Arte rubata a Gela
LE RAPINE
OVVERO
L'ARTE RUBATA A GELA
qualche esempio e finale col botto
Chiesa di S. Benedetto, prima e dopo l'incendio
Da Agrigento a Siracusa, come ti rubo i reperti
REPERTO DELL'ULTIMA RAPINA
Agrigento, museo archeologico, frammento di tazzina di fabbrica geloa del VII sec. a.C. con la figura più antica al mondo della Trinacria. Venuta alla luce nel dicembre del 1964 nell'area archeologica di Bitalemi a Gela fu inventariata nel nostro museo col n. 35534; fu esposta fino al 1970. Dopo fu trasferita ad Agrigento per motivi di studio e mai più restituita. |
FINALE COL BOTTO
936 CASSETTE TRASFERITE DAL MUSEO
ARCHEOLOGICO DI GELA A CALTANISSETTA
La restituzione di alcuni lustri fa di diversi reperti archeologici, trovati a Gela qualche decennio fa, da parte della Soprintendenza di Caltanissetta al nostro museo, non certo in maniera spontanea, non ci deve far dimenticare che tra il maggio del 1999 e il novembre del 2001 da Gela sono state trasferite nel capoluogo nisseno ben 936 (novecentotrentasei) cassette piene di reperti archeologici trovati in diversi periodi a Gela e nel suo interland, reperti archeologici quasi tutti inventariati e quindi ancora riscontrabili nei registri del nostro museo archeologico. Si tratta di un numero di reperti archeologici veramente impressionante che è stato sottratto impunemente al nostro patrimonio archeologico. Si può comprendere, ma non giustificare, che il trasferimento allora abbia riguardato anche materiali provenienti da diverse contrade di Butera, Niscemi, Sabucina, Capodarso, ecc., ma che, però, tra i materiali trasferiti a Caltanissetta ce ne sia stata una cospicua quantità proveniente da Gela, non è per niente concepibile. Ci riferiamo, in particolare, a 266 cassette di cui 106 con reperti protostorici ritrovati in contrada “I Lotti” a Manfria negli scavi del 1997 e del 1988, 69 con reperti ellenistici ritrovati negli scavi del 1999 e 2001 a Capo Soprano, 16 di materiale archeologico ritrovato nello scavo del 2001 in via Colombo, 19 a Villa Jacona nel 2001 e 56 cassette con materiale archeologico proveniente dagli scavi del 1995 in un terreno privato di via Indipendenza a Gela. E se poi aggiungiamo i reperti archeologici di ben altre 107 provenienti dagli scavi delle necropoli di Monte Majo e Canalotti arriviamo a un totale di quasi 400 cassette, cioè un numero incredibile di reperti archeologici che adesso si trova indebitamente a Caltanissetta e di cui con forza se ne chiede la restituzione. E tutto ciò per volontà dii una sola persona che voleva sicuramente del bene alla nostra città. Il discorso sulla restituzione ovviamente riguarda anche i numerosi reperti archeologici ritrovati a Gela negli ultimi decenni e conservati preso la sede distaccata della Soprintendenza nei locali di Bosco Littorio a Gela. Su questi reperti bisogna vigilare affinchè non facciano prima o poi la stessa fine dei suddetti. In definitiva se passa come un regola il concetto della storicizzazione dei reperti archeologici nelle strutture museali, non si capisce il perché di questa enorme quantità di reperti archeologici portati via dal museo di Gela. Ma, al di là di essi, cosa si sono portati via nel famigerato suddetto triennio di trasferimento, diamo qualche esempio: anfore di origine greco-italica del IV sec. a.C., brocchette e bacini acromi, monete bronzee di Età agatoclea e punico-siceliota, punte di lancia, numerosi vasi di diverso tipo e misura, testine femminili, oscilla e lucerne, lekythoi attiche a figure rosse con importanti figurazioni, olpai di diversa misura, pithoi, anelli in bronzo e argento, piatti, coppette, antichi chiodi di ferro e bronzo, antefisse gorgoniche, patere, statuette fittili, reperti dell’Età del Bronzo antico della facies di Castelluccio, vasi protostorici a fruttiera e clessidra, olle globulari con decorazioni, pentole da fuoco, un’enorme quantità di corredi funerari e così via; addirittura un certo numero dei reperti citati si trovava già esposto nelle vetrine al primo piano. A questo impressionante numero di cassette trasferite a Caltanissetta, se ne stava per aggiungere un altro consistente che fortunatamente non è andato in porto in coincidenza del cambio della direzione del locale museo. In merito alla restituzione di diversi importanti reperti archeologici che si trovano indebitamente nei musei di Siracusa e Agrigento ritorneremo a parlare un’altra volta, ma nulla ci vieta di anticipare qui degli esempi. Da Siracusa dovranno essere restituiti di diritto qualcosa come duecento reperti, in massima parte frammenti, di cui una grande Gorgone Medusa in terracotta policroma, mentre da Agrigento dovrebbero ritornare per giustezza nel nostro museo una coppetta del VII sec. a.C., con la più antica figurazione della Trinacria, e il grande cratere a volute dell’Amazzonomachia a figure rosse del V sec. a.C. del pittore dei Niobidi. Così come un’altra volta torneremo a parlare dei reperti medievali recuperati alcuni decenni fa nella canonica della Chiesa Madre e in altri posti di Gela di cui si sono “perse” le tracce. Come città non dobbiamo essere più disposti a fare la figura della cenerentola del bene culturale!! Nuccio Mulè |