Chiesa Rosario
La chiesa del SS. Salvatore e
Rosario è stata edificata ad unica navata con torre campanaria (del 1810) tra il
1796 e il 1838 sui ruderi di un’altra del XVI secolo; nella cella campanaria, il
cui tetto è ricoperto da piastrelle di maiolica colorate, esiste un’antica
campana del 1606. La facciata principale, tutta a pietra viva senza intonaco,
non presenta nessuna linea architettonica di rilievo, tant’è che si è convinti
che essa non fu mai completata; stessa cosa non si può dire per l’interno dove
esistono stile e forma architettonica dei primi dell’Ottocento. Nella chiesa
sono conservate diverse pale dipinte, una via Crucis del 1971 del pittore gelese
Salvatore Solito, alcuni affreschi, una pregiata acquasantiera e un piccolo
organo della seconda metà del XVIII secolo, incluso in un elegante complesso
decorativo, con 29 canne di facciata, disposte in tre campate a forma di
cuspide, e 10 registri. Nel giugno del 1989, durante i lavori di
ripavimentazione della chiesa, sono venute alla luce diverse sepolture
gentilizie. Le opere nella chiesa Pala dipinta della Madonna del Rosario del XVIII secolo di autore anonimo. E’ raffigurata una scena classica dell’iconografia religiosa, la Madonna del Rosario con due angioletti che tengono una corona di rose per cingerle la testa; la Vergine è ritratta con vestito in rosa e azzurro con in braccio il Bambino mentre sta per donare il rosario a S. Domenico di Guzman che inginocchiato è pronto a riceverlo. Dietro il santo compare S. Tommaso d’Aquino con lo sguardo fisso verso la Madonna. Sul lato destro Santa Caterina da Siena inginocchiata con le braccia incrociate al petto e Santa Rita da Cortona in preghiera. In primo piano, accovacciato vicino a S. Domenico un cane con una fiaccola in bocca, tipico simbolo domenicano col significato dell’allusione al santo che avrebbe incendiato il mondo con la sua opera. Pala dipinta della Anime Sante del Purgatorio del XVIII secolo di autore anonimo. La Madonna, ammantata in vesti rosa, bianco e azzurro, su un manto di nubi dove volteggiano degli angioletti tiene vicino a se il Bambino e con lo sguardo si rivolge verso le anime purganti che attendono la liberazione dalle fiamme. A destra su un piano inferiore di nubi è ritratto S. Gregorio Papa che intercede con la Madonna per le anime purganti; in una scena ancora in basso è raffigurato un angelo con manto rosso che già tiene per il braccio un’anima indicandole la salvezza. In basso e dietro il santo papa due angioletti tengono la tiara e la ferula. La tiara del triregno con le tre corone (quelle del padre dei re e dei principi, del rettore dell’orbe e del vicario di Cristo). Pala dipinta della Transfigurazione di Gesù del XVIII secolo di autore anonimo. In una luce abbagliante con uno splendore sovraumano è raffigurato l’episodio evangelico di Gesù sul monte Tabor. Cristo, con vesti candide come la luce, accompagnato da Mosè ed Elia, il primo con le tavole delle leggi e il secondo con il libro dei profeti, con una metamorfosi svela la sua gloria ai discepoli apostoli S. Pietro, S. Giacomo e S. Giovanni che evidenziano il loro smarrimento. Gesù è rappresentato con le braccia alzate a forma di croce, a somiglianza e prefigurazione della sua postura nella crocifissione. Statua di S. Eligio orafo del re Dagoberto, divenuto poi Vescovo, con il bastone pastorale. Statua di S. Vincenzo Ferreri predicatore frate domenicano con nella mano sinistra il libro della Bibbia aperto sulla pagina Timete Deum et date illi honorem quia venit hora judici eius (Temete Dio e dategli onore poiché è giunta l'ora del suo giudizio) e con l'indice destro levato, segno che indica l'atto del predicare.
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