ed esteri, antichi e contemporanei, che si sono interessati della storia di Gela, realizzando nel tempo un cospicuo numero di pubblicazioni che, però, inspiegabilmente non trattano né il periodo medievale né quello contemporaneo. Un autore, forse l’unico, che invece ha supplito abbondantemente a questi vuoti della plurisecolare storia di Gela, è stato Salvatore Damaggio Navarra. Nato qui il 30 aprile 1851, terzo di quattro fratelli, crebbe in una famiglia benestante e ricca di tradizioni patriottiche e benemerenze civiche. Fin da giovane, attratto irresistibilmente dalle patrie memorie, vi profuse le migliori energie, diventando così un validissimo cultore autodidatta di storia locale.

   Alcuni dei suoi primi lavori furono quelli sul cenobio dei Padri Cappuccini, sul porto rifugio e sul Caricatore di Terranova. Oltre ad essere un ricercatore paziente e un frequentatore assiduo di archivi e biblioteche, Damaggio s’interessò anche di politica. Tra gli incarichi ricevuti, quello di consigliere comunale (ininterrottamente dal 1896 al 1913), assessore, prosindaco e membro di diverse commissioni civiche. Fu, quindi, uomo di studio, ma anche cattolico praticante. Dei suoi sentimenti di pietà religiosa sono testimonianza le Preghiere, cinque composizioni in versi e prosa, realizzate nel 1915 in onore della Madonna. Nel 1896 licenziò alla stampa Memorie Gelesi, pubblicazione importantissima per la mole di notizie in essa riportate. Divisa in due parti, Gela Antica e Gela risorta in Terranova, essa rappresenta sicuramente un eccezionale, anzi unico, scritto sulla storia di Gela degli ultimi secoli. Come giustamente scrisse il compianto Virgilio Argento (che contribuì con gran merito a raccogliere e a diffondere le opere del Damaggio), il lettore “... ne ricava una visione chiara ed armonica delle vicende di cui la città nei secoli è stata protagonista o vittima...”.

    Nel 1903 Salvatore Damaggio pubblicò Terranova Sacra, un lavoro che, come lui stesso ebbe a scrivere nella prefazione, riportava “...con le notizie di ciascuna chiesa, e pure menzione delle abolite comunità religiose, e di alquante chiesuole che sorsero in città e ne’ dintorni”; inoltre, a completamento di tale pubblicazione, aggiunse “...la cronologia dei parroci vissuti negli ultimi quattro secoli, e un elenco di sacerdoti di cui parecchi, per santità e dottrina, accrebbero la gloria del nostro suolo”. Tra il 1915 e il 1921 produsse altri lavori relativi a diverse chiese locali senza mai trascurare gli aspetti storici e folcloristici delle celebrazioni che in esse si svolgevano; sono opuscoli oggi preziosi che ci danno uno spaccato di vita religiosa gelese d’epoca, così è per Maria dell’Alemanna in Terranova del 1915, La chiesa degli Agostìniani in Terranova del 1916 e Santu Franciscu ‘u riccu del 1921.

    Gli scritti del Damaggio non sono mai lavori voluminosi, non hanno una ricchezza ricercata di frasi e vocaboli, ma sono in genere brevi monografie realizzate con stile conciso e con un periodare fluido che rende agevoli lettura e interpretazione, anche a livello popolare. Ma, quello che più conta, e non è sola una nostra opinione, è che questo concittadino ci ha lasciato un patrimonio in estimabile di notizie, fatti e personaggi, richiamati dall’oblio dei secoli, che, diversamente, sarebbero stati dimenticati e, con essi, buona parte della nostra stessa storia.

    Nella prefazione alle sue Memorie Gelesi, il Damaggio finalizza la sua opera di cultore di patrie memorie scrivendo: “...il bisogno di una pagina tale si è ognora inteso tra noi, e a ragione, perché senza di essa ognuno si aggira come straniero in casa propria ignaro della gloriosa polvere che vi calpesta e di ciò che a ogni tratto gli si para dinanzi”. Salvatore Damaggio Navarra morì l’11 luglio del 1928 all’età di 77 anni. Senza dubbio, l’elogio più bello e più significativo che si è dato al lavoro di questo nostro scrittore, è stato quello che molti autori di patrie memorie di notevole prestigio hanno attinto abbondantemente ai suoi scritti e per tutti citiamo Giuseppe Pitrè, famoso studioso e raccoglitore delle tradizioni siciliane.

 

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