BLOCCARE IL PROGETTO COLLOVA'
PER IL CORSO VITTORIO EMANUELE
LA BUROCRAZIA HA SCONFITTO LA CITTA' DI GELA E I SUOI ABITANTI
Mercoledì 13 gennaio c.a. abbiamo partecipato ad una riunione col progettista di una via e tre piazze in presenza del Commissario Straordinario, ecco il resoconto:
Cari amici vi devo dare purtroppo una notizia
che sicuramente non vi farà piacere. E ve la dò subito: il Corso Vittorio
Emanuele da Piazza Calvario fino ai Quattro Canti (via Giacomo Navarra Bresmes e
piazze adia-centi comprese) sarà realizzato pari pari come Piazza Salandra, e
quindi con la stessa carreggiata e con lo stesso tipo di marciapiede.
Gela 26 gennaio 2010
Alla cortese attenzione del Commissario Straordinario e al Presidente del Consiglio Comunale, con preghiera di lettura ai Sigg. consiglieri, per le dovute riflessioni del caso. e p.c. ai massmedia
Oggetto: considerazioni del comitato delle associazioni sul progetto Collovà.
In merito all’incontro di mercoledì scorso in Piazza Salandra tra il progettista Collovà e l’Avv. Paolo Capici responsabile dell’associazione Progetto H diversamente abili, desideriamo esternare il nostro pensiero sul progetto “una via tre piazze” ed in particolare su Piazza Salandra. Il fatto che il progettista, suo malgrado, si sia reso conto dei giusti rilievi mossi, non solo dal Capici, significa che qualcosa non è andata per il giusto verso e se ai rilievi si promette di porre rimedio significa anche che il progetto è deficitario di una normale fruizione sia dei marciapiedi sia della carreggiata. Ciò, a nostro modo di vedere, potrebbe anche comportare di far intervenire a posteriori tutte quelle istituzioni che a diverso titolo hanno dato l’approvazione al progetto. Addirittura il progettista, durante il suddetto incontro, si è accorto che le basolette bianche, alla prova di appoggio di un bastone di una persona con difficoltà motorie, col bagnato diventano scivolose e che il gradone, realizzato inopinatamente a lato dell’ingresso della chiesa, è pericoloso per quanti si accalcheranno all’uscita dei fercoli dei santi dalla chiesa. Ma al di là di ciò, il paradosso è quello che i problemi di Piazza Salandra, che sono tanti, si ripeteranno con più acuità quando i lavori, uguali a quelli della stessa piazza, interesseranno il Corso (da Piazza Calvario ai Quattro Canti), Via Giacomo Navarra Bresmes, Via Matrice, Piazza Umberto I, Piazza S. Francesco e Piazza Martiri della Libertà. E’ opinione generale ormai che il progetto del Collovà tradisca clamorosamente l’identità storica di Gela (in particolare dei monumenti e delle sue strade, tradizioni e floklore compresi) il contrario di quanto ritiene lo stesso, convinto come è che Gela non ne abbia. Il Collovà continua a cambiare in itinere il progetto (ieri con il vico Santa Lucia, oggi con Piazza Salandra e domani sicuramente per il resto del centro storico murato) e ciò, a nostro modo di vedere, ha un altro evidente significato: tutto il progetto si basa su una sperimentazione, peraltro aliena anche dal nostro contesto culturale, che purtroppo è toccata a noi soprattutto per distrazione e indolenza di amministratori e di politici. Si aggiunga a ciò che i commercianti, ma anche i residenti, hanno subito e stanno subendo dei lavori senza in alternativa un piano di viabilità che gli riduca al minimo i danni della chiusura di parti del Corso, oltre al fatto che la loro proposta di lasciare libero per metà la strada durante i lavori non è stata presa in considerazione facendo così prevalere gli interessi del progettista e della ditta appaltatrice dei lavori a danno di quelli degli stessi commercianti. Non è peregrino poi il fatto che tale tipo di pavimentazione non invoglierà la gente a frequentare il centro storico murato, aumentando così, più di quanto possa già essere, il suo abbandono a favore di altre zone commerciali di Gela. Mal si sposa poi la pavimentazione della carreggiata prevista con il progetto di isola pedonale, che dovrà interessare quella parte del Corso che va da Via Marconi ai Quattro Canti; la stessa carreggiata sarà improponibile alla deambulazione dei cittadini e maggiormente ai diversamente abili. L’ex sindaco Crocetta, dopo la querelle sul “muro della vergogna” abbattuto in Piazza Calvario, aveva istituito una commissione di partecipazione democratica (sic) alla riqualificazione urbana della città. Commissione che è rimasta sulla carta senza la benchè minima applicazione. Pertanto, con la presente desideriamo che il Commissario Straordinario, di cui confidiamo il senso di responsabilità, possa avere un momento di riflessione per far valere le proposte di coloro a cui sta a cuore il bene della città. Chiediamo quindi, tralasciando per ora azioni di tipo legale, di tener conto delle modifiche richieste per Piazza Salandra e di rimodulare i lavori, che già stanno iniziando sul Corso, secondo le giuste richieste non solo dei diversamente abili e dei commercianti ma anche di tutti i cittadini che attraverso questo comitato stanno esprimendo la loro netta contrarietà al progetto del Collovà. Al presidente del Consiglio Comunale, infine, chiediamo di proporre al civico consesso una riunione monotematica affinchè esso possa far propria la richiesta all’Amministrazione di una rimodulazione del progetto in oggetto secondo i rilievi mossi da questo comitato. Si coglie l’occasione per inviare distinti saluti.
Associazione H Diversamente Abili Avv. Paolo Capici
Associazione Diversamente Abili Gela Sport Rocco Addario
Confcommercio Rocco Pardo
Club Service Kiwanis di Gela Dott. Orazio Genovese
Archeoclub d’Italia Prof. Nuccio Mulè
Comitato di Quartiere del Centro Storico Dott. Giuseppe Filetti P.S. In merito al paragone tra Piazza Salandra e lo spiazzo prospiciente Palazzo Pitti a Firenze, fatto dal prof. Collovà a difesa del suo progetto si vuole precisare che: 1) il progetto, i materiali e la tecnica di esecuzione di quel piazzale fiorentino non sono confrontabili con il progetto del Collovà, compresi i materiali e l’esecuzione dei lavori in corso di realizzazione a Gela; 2) Non sono confrontabili non per il generico riferimento alla “qualità” delle opere, ma alla totale diversità dei materiali e delle conseguenti tecniche di realizzazione. In più si tratta di piazzale a pedonalità ridotta per il quale non è previsto il transito automobilistico; 3) Il rimediare minimo su alcuni lavori già effettuati a Piazza Salandra e quello a venire più sostanzioso di Vico Santa Lucia, però, avranno un costo aggiuntivo rispetto a quello preventivato e tale costo non potrà essere accollato alla Pubblica Amministrazione. Checchè se ne dica.
Gela 8 gennaio 2010 Alla cortese attenzione del Sig. Commissario Straordinario al Comune di Gela e p.c. ai mass-media
Con la presente, nella qualità di responsabili rispettivamente dell’ Associazione H Diversamente Abili, della Confcommercio, dell’Associazione Diversamente Abili Gela Sport, dell’Associazione Senso Civico, dell’Archeoclub d’Italia, del Club Service Kiwanis di Gela e del Comitato di Quartiere del Centro Storico, non possiamo esimerci dal denunziare ai cittadini, all’Amministrazione Comunale e ai mass-media un altro atto di violenza perpetrato nei confronti della città, dei suoi abitanti e dell’indentità storica di Gela frutto di secoli di civiltà; ci riferiamo al progetto “Una via tre piazze” in particolare ai lavori di Piazza Salandra. E nel fare questa denunzia, a parte le nostre opinioni personali, ci hanno convinto le numerose e vibrate proteste pervenuteci non solo dai residenti e dai commercianti della stessa piazza ma anche da diversi strati della città tutta. Proteste che si riferiscono non solo al risultato estetico dei lavori della piazza ma anche alla sua fruibilità che a nostro parere non hanno tenuto conto di diversi fattori che andiamo ad elencare: 1) Per il tipo di selciato ideato dal progettista a quanto sembra non si è dato peso né alle esigenze dei diversamente abili con difficoltà motorie di deambulazione né a quelle delle persone anziane e delle donne; il selciato in rilievo, sia della piazza che peggio ancora dei marcipiedi, rende poco proponibile il loro attraversamento, in particolare alle carrozzine dei disabili. E tutto ciò nonostante le assicurazioni date tempo fa in diverse riunioni dal progettista al Sindaco Crocetta, ai capigruppo del Consiglio Comunale e ai rappresentanti di diverse associazioni, in merito all’impianto di basole al posto dei cubetti; 2) I vari blocchi di pietra bianca, esageratamente numerosi, che sono stati piazzati nell’area di tutta la piazza hanno il difetto di essere di materiale poroso e, cosa peggiore, di avere gli spigoli vivi; quest’ultimo particolare li rende pericolosi per chi malauguratamente, anziani in particolare, dovesse sbatterci durante una caduta o più semplicemente mentre si cammina; 3) La carreggiata al centro della piazza risulta stretta e, pertanto, se non si istituisce un senso unico di percorrenza per gli autoveicoli, diventerà motivo di ingorgo; 4) Moltissimi cubetti dei marciapiedi risultano sporgenti rispetto al piano di superficie così come esistono in tutta la superficie della piazza dei gradini di alcuni centimetri che sfuggono alla vista di chi cammina col rischio di cadute o di storte (così come già è accaduto ad alcune anziane donne); pertanto, questi dislivelli rendono difficile la deambulazione alle donne con i tacchi ed agli anziani in particolare; inoltre, i cubetti in oggetto hanno una resistenza diversa rispetto al materiale che li circonda e quindi l’usura dovuta al calpestio e alla pioggia accentuerà tanti di quei dislivelli nella pavimentazione che a lungo andare risulterà difficile camminarci sopra; 5) A qualche metro a nord dell’ingresso della chiesa di S. Agostino è stato creato un salto di quota di più di 50 cm.; non si riesce a capire come si sia potuto fare questa scelta architettonica in stridente contrasto con il la facciata della chiesa, ma comunque ciò rappresenta un pericolo per quanti, durante le manifestazioni religiose (vedi Santa Rita e San Giuseppe), si accalcheranno all’uscita dei fercoli con i santi dalla chiesa. E’ bene valutare come porre immediatamente rimedio a questa incresciosa situazione. A nostro modesto parere, a parte le suddette considerazioni, bisogna intervenire con sollecitudine per bloccare temporaneamente il progetto del Collovà con una sua revisione che passi attraverso un’attenta valutazione di democrazia partecipativa e che veda presenti da una parte l’Amministrazione comunale committente e il progettista, dall’altra le forze politiche del Consiglio Comunale, il comitato di quartiere, le associazioni dei diversamente abili e quelle dei commercianti oltre alle altre che si occupano dei beni culturali e della vivibilità a misura d’uomo di Gela. Che strano indirizzo architettonico poi ha preso piede a Gela nell’”OCCUPARE” le superfici libere delle piazze e dei vicoli (nate appunto come superfici libere) del centro storico murato con la realizzazione di strutture che spesso nulla hanno a che vedere col contesto urbano che li racchiude e peraltro alieni dalla identità storica della città. Purtroppo per questa piazza, ormai ben poco si può fare, però, almeno si eviti che gli stessi problemi si presentino per il Corso Vittorio Emanuele, di cui già sono stati appaltati i lavori dal Calvario a Via Marconi. Sarebbe una iattura che tutti i marciapiedi del centro storico murato fossero fatti come previsto dal progetto Collovà e cioè cubetti di pietra annegati in un misto di cemento e acciottolato di piccole dimensioni, a voler ostinatamente continuare la sciagurata e fallimentare scelta dell’ex vico Santa Lucia, bocciata a furor di popolo. Senza contare, infine, il fatto che tali marciapiedi così proposti dal Collovà risulterebbero disomogenei rispetto a quelli del Corso di Contrada Molino a Vento e a quelli di Corso S. Aldisio ambedue recentemente realizzati con basolati tradizionali. In attesa di un Suo cortese riscontro si inviano distinti saluti.
Associazione H Diversamente Abili Avv. Paolo Capici Associazione Diversamente Abili Gela Sport Rocco Addario Confcommercio Rocco Pardo Club Service Kiwanis di Gela Dott. Orazio Genovese Archeoclub d’Italia Prof. Nuccio Mulè Comitato di Quartiere del Centro Storico Dott. Giuseppe Filetti Associazione Senso Civico Arch. Francesco Salinitro Nell'ultimo mese l'Arch. R. Collovà, prese in seria considerazione le lamentele e le proposte dell'Archeoclub, ha modificato il progetto originario, eliminando la fontana lunga 36 metri in Piazza Umberto I e la basolatura dei marciapiedi che sarà realizzata con basole bianche. Pertanto, si propongono qui al lettore le ultime osservazioni
RELAZIONE SUL PROGETTO “UNA VIA TRE PIAZZE” PRESENTATO AL COMITATO SPONTANEO DEL CENTRO STORICO MURATO E RELATIVE OSSERVAZIONI Nella tarda mattinata di giovedì 15 maggio, nell’ufficio della parrocchia di S. Francesco, si è riunito il comitato spontaneo (costituito dal parroco P. Iannì, dal presidente dell’Archeoclub d’Italia Prof. Mulè. dal presidente del quartiere del centro storico murato Dott. Filetti, dal consigliere comunale Arch. Robilatte e da diversi responsabili laici della parrocchia) per discutere sul nuovo progetto “Una via tre piazze” presentato dall’Arch. Roberto Collovà nella stessa riunione. Il progettista, dopo avere relazionato sinteticamente sul progetto, è passato alla descrizione specifica dei vari interventi previsti sulle piazze e sul Corso. Il Comitato, pur rilevando con soddisfazione le modifiche effettuate al progetto originario, ha dimostrato una serie di perplessità che qui di seguito si elencano. 1) Sono state ribadite le lamentele che i residenti di piazza Santa Lucia e di tutto il quartiere Molino a Vento (ma anche larghi strati della cittadinanza) hanno manifestato in merito alla pavimentazione e al cosiddetto “abbeveratoio” dell’ex vico Santa Lucia e alle due scale, muro compreso, prospicienti Via Porta Vittoria. In particolare è stato fatto rilevare che questa zona è diventata meta di ragazzi il cui comportamento spesso lascia molto a desiderare, tant’è che molti anziani, che fruiscono della vicina chiesa di Sant.Agostino, per la paura di scippi e per evitare di essere molestati hanno variato il loro percorso per ritornare alle proprie case andando verso il Corso con un non indifferente allungamento del tragitto. Inoltre, nelle immediate vicinanze vi è la scuola media S. Fancesco dove ogni giorno vi sono molti ragazzini che frequentano i corsi pomeridiani e che sono costretti ad impattare con questa situazione: infatti, per tale motivo, è già in corso una forte protesta di alcune centinaia di madri di famiglia e della preside di quella scuola; 2) In merito ai lavori previsti nel progetto per Piazza Salandra vi sono diverse perplessità sulla realizzazione della carreggiata e sul posizionamento di alcuni alberi al centro; 3) Per quanto riguarda i lavori di riqualificazione di Piazza Umberto si è accolto con soddisfazione l’eliminazione dal progetto della enorme fontana che ne avrebbe inficiato l’uso per i diversi tipi di aggregazione che fino ad oggi vengono svolti. Sono comunque rimaste alcune perplessità superabili su alcuni punti come ad esempio lo spiazzo a sud della chiesa Madre; 4) Alla presentazione della trasformazione di Piazza S. Francesco è stato dedicato un maggiore spazio per un motivo molto importante e quindi da non sottovalutare; la realizzazione di una cavea con diversi gradoni, prevista dal progetto, comporterebbe trasformare tale zona in un bivacco continuo di giovani chiassosi che, in particolare di notte, tra una giocata al pallone e l’ascolto di musica ad alto volume, sarebbero di sicuro nocumento alla tranquillità dei residenti. Già questo bivacco, anche se in misura minore, avviene regolarmente ogni sera fino a tarda ora, tant’è che diverse volte si è chiesto da parte dei residenti l’intervento delle Forze dell’Ordine ma con scarsi risultati. Pertanto, la suddetta cavea amplificherebbe il problema in modo parossistico; 5) In merito alla pavimentazione dei marciapiedi dell’area del centro storico murato interessata dal progetto, si è espressa soddisfazione per l’utilizzo di una diversa basolatura (in origine doveva essere uguale a quella dell’ex Vico di Santa Lucia). Per la pavimentazione delle carreggiate invece si sono espresse diverse perplessità, non ultima quella di utilizzare pietre di diversa consistenza che a lungo andare dimostrerebbero un diversa usura con tutte le conseguenze del caso; Queste, a primo acchito, le perplessità dimostrate nella presentazione informale del progetto da parte dell’Arch. R. Collovà. Sulla base di una prima riflessione sulla destinazione e sulle trasformazioni previste dal suddetto progetto, con la presente, si avanzano una serie di punti di vista che se condivisi soddisferebbero a diverse richieste del Comitato e quindi della cittadinanza. 1) Far intervenire l’ufficio tecnico del Comune per approntare un progetto specifico di intervento nella zona dell’ex Vico Santa Lucia e di quella parte prospiciente Via Porta Vittoria con la: a) realizzazione di un nuovo basolato di pietra del Ragusano disposto a scacchiera com’era in origine, senza nessuna superfetazione; b) eliminare il muro e le due scale prospicienti Via Porta Vittoria con la ricostituzione di una ampia gradinata, compresa di scivolo per diversamente abili, che si estenda dal muro della scuola fino alla casa all’angolo del suddetto ex vicolo (vedi Tav. a);
Progetto Collovà dell'ex Vico Santa Lucia e di Piazza Salandra
Progetto Collovà dell'ex Vico Santa Lucia e di Piazza Salandra con proposte di modifica
2) lasciare la passeggiata con alberi sul marciapiede ad ovest di Piazza Salandra e rendere libera la rimanente superficie senza distinzione di carreggiata (vedi Tav. a); 3) in piazza Umberto I (vedi Tav. b), allungare i muretti con gradone a sedile, posti a ovest e a nord, verso i bordi opposti della piazza e da essi far partire il lastricato differenziato verso il sagrato della Chiesa madre. Inoltre, eliminare gli alberi disposti come da progetto al centro della stessa piazza in modo da fruire di tutta la sua superficie, (che comprende la carreggiata di via Giacomo Navarra Bresmes e parte dello spazio ad ovest della chiesa), per diverse aggregazioni che accoglierebbero abbondantemente migliaia di persone. Dietro il muretto con gradone ad ovest di cui sopra, poi sarebbe condivisibile impiantare un filare di alberi che dovrebbe essere l’unico presente nella piazza in modo da non ostacolare la visione degli antichi palazzi e della chiesa che circondano Piazza Umberto I. Inoltre, sarebbe indicato far impiantare in un punto non centrale della piazza il busto marmoreo di re Umberto I, traslato da lì nella prima metà degli anni Cinquanta e oggi relegato all’interno della Villa Comunale. Infine, relativamente al rialzamento della superficie a sud della chiesa madre si dovrebbe evitare che essa diventi luogo giornaliero per gimkane, gioco del pallone, parcheggio di auto e motorini a tutte le ore, come purtroppo già accade, con l’impiego di dissuasori a zig-zag;
Progetto Collovà di Piazza Umberto I
Progetto Collovà di Piazza Umberto I con proposta di modifica
4) Su Piazza S. Francesco (vedi Tav. c) si propone, soprattutto per evitare quanto sopra esposto, di dividerla in due diverse superfici; quella a sud prospiciente l’ingresso del Municipio renderla completamente libera, l’altra a confine con Via Cairoli trasformarla in una piccola zona verde. Per quanto riguarda il monumento bronzeo di Aldisio, infine, non sarebbe peregrina l’idea di impiantarlo sul marciapiede di Via Giacomo Navarra Bresmes alla stessa stregua di quello di Leonardo Sciascia a Regalbuto;
Progetto Collovà di Piazza S. Francesco
Progetto Collovà di Piazza S. Francesco con proposta di modifica
5) Richiesta all’Arch. R. Collovà di approntare un progetto per la riqualificazione di Piazza Roma alla luce di una nuova concezione cittadina della piazza. Gela 22 maggio 2008 Nuccio Mulè Allegato d della “Carta di Restauro 1972” Istruzioni per la tutela dei "Centri Storici". Ai fini dell'individuazione dei Centri Storici, vanno presi in considerazione non solo i vecchi "centri" urbani tradizionalmente intesi, ma - più in generale - tutti gli insediamenti umani le cui strutture, unitarie o frammentarie, anche se parzialmente trasformate nel tempo, siano state costituite nel passato o, tra quelle successive, quelle eventuali aventi particolare valore di testimonianza storica o spiccate qualità urbanistiche o architettoniche. Il carattere storico va riferito all'interesse che detti insediamenti presentano quali testimonianze di civiltà del passato e quali documenti di cultura urbana, anche indipendentemente dall'intrinseco pregio artistico o formale o dal loro particolare aspetto ambientale, che ne possono arricchire o esaltare ulteriormente il valore, in quanto non solo l'architettura, ma anche la struttura urbanistica possiede, di per se stessa, significato e valore. Gli interventi di restauro nei Centri Storici hanno il fine di garantire - con mezzi e strumenti ordinari e straordinari - il permanere nel tempo dei valori che caratterizzano questi complessi. Il restauro non va, pertanto, limitato ad operazioni intese a conservare solo i caratteri formali di singole architetture o di singoli ambienti, ma esteso alla sostanziale conservazione delle caratteristiche d'insieme dell'intero organismo urbanistico e di tutti gli elementi che concorrono a definire dette caratteristiche. Perché l'organismo urbanistico in parola possa essere adeguatamente salvaguardato, anche nella sua continuità nel tempo e nello svolgimento in esso di una vita civile e moderna, occorre anzitutto che i Centri Storici siano riorganizzati nel loro più ampio contesto urbano e territoriale e nei loro rapporti e connessioni con sviluppi futuri: ciò anche al fine di coordinare le azioni urbanistiche in modo da ottenere la salvaguardia e il recupero del centro storico a partire dall'esterno della città, attraverso una programmazione adeguata degli interventi territoriali. Si potrà configurare così, attraverso tali interventi (da attuarsi mediante gli strumenti urbanistici), un nuovo organismo urbano, nel quale siano sottratte al centro storico le funzioni che non sono congeniali ad un suo recupero in termini di risanamento conservativo. Il coordinamento va considerato anche in rapporto all'esigenza di salvaguardia del più generale contesto ambientale territoriale, soprattutto quando questo abbia assunto valori di particolare significato strettamente connessi alle strutture storiche così come sono pervenute a noi (come, ad esempio, la corona collinare intorno a Firenze, la laguna veneta, le centuriazioni romane della Valpadana, la zona dei trulli pugliese ecc.). Per quanto riguarda i singoli elementi attraverso i quali si attua la salvaguardia dell'organismo nel suo insieme, sono da prendere in considerazione tanto gli elementi edilizi, quanto gli altri elementi costituenti gli spazi esterni (strade, piazze ecc.) ed interni (cortili, giardini, spazi liberi ecc.), ed altre strutture significanti (mura, porte, rocce ecc.), nonché eventuali elementi naturali che accompagnano l'insieme caratterizzandolo più o meno accentuatamente (contorni naturali, corsi d'acqua, singolarità geomorfologiche ecc.). Gli elementi edilizi che ne fanno parte vanno conservati non solo nei loro aspetti formali, che ne qualificano l'espressione architettonica o ambientale, ma altresì nei loro caratteri tipologici in quanto espressione di funzioni che hanno caratterizzato nel tempo l'uso degli elementi stessi. Ogni intervento di restauro va preceduto, ai fini dell'accertamento di tutti i valori urbanistici, architettonici, ambientali, tipologici, costruttivi, ecc., da un'attenta operazione di lettura storico-critica: i risultati della quale non sono volti tanto a determinare una differenziazione operativa - poiché su tutto il complesso definito come centro storico si dovrà operare con criteri omogenei - quanto piuttosto alla individuazione dei diversi vari gradi di intervento, a livello urbanistico e a livello edilizio, qualificandone il necessario "risanamento conservativo". A questo proposito occorre precisare che per risanamento conservativo devesi intendere, anzitutto, il mantenimento delle strutture viario-edilizie in generale (mantenimento del tracciato, conservazione della maglia viaria, del perimetro degli isolati ecc.); e inoltre il mantenimento dei caratteri generali dell'ambiente che comportino la conservazione integrale delle emergenze monumentali ed ambientali più significative e l'adattamento degli altri elementi o singoli organismi edilizi alle esigenze di vita moderna, considerando solo eccezionali le sostituzioni, anche parziali, degli elementi stessi e solo nella misura in cui ciò sia compatibile con la conservazione del carattere generale delle strutture del centro storico. I principali tipi di intervento a livello urbanistico sono: a) Ristrutturazione urbanistica. È intesa a verificarne, ed eventualmente a correggerne laddove carenti, i rapporti con la struttura territoriale o urbana con cui esso forma unità. Di particolare importanza è la analisi del ruolo territoriale e funzionale che il centro storico svolge nel tempo ed al presente. Attenzione speciale in questo senso va posta all'analisi ed alla ristrutturazione (lei rapporti esistenti fra centro storico e sviluppi urbanistici ed edilizi contemporanei, soprattutto dal punto di vista funzionale, con particolare riguardo alla compatibilità di funzioni direzionali. L'intervento di ristrutturazione urbanistica dovrà attendere a liberare i Centri storici da quelle destinazioni funzionali, tecnologiche o, in generale, d'uso, che provocano un effetto caotico e degradante degli stessi. b) Riassetto viario. Va riferito all'analisi ed alla revisione dei collegamenti viari e dei flussi di traffici che ne investono la struttura, col fine prevalente di ridurne gli aspetti patologici e ricondurre l'uso del centro storico a funzioni compatibili con le strutture di un tempo. Da considerare la possibilità di immissione delle attrezzature e di quei servizi pubblici strettamente connessi alle esigenze di vita del centro. c) Revisione dell'arredo urbano. Esso concerne le vie, le piazze e tutti gli spazi liberi esistenti (cortili, spazi interni, giardini ecc.), ai fini di una omogenea connessione tra edifici e spazi esterni. I principali tipi di intervento a livello edilizio sono: 1) Risanamento statico ed igienico degli edifici, tendente al mantenimento della loro struttura e ad un uso equilibrato della stessa; tale intervento va attuato secondo le tecniche, le modalità e le avvertenze di cui alle istruzioni per la condotta dei restauri architettonici. In questo tipo di intervento è di particolare importanza il rispetto delle qualità tipologiche, costruttive e funzionali dell'organismo, evitando quelle trasformazioni che ne alterino i caratteri. 2) Rinnovamento funzionale degli organismi interni, (la permettere soltanto là dove si presenti indispensabile ai fini del mantenimento in uso dell'edificio. In questo tipo di intervento è di importanza fondamentale il rispetto delle qualità tipologiche e costruttive degli edifici, proibendo tutti quegli interventi che ne alterino i caratteri, così come gli svuotamenti della struttura edilizia o l'introduzione di funzioni che deformano eccessivamente l'equilibrio tipologico-costruttivo dell'organismo. Strumenti operativi (lei tipi di intervento sopra elencati sono essenzialmente: - piani regolatori generali, ristrutturanti i rapporti tra centro storico e territoriale e tra centro storico e città nel suo insieme; - piani particolareggiati relativi alla ristrutturazione del centro storico nei suoi elementi più significativi; - piani esecutivi di comparto, estesi ad un isolato o ad un insieme di elementi organicamente raggruppabili.
Allegato Bene nota sulle caratteristiche chimico-fisiche della pietra comisana e di quella lavica
a) Pietra bianca comisana: proviene da una roccia sedimentaria delle cave ragusane con grossa percentuale di calcite (carbonato di calcio); nelle scale delle durezze di Rosiwal, Knoop e Mohs, costituite da dieci comuni minerali di riferimento a ciascuno dei quali è stato assegnato un valore di durezza ad andamento logaritmico, la calcite è al terzo posto con un valore rispettivamente di 4,5 (valori scala Rosiwal: min 0,03-max 140.000), 135 (valori scala Knoop: min 1-max 7.000) e 3 (valori scala Mohs: min 1-max 10); b) Pietra lavica dell’Etna: basalto di origine effusiva contenente circa il 50% di anidride silicica (SiO2), composto che sta alla base del quarzo e quindi per questo minerale si riportano i dati delle scale di cui sopra: il quarzo è al settimo posto con un valore rispettivamente di 120 (valore scala Rosiwal), 820 (valore scala Knoop) e 8 (valore scala Mohs). Ogni commento sui valori risulta superfluo. C’è inoltre un’altra situazione che bisogna citare quando si utilizza materiale litico calcareo e cioè che la sua componente di carbonato di calcio è facilmente corrosa dall’azione di acidi deboli, ad esempio l’acido carbonico (lo stesso di quello presente nell’acqua gassata e nella pioggia); ma il maggiore danno corrosivo per questo materiale è dato dall’azione dell’acido solforico che anche in forma di acido debole si trova nelle piogge acide: si rammenta che i fumi del nostro petrolchimico immettono tra l’altro nell’aria anidride solforosa (proveniente dalla combustione del petrolio e maggiormente ancora dal pet coke) la quale ossidandosi ad anidride solforica si scioglie facilmente nell’acqua di precipitazione; tale acqua acidula, oltre al danno all’apparato respiratorio, comporta la cosiddetta gessificazione del calcare ovvero la trasformazione del carbonato di calcio in solfato di calcio (stiamo parlando del gesso con cui nelle scuole si scrive sulla lavagna) la cui insignificante consistenza è a tutti nota. |