Chiese di Gela

Chiesa S. Agostino

 

La chiesa di S. Agostino si erge ad unica navata in direzione est-ovest con la cella campanaria compresa nella stessa facciata; la data certa di edificazione della chiesa non è conosciuta, però, probabilmente è da porre tra il 1439 e il 1456. Sotto la trabeazione si stagliano il portale d’ingresso alla chiesa, con il concio chiave dell’arco a tutto sesto a forma di voluta, e un finestrone, dove ha sede una statua di S. Giuseppe, risalente con probabilità a una settantina di anni fa, opera del conterraneo Matteo Peritore; sulla parte superiore della cornice di detto finestrone si trova una raggera con lo stemma dell’Ordine Agostiniano, dove spicca un cuore trafitto da una freccia. Nella cella campanaria si trovano tre campane adornate sulla loro superficie da decorazioni, figure e scritte. L’interno della chiesa, che prende luce da sei finestroni laterali, presenta sette edicole e una cappella laterale oltre a quella centrale del presbiterio. Le edicole laterali, una volta provviste di altari, sono in numero di quattro sul lato destro e tre su quello sinistro. Subito dopo l’ingresso si osserva un’artistica acquasantiera marmorea, probabilmente di scuola gaginiana, finemente lavorata con figure e diverse modanature, composta da tre parti, una vasca, con sul bordo una placca con un bassorilievo che raffigura la Madonna della Mazza o del Soccorso, il sostegno articolato in diverse sezioni e la base poggiante su un supporto con le forme di quattro zampe; su un riquadro di quest’ultima si legge “Questo fonti fici fari Cola Balestrieri in tempore prioratus R. priori frati Andrias de Rendazo anno 1541”. Sulla parete, in linea con l’acquasantiera, si trova un dipinto di Antonio Occhipinti del 2001 raffigurante S. Agostino, Santa Monica e Santa Chiara da Montefalco, mentre dall’altro lato, su una mensola, si trova una statua in vetroresina di S. Agostino. Nelle nicchie delle edicole del lato destro della chiesa, a partire dall’ingresso, si trovano le statue lignee di S. Nicola di Tolentino, di Santa Rita dei primi del Novecento, di S. Giuseppe col Bambino del 1747 e della Madonna della Cintura o della Consolazione del 1814; nelle edicole del lato sinistro si trovano tre pale dipinte su tela del XVII secolo raffiguranti rispettivamente la Madonna e S. Gaetano del 1656, il Ritorno d’Egitto e la Madonna della Consolazione con Santa Monica e S. Agostino. Ai lati del presbiterio si trovano altre due tele incorniciate racchiuse in riquadri, a sinistra quella raffigurante S. Giacomo e a destra l’altra raffigurante la Santissima Trinità e Santa Monica con le anime purganti. Nel presbiterio si trova un altare la cui mensa è fregiata da un bassorilievo raffigurante Gesù nella scena di “Emmaus”, opera del 1967 di un marmista di Canicattì. Al centro della parete sono affissi un crocifisso ligneo e sotto un’icona della Vergine Maria Madre della Misericordia, dipinta su un massello di tiglio con una tecnica antica che si rifà a quella tradizionale bizantina, opera del Maestro iconografo Antonio Schiavone nel 2016, su richiesta dei poveri e a spese dei volontari della Piccola Casa della Misericordia di Gela in ricordo del Giubileo Straordinario della Misericordia del 2015. Da due porte ai lati dell’altare si passa alla retrostante sacrestia mentre da un'altra a sud, sotto il riquadro della pala di S. Giacomo, si accede al cortile del convento. Nell’archivolto della cappella presbiteriale, è rappresentato lo stemma dell’ordine agostiniano con decorazioni floreali, tre putti e la scritta Cor unum in Deum, il tutto realizzato in gesso nel 1796. La chiesa, con tetto a capriata a due falde, fino alla metà degli anni Cinquanta possedeva un tetto a capriata coperto da cassettoni lignei intarsiati da artistiche decorazioni, però, lo stesso tetto, poiché presentava fessurazioni compromettenti la stabilità, fu demolito e sostituito con una volta moderna a botte; anche gli stessi cassettoni infradiciti e cadenti furono asportati e sostituiti nel 1978 con pannelli di gesso con borchie dorate, su progetto e messa in opera di Vincenzo Cascino, pittore e decoratore locale, titolare dello Stucchificio  C.S.G. Subito sopra la bussola d’ingresso alla chiesa si trova la cantoria, originariamente in legno con intarsi e decorazioni, in comunicazione col primo piano del convento; nella seconda metà degli anni Cinquanta anch’essa fu demolita e ricostruita in muratura. Sulla parete ovest della stessa, come già detto, è ricavata una porticina che fa accedere alla soprastante cella campanaria mentre al centro si trova una tela dipinta su tavola da anonimo del “Ritorno d’Egitto della Sacra Famiglia” con al centro in basso la raffigurazione dello stemma dei Mugnos in uno scudo sannitico e un cartiglio con la scritta “1686 IN ANNO D 9 IND”. Sulle pareti della chiesa sono affissi 14 quadri della Via Crucis realizzati in ceramica con scene in bassorilievo delle stazioni di Gesù e relative didascalie. La chiesa di S. Agostino possiede una cappella laterale posta a sinistra tra il presbiterio e la terza edicola; si tratta della cappella dei Mugnos realizzata da un’antica famiglia aristocratica del Feudo di Bulgarano di Licodia Eubea trasferitasi qui agli inizi del XVII secolo. La cappella fu realizzata e rifinita con intagli di travertino nel 1613, tale anno si legge su un cartiglio che si trova in basso sul piedistallo destro dell’archivolto all’ingresso della stessa cappella mentre su un altro cartiglio del piedistallo sinistro si legge Anno Dni - XI - Indis. Sull’altare con paliotto marmoreo, l’unico altare antico rimasto nella chiesa, si sviluppa un complesso decorativo litico, costituito essenzialmente da due colonne tortili con capitelli corinzi al di sopra dei quali poggia una trabeazione con frontone spezzato, che racchiude la statua lignea del Cuore di Gesù del 1948. Sulla parte sinistra della cappella è murata una lapide funerea del 1746 dedicata da Donna Dorotea Labiso a Don Francesco Giurato. A sud della chiesa e a est del convento si trova il cortile, in origine un chiostro con pozzo, con un’area centrale scoperta circondata un tempo da corridoi coperti, da cui si accedeva ai principali locali conventuali; di esso rimangono le vestigia dei tre portici a pianoterra da tempo quasi tutti tamponati e trasformati in vani. Nella chiesa di S. Agostino, durante i lavori di ripavimentazione degli anni Cinquanta, vennero alla luce delle sepolture gentilizie. Nel settembre del 2016 la sede agostiniana, presente qui da quasi sei secoli, è stata soppressa dall’Ordine Agostiniano per mancanza di vocazione e i frati che li accudivano trasferiti in altre sedi.  Subito a destra dell’ingresso della chiesa si accede al pianoterra del comunicante convento; nella stanzetta, ufficio del rettore, si trova un artistico lavabo marmoreo del 1781 e il simulacro di “Nostra Signora Liberi-Inferni”, una statua lignea del 1894 opera dello scultore palermitano Rosario Bagnasco, e ancora, sopra la porta d’ingresso ai piani superiori del convento, si trova affisso un calco rotondo in gesso col mezzobusto del provinciale agostiniano P. Giuseppe Tasconi; infine, sempre nella stessa stanzetta, vi è in alto una finestra che dà sulla piazza e una porta che fa accedere ad altre due stanze tra loro comunicanti, con relativi ingressi direttamente dalla piazza.    

 

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