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Botta e risposta Panvini-Mulè

SICILIA - «Mulè diffonde un'idea sbagliata dei compiti della Soprintendenza»
06/11/2007, LA SICILIA
La Panvini replica al presidente dell'Archeoclub sull'appello lanciato per donare reperti al museo: «Lo fa per apparire sui giornali e in tv»

Il Soprintendente di Caltanissetta Rosalba Panvini corregge l'appello lanciato ai concittadini dal presidente della locale sezione di Archeoclub Nuccio Mulè «a donare al Museo di Gela i reperti archeologici eventualmente in loro possesso perchè la Soprintendenza trasferisce a Caltanissetta i reperti trovati a Gela». In una lunga lettera il Soprintendente spiega, per orientare i cittadini sulla giusta condotta da tenere, le diverse competenze di Soprintendenza e Museo, a chi vanno consegnati per legge i reperti ed infine accusa Mulè di comportarsi in difformità alle linee statutarie dell'Archeoclub. Cosa che ha segnalato ai vertici nazionali dell'associazione.
«Con le sue affermazioni - dice la dott. Panvini - il Mulè ha soltanto contribuito a diffondere un'idea assolutamente errata dei compiti della Soprintendenza, facendola apparire quasi come una idrovora che risucchia i materiali archeologici ritrovati a Gela e nel territorio di sua pertinenza, nel corso delle indagini scientifiche, al solo scopo di trasferirli a Caltanissetta e depauperare il patrimonio del territorio meridionale della giurisdizione nissena. Ed ancora, con il solo scopo di apparire nelle televisioni o sui giornali, il Mulè si è presentato più volte come improvvisato ed improvvido archeologo, esibendosi in fantasiose interpretazioni dei resti archeologici ai quali giungeva finanche ad attribuire datazioni e confronti del tutto errati. Per raggiungere tali fini si è fatto addirittura riprendere sui cantieri di scavo, in mezzo alle strutture appena riportate alla luce e dopo la conclusione giornaliera dei lavori ed in maniera risibile raccontava le sue presunte verità».
Il Soprintendente passa poi a spiegare la normativa vigente in materia di tutela di Beni Culturali. «Questi i termini esatti: dall'agosto 1975, sono stati trasferiti alla Regione Siciliana tutte le attribuzioni degli organi centrali dello Stato in materia di biblioteche e di accademie, di antichità, opere artistiche e musei, nonché di tutela del paesaggio, consentendo anche di adottare tutti gli atti previsti dalle leggi di tutela. E' palesemente deducibile - sottolinea la dott. Panvini - che la ricerca scientifica si attesti esclusivamente alle Soprintendenze e che esse siano a tutt'oggi l'unico organo competente per stabilire le modalità di tutela dei beni culturali del territorio della propria circoscrizione, potendo perfino decidere, al fine di assicurarne la più idonea conservazione, di trasferirli nelle sedi più idonee e in proprio possesso. La Soprintendenza di Caltanissetta ha fino ad oggi preferito conservare nei propri locali esistenti a Gela sia i materiali ritrovati nel corso delle indagini ivi svolte, sia quelli consegnati, ai sensi della normativa vigente, da casuali scopritori, sia quelli sequestrati dalle Forze dell'Ordine e provenienti da illecita attività di scavo. Nel caso in cui si è dovuto intervenire con restauri sui reperti riportati alla luce si è preferito ricorrere al momentaneo trasferimento a Caltanissetta, dove esiste uno dei più grandi Musei archeologici con un attrezzatissimo laboratorio di restauro. Ma la Soprintendenza è andata ancora oltre, comunicando sempre notizie esatte circa i risultati delle scoperte effettuate, e ha esposto, in mostre temporanee allestite a Gela, i materiali recuperati. Li ha anche presentati in mostre contribuendo con ciò a promuovere la conoscenza del patrimonio archeologico e storico dell'importante colonia rodio-cretese. Di tale operato se ne sono resi conto anche i non addetti ai lavori, per cui appare davvero inutile, sterile e campanilistico l'atteggiamento del Mulé che ha sostenuto, invece, l'ipotesi inverosimile di lasciare a Gela tutti i reperti archeologici. Con mentalità alquanto ristretta, preferisce limitare la conoscenza e la diffusione della cultura. Gli oggetti vanno consegnati alla Soprintendenza, unico organo deputato ad accertare la provenienza del bene, la sua datazione anche al fine di completare la redazione delle carte archeologiche, nonché di stabilire le relative forme di custodia. Al Museo possono essere donati soltanto gli oggetti e le collezioni delle quali è stata accertata la legittimità della condizione di possesso. In altri casi, si tratterebbe di detenzioni illecite. Esorto quindi gli onesti cittadini ad osservare gli anzidetti consigli, confidando nella correttezza del Direttore del Museo di Gela che sicuramente saprà attenersi alle norme imposte dalla legislazione».

Sullo stesso giornale, in data 08/11/2007 viene pubblicata la replica di Mulè che, però, viene sintetizzata dall'articolista  del giornale. Ecco il testo che contiene anche, di diverso colore, lo scritto cassato.

Rettifica articolo sulla tutela a Gela
di Nuccio Mulè

Alla cortese attenzione dell’Assessore Regionale ai BB.CC.
On.le Lino Leanza

Al Presidente nazionale dell’Archeoclub d’Italia Avv. Walter Mazzitti
Ai responsabili di Gela dei quotidiani “La Sicilia” e “Giornale di Sicilia” con preghiera di pubblicazione per diritto di rettifica.
In merito all’articolo, relativo ad una lettera della Soprintendente ai BB.CC.AA. di Caltanissetta R. Panvini all’indirizzo del sottoscritto, apparso sulla pagina di Gela in data 6 novembre c.a., prego la S.V. di pubblicare o sintetizzare su stessa pagina la seguente:

Non nascondo l’amarezza di aver subito un attacco personale, peraltro gratuito e con considerazioni che lasciano il tempo che trovano, da parte della dirigente della Soprinte-denza ai BB.CC. di Caltanissetta. Non voglio andare dietro la Panvini nelle sue elucubrazioni mentali né tantomeno rispondere per le rime alle considerazioni che ha fatto sul mio conto che dimostrano solamente la volontà di screditare e di offendere, come se cercasse volutamente di ricevere risposte offensive, ma per educazione certamente non lo farò. D’altro canto, la caduta verticale nei toni e nello stile della Panvini, dirigente di una istituzione pubblica, si commenta da sola. Una cosa è certa: che il sottoscritto, per niente scalfito dal dileggio operato nell’articolo, continuerà a svolgere il proprio compito di tutela e di valorizzazione del territorio e del pa-trimonio culturale di Gela così come ha fatto in precedenza dandone anche notizia, sempre e comunque, ai mass-media. Che cosa ha spinto la Panvini a perdere le staffe e inveire nervosamente nei miei confronti, forse il fatto di non essere stata accontentata dal presidente nazionale dell’Archeoclub d’Italia a cui si è rivolta pretendendo la mia destituzione da responsabile della sede locale? Oppure il fatto che l’unica a parlare di archeologia e di temi ad essa legati deve essere la dottoressa e solo la dottoressa! Ribadisco solo una cosa peraltro ampiamente dimostrabile: il sottoscritto ha sempre operato nel rispetto delle persone e delle istituzioni mettendo in primo piano l’interesse per la città di Gela e della sua struttura museale, venendo meno, spesso, a quel motto latino “prima caritas amor sui”. In merito alla inconsistenza di alcune mie affermazioni in ambito archeologico, a parte il fatto che sono semplicemente un cultore di patrie memorie e mai mi sono dichiarato archeologo, vorrei solamente precisare che lo scrivente ha sempre fatto fedele riferimento ai dati forniti dagli archeologi e dalla stessa Soprintendenza, se poi i dati risultano errati l’errore non è mio. Ma a proposito di risibilità a cui si riferisce la Panvini nei miei confronti, è proprio lei che dovrebbe preoccuparsi della risibilità che suscitano certi suoi strafalcioni. Come quello ad esempio, carta canta, di pag. 60 della pubblicazione “Ceramiche attiche figurate del Museo Archeologico di Gela” in cui la archeologa Panvini, trattando la figura-zione di “Eracle nel giardino delle Esperidi” su una lekythos, scrive testualmente di un guerriero “… che regge con la mano sinistra due arance”, arance che, purtroppo per lei, nell’antica Grecia ma anche in Sicilia non erano conosciute, furono infatti importate dagli arabi almeno mille anni dopo; inoltre, è bene sapere che l’albero e i frutti del Giardino delle Esperidi si riferiscono solamente ai pomi. Per brevità mi riservo di documentare, se la Panvini lo desidera, tutti gli altri strafalcioni compresi nelle sue pubblicazioni. In merito al mio appello dei giorni scorsi sulle pagine di questo giornale per la donazione dei reperti, insisto e non cambio nulla su quanto affermato, in quanto confortato dalla nor-mativa vigente (art. 92 del D.L. 22 gennaio 2004, n.42). Infine, considero indecoroso per il direttore del Museo di Gela dover ricevere gratuite esortazioni sui suoi doveri proprio dalla Panvini. Spero che lo stesso dia un’adeguata risposta.

ARTICOLO APPARSO SULLA PAGINA DI GELA DEL GIORNALE DI SICILIA IN DATA 06/11/2007

«II professore Nuccio Mule si è presentato più volte come improvvisato ed improvvido archeologo esibendosi in fantasiose interpretazioni dei resti archeologici ai quali ha attribuito datazioni e confronti del tutto errati». A parlare è RosalbaPanvini, soprintendente dei Beni Culturali ed Ambientali di Caltanissetta che nel giudicare «esclusivamente diffamatoria e calunniatrice, l'attività svolta dal responsabile locale dell'associazione Archeoclub ha sollecitato una verifica a Walter Mazzetti, presidente nazionale della stessa». L'ex dirigente scolastico del liceo scientifico «Elio Vittorini» di via Pitagora viene accusato dalla Paiivini come responsabile di continui attacchi denigratori verso l'operato della Soprintendenza, di avere divulgato ai cittadini un'errata interpretazione della normativa che regola i ritrovamenti e le relative cessioni dei beni che costituiscono il patrimonio culturale, di-chiarando di conoscere l'esistenza di duemila reperti sottratti illecitamente dalla città, senza mai denunciarlo pubblicamente alle forze dell'ordine, sindaco e soprintendenza. «Rischia l'arresto e tré anni di detenzione - precisa Rosalba Panvini - il cittadino che conserva illegalmente beni appartenenti al patrimonio culturale. Bisogna fare chiarezza sulla legge che stabilisce che chiunque scopra fortuitamente beni mobili od immobili ne deve fare denuncia e sono se agisce in modi onesto al cittadino viene corrisposto un premio calcolato nella misura di un quarto del valore attribuito all'oggetto che vanno consegnati alla Soprintendenza. Nel caso di reparti reputati non importanti per incrementare le collezioni dello Stato, la Soprintendenza è deputata a lasciarla al detentorc che avrà comunque un vincolo alla vendita, esportazioni illecite e conservazione atte a garantirne l'integrità». La Panvini nell'alzare i toni con la sede locale dell'Archeoclub, ha spiegato che «Mule non ci risulta abbia collaborato con le istituzioni, diffamando la So-printendenza di Caltanissetta.alcontrario dell'operato che ha contraddistìnto positivamente i soci della sede gelese di SiciliAntica». Sui trasferimenti di alcuni reperti al museo di Caltanissetta, giudicati dal presidente della sezione locale Archeoclub penalizzanti per la città, la Panvini ha spiegato che si tratta solo di reperti che hanno necessitato di restauro, «a Caltanissetta esiste uno dei più attrezzati laboratori di restauro».

REPLICA DI MULE' SULLO STESSO GIORNALE IN DATA 08/11/2007

Archeoclub polemico - Non sono un archeologo, ma posso documentare gli strafalcioni.

Mulè alla Panvini: confonde arance con i pomi.

L'Archeoclub d'Italia non ha destituito dalla guida della sezione locale, Nuccio Mule. Le accuse piovute dalla dirigente della Soprintendenza ai Beni culturali di Caltanissetta non sono bastate ad ordinare un cambio al vertice, consolidando di fatto la spaccatura tra Mule e la dirigente Rosalba Panvini. «Non nascondo l'amarezza di aver subito un attacco personale -spiega Mule- la caduta verticale nei toni e nello stile della Panvini, dirigente di una istituzione pubblica, si commenta da sola». Nel precisare di non essersi mai dichiarato un archeologo, ma «semplicemente di un cultore di patrie memorie», il professore Nuccio Mule precisa di avere fatto sempre fedele riferimento ai dati forniti dagli archeologi e dalla stessa Soprintendenza, «se poi i dati risultano errati l'errore non è mio». Deciso a continuare il proprio impegno di valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale, Nuccio Mule, non si esime dal sottolineare quello che egli stesso definisce uno «strafalcione dell'archeologo Panvini», accusata di avere confuso nella descrizione della figurazione di «Éracle nel giardino delle 'Esperidi» su una lekythos, delle arance con i pomi. «Nel Giardino delle Esperidi - assicura Mule - è bene sapere che l'albero e i frutti si riferiscono ai pomi e che le arance descritte dalla Panvini furono invece importate dagli arabi almeno mille anni dopo». Non cambia opinione sull'appello di donazione dei reperti, Mulè che conclude dicendo «Considero indecoroso per il direttore del Museo di Gela dover ricevere gratuite esortazioni sui suoi doveri proprio dalla Panvini. Spero che lo stesso dia un'adeguata risposta».

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