BENEDETTO CANDIOTO
FRATE BENEDETTO MARIA CANDIOTO CARMELITANO
Nel quartiere di
Capo Soprano, a sud della via Manzoni, esiste
una via dedicata ad un secentesco personaggio
religioso di Gela: il frate carmelitano
Benedetto Maria Candioto. Alla stragrande
maggioranza dei gelesi tale nome non dice
completamente nulla (anche perché sulle targhe
stradali di Gela è riportato solo il nome), così
come non dicono nulla altre centinaia e
centinaia di nomi delle vie cittadine;
nell’assegnazione dei toponimi sarebbe
opportuno, pertanto, che il Comune di Gela
provvedesse a corredare le targhe murali con
qualche minima informazione sugli stessi
personaggi.
Ma chi era questo
frate carmelitano?
Della sua vita si sa
ben poco. Era un religioso del convento
dell’ordine che visse molti anni della propria
vita a Terranova. Probabilmente nacque intorno
al 1680 e morì più che ottuagenario verso il
1765. Prese gli ordini religiosi nei primi anni
del XVIII secolo a Siracusa, in quanto Terranova
allora faceva parte della diocesi della città
aretusea. Nel 1723 conseguì a Roma la laurea in
Sacra Teologia.
Ritornato subito
dopo in Sicilia, iniziò il suo lungo ministero
prima nella cittadina di Gangi e poi in quella
di Piazza Armerina. Rientrato qui, gli fu
assegnata la funzione di priore nel convento dei
PP. Carmelitani; una delle prime sue attenzioni
fu quella di ricostruire la chiesa, da tempo
seriamente lesionata non soltanto per vetustà,
ma probabilmente in seguito al terribile
terremoto del 1693.
Fu un uomo di grande
dottrina, molto pio e dotato di un non
indifferente senso pratico; fu consigliere del
Padre Provinciale e fece, inoltre, numerosi
viaggi in varie parti d’Italia acquisendo una
vasta gamma di esperienze come quella di
scrittore e di religioso. Il suo nome
probabilmente era famoso in Sicilia e si sa che,
per la sua forte personalità religiosa, era
influentissimo in larghi strati sociali della
nostra zona. Buon parlatore, doveva questa fama
alla sua cultura e al senso di pietà che
albergava nel suo animo.
Benedetto Maria Candioto
scrisse molto; una sua opera importantissima è
De’ Saggi Storici di
Sicilia in
diciotto libri, pubblicata verso la metà del
Settecento e dedicata a Don Fabrizio Aragona
Pignatelli Cortes, duca di Terranova e
Monteleone, un grosso nome della nobiltà
siciliana di allora. E’ molto probabile, però,
che altre opere non edite dal Candioto siano
rimaste come manoscritti: affermiamo ciò perché
nella parrocchia della chiesa del Carmine
esistono un centinaio di fogli (chissà in
origine quanti fossero) risalenti ai primi
decenni del Settecento che trattano dei miracoli
della statua dell’antico Crocifisso di
cartapesta esposto nell’altare centrale.
Inoltre, assieme ad essi si trovano pure una
ventina di fogli di un secolo prima, del
Seicento, riferiti alla copia di un
Processo Verbale
sull’effusione di sangue della suddetta statua,
avvenuta il 29 marzo del 1602, processo verbale
il cui originale è depositato presso l’archivio
dell’Ordine dei PP. Carmelitani della
Traspontina
di Roma. Al di là della descrizione dei miracoli il manoscritto del Candioto ci dà notizie di una Terranova ormai lontana dalla nostra maniera di vivere e di pensare, una cronaca settecentesca inedita, anche se concisa. Il manoscritto è stato completamente decifrato dallo scrivente e, con il concorso dell’amico pittore Pino Tuccio che ha curato la rappresentazione grafica, stampato nel 1982 dalla libreria editrice G.B. Randazzo col titolo Relazione anticha d’istoria terranovese.
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