MARIO ALDISIO SAMMITO
MARIO ALDISIO SAMMITO,
PATRIOTA E SCRITTORE
Uno dei personaggi di
spicco fra i gelesi di fine Ottocento è stato
senza dubbio Mario Aldisio Sammito. Nacque a
Terranova il 30 gennaio del 1835. In pieno
periodo risorgimentale, pur ancora giovane,
manifestò pubblicamente idee di libertà e di
eguaglianza che gli valsero poi l’amicizia di
Giuseppe Garibaldi e del figlio Menotti. Nel
1869 per aver propagandato le sue idee in
opposizione all’ancora giovane regno dei Savoia,
fu arrestato e tradotto nei sotterranei del
tetro carcere borbonico di
Malaspina
di Caltanissetta con la grave imputazione di
“...attentati contro la
persona sacra del rè e del cambiamento di
governo”.
Durante la sua permanenza
nel carcere compose 18 poesie, pubblicate nel
1870 in un volumetto dal titolo
Canti del prigioniero.
Scrittore e patriota, Aldisio Sammito ebbe
momenti di grande notorietà non soltanto perché
presidente del
Fascio dei Lavoratori
di Terranova e di quelli delle province di
Caltanissetta e Siracusa, ma anche per molte sue
opere di interesse storico e sociale. Inoltre,
istituì delle logge massoniche di ispirazione
democratico-repubblicana di cui probabilmente fu
anche maestro venerabile.
I suoi scritti destarono
grande ammirazione in vari ambienti politici e
culturali non solo a livello regionale ma anche
italiano e straniero; tra le opere più
importanti ricordiamo La
Nizzarda con la
prefazione di Giuseppe Garibaldi,
Le memorie d’Italia dal
1820 al 1888,
La questione sociale,
Il papato al cospetto
della storia e
Democrazia e letteratura
italiana.
Collaborò a diversi giornali e a riviste
letterarie e politiche tra cui
La Lince,
voce della massoneria,
La Falce
di Messina,
Don Marzio
periodico repubblicano dissidente di Napoli,
La Voce del Popolo
di Lentini,
Democrazia
di Catania,
L’Esodo
di Trapani,
II Cittadino
di Savona e ancora
La Linea,
L’avanguardia,
L’Imparziale
e altri.
Durante la sua
attività di scrittore e politico, ebbe
un’intensa comunicazione epistolare con grandi
uomini della “nuova” Italia come Garibaldi,
Mazzini, Napoleone Colajanni, Bovio, Campanella,
Rapisardi, tanto per citarne alcuni. All’estero
ebbe pure contatti con il famoso anarchico
Bakunin e con il grande poeta e scrittore
francese Victor Hugo.
A Terranova fu consigliere
comunale per molti anni e, oltre a dedicarsi
attivamente alle questioni sociali della città,
ebbe molto a cuore lo studio e la salvaguardia
delle memorie storiche. Mario Aldisio Sammito
morì il 22 giugno del 1902; l’amministrazione
comunale dell’epoca, a suo ricordo, gli intitolò
una via, quella di fronte al convitto Pignatelli
(già via Cubba).
Gela moderna,
un periodico settimanale locale, scrisse tra
l’altro:
“...la storia della
democrazia italiana, scriverà a carattere d’oro
il suo nome e Gela orgogliosa di avergli dato i
natali, sentirà un culto che non verrà mai meno
“. Purtroppo,
Mario Aldisio Sammito oggi risulta sconosciuto
ai più a Gela ed è assente tra i nomi che
concorsero alla storia della democrazia
italiana.
Le sue spoglie mortali furono tumulate nel locale cimitero monumentale dove oggi ancora riposano. Sulla sua lapide, cui nessuno da molti decenni pone un fiore, il poeta catanese Mario Rapisardi, suo amico, fece incidere il seguente epitaffio:
finché conoscenza virtù
carattere
gloriose memorie
presentimenti forti
saranno forza degli
individui
baluardo dei popoli civili
finché sulle
rovine
siederà Dio superstite
l’onore
finché arte greca filosofìa
italiana
significheranno civiltà
patria democrazia
Mario Aldisio Sammito
sarà nome generosamente
vindice
di progresso di libertà!
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