Gela città

  Gela 

Gela è il maggior centro agricolo, industriale e commerciale della provincia di Caltanissetta. Con i suoi circa settantacinquemila abitanti (nel 1988 arrivarono a circa 80.000) occupa il sesto posto tra i comuni della Sicilia. La posizione geografica del territorio di Gela é compresa tra 1°39’45’’e 1°59’40’’ di longitudine Est dal meridiano di Monte Mario a Roma  e tra 37°00’05’’e 37°10’15’’ di latitudine Nord. I limiti entro i quali si estende e confina il territorio di Gela sono: a Nord i comuni di Butera e Mazzarino, ad Est quelli di Caltagirone, Niscemi e Acate, ad Ovest il comune di Licata e a Sud il Mar Mediterraneo.

Il centro urbano sorge in massima parte su una ridente posizione a brevissima distanza dalla costa e sulla sommità di una lunga collinetta alta in media una quarantina di metri sul livello del mare con un’elevazione massima di 67 metri. Essa, infine, sul lato meridionale scende in molte zone a picco sulla spiaggia, che é arenosa come tutta la costa appartenente al Golfo di Gela, mentre sul lato settentrionale degrada con leggero pendio verso la vasta e ubertosa pianura che si prolunga alle sue spalle, cinta da molli poggi e da sinuose vallate. Dal belvedere della Villa Comunale Garibaldi si osserva l’incantevole distesa azzurra del Mar Mediterraneo, l’antico Mare Africano, mentre dal Parco delle Rimembranze, sul pianoro di Molino a Vento, si ammira l’ampia e fertile pianura (i "campi geloi" di virgiliana memoria), la seconda in estensione dell’Isola, coronata da un pittoresco cerchio d’alture. Spesso nei tramonti in prossimità del mare si può godere di suggestive visuali in un contrasto di luci e di una miriade di colori. Frequentatissima stazione balneare e centro archeologico di primaria importanza, inoltre, la città ospita nel periodo estivo un gran numero di forestieri provenienti non solo dai centri viciniori, ma anche dalla Penisola e dall’estero.

La pianura di Gela é attraversata da numerosi corsi d’acqua, il più importante di essi é il fiume Gela; lungo 60 chilometri e largo circa 25 metri, prende origine dai versanti delle montagne di Piazza Armerina e dopo aver attraversato diverse contrade si riversa sulla fertile pianura gelese sboccando infine nel Mar Mediterraneo, a seicento metri di distanza ad Est di Gela. A circa otto chilometri dalla città esiste, inoltre, il Biviere (denominato anticamente Catarrosone e ancor prima Coccanico) un lago costiero residuo di circa 120 ettari, l’unico della stessa pianura e una delle quattro zone umide costiere dell’Isola; recentemente il Biviere é stato dichiarato dalla Regione Siciliana area di grande interesse naturalistico e scientifico, una riserva naturale protetta che rappresenta un ambiente di notevole importanza ecologica, in particolare per lo studio dell’avifauna.

Si arriva alla città di Gela tramite due strade nazionali, le statali 115 e la 117 bis, la superstrada SS. 626 Gela-Caltanissetta e le tratte ferroviarie Licata-Gela-Vittoria e Catania-Caltagirone-Gela; si prevede prossimamente il completamento del tronco autostradale isolano Siracusa-Gela.

In tutto il territorio di Gela si coltivano frumento e prodotti cerealicoli similari, oltre a fave, carciofi, viti e, in piccole proporzioni, agrumi, ulivi, mandorli, e carrubi; negli ultimi tempi sono prevalsi i prodotti orticoli in serra.

 Nel febbraio del 1956, nei vecchi "campi geloi", fu scoperto dall’AGIP Mineraria un vasto giacimento di petrolio che dalla terraferma si estende, per una decina di chilometri, fino ai fondali del Mar Mediterraneo; per la prima volta Gela, città a economia prettamente agricola, si avviava al destino di una città industriale. Dove prima sorgevano dolci campi di verdi erbe e di spighe nacquero infrastrutture, complessi industriali e quartieri d’abitazione. I primi impianti dell’ANIC (2), gruppo ENI, per la lavorazione del petrolio a ciclo integrato, iniziarono a produrre nel 1962; per lo smercio dei vari prodotti, inoltre, fu creato un pontile lungo tre chilometri con una diga foranea di più mille metri e un campo boe per petroliere di grossa stazza. Da diversi anni, però, il petrolchimico ha subito i contraccolpi della crisi al punto tale che ha chiuso tutta la produzione con un conseguente forte calo occupazionale. Recentemente, per evitare che la situazione sociale possa trasformarsi in una polveriera, il governo nazionale ha firmato un accordo con l’ENI per la riconversione verde della Raffineria di Gela e la garanzia del mantenimento di tutti i posti di lavoro, compresi quelli dell'indotto e l'impegno all'utilizzo del sito gelese per l'insediamento di una bioraffineria nonché come base logistica per l'on e l'offshore e la nascita di un nuovo centro di alto livello per la sicurezza nel settore dei biocarburanti.

Anche se di minore importanza, la città possiede un pontile sbarcatoio per ora in disuso e un piccolo porto rifugio per pescherecci e barche da diporto realizzato (con delibera 21 aprile 1951 e con un importo di 800 milioni di lire) nella prima metà degli anni Cinquanta su progetto dell’Ing. Luigi Strongoli. Recentemente a Gela é stato istituito il Tribunale, un’aspirazione popolare che risaliva al 1861, che é stato inaugurato il 10 gennaio 1991 dall’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

Lo stemma araldico della città di Gela é costituito da un’aquila sveva, con una corona sulla testa e con le ali spiegate, che poggia le zampe su due colonne su uno sfondo color rosso cremisi.

In tutto il territorio di Gela si coltivano frumento e prodotti cerealicoli similari, oltre a fave, carciofi, viti e, in piccole proporzioni, agrumi, ulivi, mandorli, e carrubi; negli ultimi tempi sono prevalsi i prodotti orticoli in serra.

Nella prima metà degli anni Cinquanta, nei vecchi "campi geloi", fu scoperto dall’AGIP Mineraria un vasto giacimento di petrolio; per la prima volta Gela, città ad economia prettamente agricola, si avviava al destino di una città industriale. Dove prima sorgevano dolci campi di verdi erbe e di spighe nacquero infrastrutture, complessi industriali e quartieri d’abitazione. I primi impianti dell’ANIC, gruppo ENI, per la lavorazione del petrolio a ciclo integrato iniziarono a produrre nel 1962; per lo smercio dei vari prodotti, inoltre, fu creato un pontile lungo tre chilometri con una diga foranea di più mille metri per l’attracco delle petroliere di grossa stazza.

Anche se di minore importanza, la città possiede un pontile sbarcatoio per ora in disuso e un piccolo porto rifugio per pescherecci e barche da diporto realizzato (con delibera 21 aprile 1951 e con un importo di 800 milioni di lire) nella prima metà degli anni Cinquanta su progetto dell’Ing. Luigi Strongoli. Recentemente a Gela é stato istituito il Tribunale, un’aspirazione popolare che risaliva al 1861, che é stato inaugurato il 10 gennaio 1991 dall’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

Lo stemma araldico della città di Gela é costituito da un’aquila sveva, con una corona sulla testa e con le ali spiegate, che poggia le zampe su due colonne su uno sfondo color rosso cremisi.

 

I quartieri

 

 

La visita ai quartieri del centro storico è consigliabile svolgerla nel primo pomeriggio quando lo scarso traffico veicolare agevolerà il visitatore nella sua passeggiata attraverso le strette strade e i vicoli. Sicuramente più interessanti saranno i quartieri dentro le mura sia per i vicoli sia per la presenza di molte abitazioni dov’è possibile riscontrare una notevole varietà di strutture architettoniche, anche moderne, che vanno dal cosiddetto "balconcino alla romana" (un piccolo cancelletto, posto all’ingresso dell’abitazione a pianoterra) alle finestre alte sul piano della strada (retaggio di un’antichissima consuetudine risalente al medioevo) e dal portale con eleganti modanature al misero ingresso di qualche stamberga. In qualche vicolo è possibile trovare ancora il lastricato di pietra bianca del Ragusano con le basole disposte a spina di pesce o a scacchiera, come anche in qualche strada si può ancora vedere l’antica basolatura azzurrognola di pietra della lava dell’Etna (ad esempio Via Navarra e via Rossini).

I quartieri del centro storico murato sono essenzialmente in numero di otto e sono così denominati:

 

La visita ai quartieri del centro storico è consigliabile svolgerla nel primo pomeriggio quan-do lo scarso traffico veicolare agevolerà il visitatore nella sua passeggiata attraverso le strette strade e i vicoli. Sicuramente più interessanti saranno i quartieri dentro le mura, sia per i vicoli sia per la presenza di abitazioni dov’è possibile ancora riscontrare una notevole varietà di strutture architettoniche che vanno dal cosiddetto "balconcino alla romana" (un piccolo cancelletto, posto all’ingresso dell’abitazione a piano terra) alle finestre alte sul piano della strada (retaggio di un’antichissima consuetudine risalente al medioevo) e dal portale con eleganti modanature al misero ingresso di qualche stamberga. Tutti i vicoli fino agli anni Settanta erano lastricati con pietra bianca del Ragusano con le basole disposte a spina di pesce o a scacchiera, mentre le strade possedevano le basole azzurrognole di pietra della lava dell’Etna di cui rimane un unico esempio in via Rossini.
I quartieri del centro storico murato sono riferibili a otto sezioni così denominate:
Quartiere S. Agostino che ingloba Canalazzo, strada ‘o Signuri, Vanella di San Nicola e Chiazzitedda;
Quartiere Ortocastello con Piano Don Ascanio e Porta Marina;
Quartiere Madrice con Ospedale (detto anche ‘a Batia), Porta Caltagirone e Chiazza;
Quartiere S. Francesco con Municipio e Croce a mare;
Quartiere S. Giovanni con parte di Porta Caltagirone, Rosario e parte di Santa Maria di Gesù;
Quartiere Sperone con ‘u Purtusu;
Quartiere Santa Maria di Gesù con Carcere;
Quartiere Carmine con Pescheria e Quattro Canti o Cantuneri.
Al di là della cinta muraria, inoltre, troviamo altri quartieri come quelli di Molino a Vento, Stazione, Carrubbazza, Ospizio, Orto Bouget, Lungomare, Piano Solfarelli, Rabbateddu, Buvuru, Cappuccini, Locu Baruni, S. Ippolito, S. Giacomo, Cimitero, ecc.
Al termine della visita dei quartieri si ritorna nell’arteria principale di Corso Vittorio Emanuele per una "rituale" passeggiata, così come da tempo immemorabile usano fare i gelesi, fino ai Quattro Canti e oltre, passando prima da Piazza Umberto I, dove si possono osservare tante capannelle di persone, una consuetudine antichissima del bracciantato agricolo gelese.

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