ALABISO GINO
IL PROF. GINO ALABISO
Fra due anni avrebbe varcato la soglia
dei cento anni, ma non ce l’ha fatta!! Così
l’amico Gino Alabiso purtroppo ne ha varcato
un'altra di soglia, e per dirla alla Manzoni,
quella “dov’è silenzio e tenebre la gloria che
passò”. Il maestro Alabiso, o meglio professore
così come lo si conosceva, è stato uno dei più
proficui scrittori di Gela e non solo per il suo
mestiere di giornalista de
La
Sicilia, ma anche per aver prodotto
un’infinità di saggi che hanno contribuito al
recupero della vera identità di Gela, quella più
genuina del dopoguerra, riguardo usi, costumi,
tradizioni, personaggi e quant’altro si
riferisce alla vita sociale di un’intera
popolazione.
Gino Alabiso nacque a Terranova di
Sicilia nel 1920 da un’umile famiglia con il
padre fabbro maniscalco; dopo aver frequentato
le elementari continuò con l’Avviamento
Professionale per poi iscriversi alla Scuola
Magistrale di Piazza Armerina dove, all’età di
20 anni, ottenne il diploma di insegnante
elementare. Chiamato alle armi fini in Albania e
dopo varie peripezie nel 1943 riuscì
fortunosamente a ritornare in patria. Deciso a
continuare gli studi universitari, si presentò
agli esami di maturità liceale conseguendone il
diploma. Ma gli eventi della vita non gli
consentirono di conseguire la laurea in Lettere
e, pertanto, nel 1950, resosi disponibile un
posto di giornalista della provincia di
Caltanissetta nel quotidiano
La
Sicilia diventò suo corrispondente e lo fece
fino al 1970, quando per motivi familiari si
dovette trasferire a Pisa dove continuò ad
insegnare fino al raggiungimento della pensione.
Nonostante la lontananza dal suo paese di
origine, Gino Alabiso probabilmente non soffrì
mai di nostalgia del suo luogo natio in quanto
se lo portò appresso nel cuore al punto tale che
per decenni produsse una notevole quantità di
articoli su Gela, scritti ancora con la “olivetti
52”, che in maniera artigianale provvedeva poi a
far fotocopiare e trasformare in modeste
pubblicazioni, grazie a Rocco Cerro direttore
del “Corriere di Gela”, da spedire agli amici di
Gela.
A Pisa collaborò con diversi giornali e
fra tutti i prestigiosi “La
Nazione” e “Il
Telegrafo” con articoli di fatti e
avvenimenti, spesso culturali, a carattere
nazionale compresi una serie infinita di
personaggi coevi e dei secoli passati; i
personaggi descritti da Gino Alabiso sono
attori, scrittori, poeti, pittori, musicisti,
principi, filosofi, imprenditori, attrici e
attori di cinema e cabaret di cui spesso si
leggono i nomi nelle vie o di cui rimangono dei
busti in qualche museo o giardino pubblico; il
suo stile, non solo giornalistico, è riuscito
sempre a delineare il carattere dei diversi
personaggi mettendo in evidenza luci ed ombre
segnalati spesso con un’ironia discreta,
unita ad una visione sempre positiva dei
protagonisti. Come autore di poesie e di
romanzi, ma anche come studioso, scrittore e
conferenziere, fece parte del
Gruppo
Artistico Letterario de “La Soffitta” di
Pisa oltre alla “Accademia
Nazionale dell’Ussero” e il “Gruppo
Villaroel”.
Alabiso è riuscito così con grande
abilità a raccordare due punti diversi del suo
pensiero, una matrice culturale e umana tra Gela
e Pisa, città quest’ultima dove ha passato il
resto della sua vita con la famiglia divenendone
anagraficamente suo esemplare e stimato
cittadino. Cosa ci lascia l’amico Alabiso? Un
vuoto senza dubbio ma che, per fortuna, è
riempito da una impressionante produzione di
argomenti che vanno dalla storia più antica a
quella moderna, dai protagonisti di ogni tempo
ai problemi di attualità e sempre scritti con
toni critici, riservati in particolare agli
uomini politici della nostra epoca.
Gino Alabiso è appartenuto alla schiera
dei divulgatori, dei diffusori della cultura,
fuori dei tradizionali schemi accademici, per un
cultura di massa, universale, che si è rivolta,
e si rivolge, a tutti con la chiarezza della
parola e la genuina costruttività
dell’osservatore e dell’interprete del
“vissuto”. E questa, a mio modo di vedere, è la
considerazione più vera e più valida che si
possa fare del nostro conterraneo.
Mi piace chiudere questo breve pensiero
su Gino Alabiso riportando la parte finale della
presentazione di un suo volumetto dal titolo
“Gela, profumo della memoria”: “àI ricordi
mostrano un mondo molto diverso da quello che
viviamo, un mondo lontano ricco di profumi e ci
rivelano l’importanza della vita, le nostre
origini, le nostre radici. I ricordi sono la
forza della nostra vita.”
|